Ha preso il via in Commissione regionale cultura l’esame della proposta di legge n. 39 sull’istituzione degli ecomusei del Lazio, di cui primo firmatario è il consigliere pontino Enrico Forte (Partito Democratico) e la seconda è la consigliera Rosa Giancola (Per il Lazio).
La legge, illustrata questa mattina dalla consigliera Rosa Giancola in Commissione, prende come punto di riferimento la Convenzione europea del paesaggio – ratificata dal Parlamento italiano nel 2006 – e punta a creare un sistema organizzato di ecomusei sul territorio del Lazio che non ha ancora recepito e tramutato in legge tale convenzione.
«Mentre il museo tradizionale si occupa di preservare oggetti stabili e immobili – spiegano Forte e Giancola – l’ecomuseo tutela il patrimonio comune e il territorio. Non è soltanto un luogo fisico ma uno spazio mentale, luogo di incontro della comunità, uno spazio aperto di condivisione e discussione con una duplice connotazione: da un lato si punta a recuperare e testimoniare le relazioni tra ambiente naturale e quello antropizzato, dall’altro si guarda ad uno sviluppo ecocompatibile del territorio di appartenenza come strumento di promozione delle risorse in grado di rivitalizzare l’economia locale».
La proposta di legge prevede nel dettaglio la suddivisione del paesaggio del Lazio in aree che corrispondono a quelle dei dieci Consorzi di Bonifica regionali a ciascuno dei quali corrisponderà un ecomuseo. Il paesaggio della regione viene dunque inteso come un insieme organico di percorsi tematici multidisciplinari, monumenti, opere infrastrutturali, abitazioni, saperi, sapori, stili e tradizioni e l’ecomuseo diventa un innovativo strumento capace di trattenere la memoria storica del territorio e della sua gente e al tempo stesso valorizzare alcune vocazioni specifiche della provincia pontina e di tutto il Lazio.
«Gli elementi cardine della Convenzione europea del paesaggio – spiegano ancora i consiglieri pontini – hanno aperto la strada ad una profonda rivisitazione del concetto stesso di bene culturale e della sua conservazione. Ormai da tempo il museo non è più un luogo polveroso ma un percorso tematico, raggruppato in sistemi urbani con visite virtuali e ricostruzioni. Gli esperti stanno lavorando su una definizione secondo la quale l’ecomuseo è un patto con cui una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio: si parla dunque di un “patto” e non di norme che obbligano o proibiscono. Attraverso queste modalità le collettività possono prendersi cura del patrimonio comune che non è composto solo ed esclusivamente di oggetti materiali: gli ecomusei – concludono Forte e Giancola – rappresentano quindi uno strumento di impegno civico che non sottrae beni culturali ai musei esistenti, al contrario ne amplifica il valore attraverso la narrazione che una comunità crea nel momento stesso in cui abita un territorio».
Dopo il passaggio in Commissione cultura la proposta di legge approderà all’esame del Consiglio regionale.