Di solito, anche nel campo politico-istituzionale, una promozione si ottiene per due ordini di motivi, avendo mostrato nell’incarico prima ricoperto capacità e conseguiti risultati positivi a favore della comunità amministrata, oppure per motivi che attengono solo a calcoli elettoralistici di mero potere.
Ebbene, penso che la candidatura del sindaco Salvatore De Meo per il parlamento europeo nella lista di Forza Italia, risponda prettamente al secondo aspetto, che esprime ai livelli e gradi più elevati il potere di intercettazione del voto clientelare da parte del partito del sindaco, dei suoi esponenti istituzionali più rappresentativi. E Fondi costituisce e rappresenta l’epicentro territoriale, circoscrizionale, ove il cilindro clientelare raggiunge i livelli più significativi, facendo leva proprio su un contesto sociale disgregato, disagiato, impoverito, da cui risulta più agevole ricavarne consenso elettorale.
Tale candidatura, peraltro, deriva dalla preoccupazione del nuovo scenario scaturito dalle elezioni politiche del 4 marzo 2019, che vede Forza Italia non più asse portante e maggioritario del centro-destra. I rapporti di forza con la Lega di Salvini sono a tuttoggi del tutto ribaltati a favore dei leghisti, con oltre il 30% nell’intero territorio nazionale. Il partito di Berlusconi ormai raggiunge cifre modestissime, anche al di sotto del 10%, ed è in fase di palese sbriciolamento.
Anche in provincia di Latina la Lega di Salvini viaggia su consensi significativi ed esprime eminenti rappresentanti di questo territorio in ambiti istituzionali e di governo nazionale. Lo stesso partito di Giorgia Meloni, F.lli d’Italia, conquista presenze e posizioni di tutto rispetto nel capoluogo e nei comuni pontini. Entrambi i partiti, Lega e F.lli d’Italia, presentano nella circoscrizione di Centro propri candidati al parlamento europeo, rispettivamente Matteo Adinolfi (consigliere comunale di Latina e coordinatore provinciale) e Nicola Procaccini (sindaco di Terracina).
Ebbene, il tentativo di arginare il probabile esito infruttuoso della sfida elettorale europea, ha spinto Forza Italia a far quadrato su Salvatore De Meo, sindaco di un governo cittadino, la cui gestione è il frutto di una piramide gerarchica, verticistica, i cui ordini di investitura ab alto annullano ogni forma di autonomia decisionale della persona del sindaco, così degradando l’ufficium (organo) stesso che dovrebbe assumere una consistenza del tutto autonoma, separandosi dalla persona fisica che ne è a capo, nonché dalle forme empiriche con cui il potere di governo cittadino viene concretamente esercitato. “I germi del moderno diritto pubblico europeo che si è imbevuto dell’influsso straordinario del diritto canonico che sgancia l’ufficio dalla persona, vengono completamente estirpati nella fattispecie considerata. Giova ricordare che è proprio la Chiesa, quale ente spirituale provvisto di un corpo territoriale (il patrimonio di Pietro) che mette a punto le prime forme della nozione giuridica di sovranità, di differenziazione tra la concreta persona fisica e l’ufficio decisionale che in seguito troverà una più chiara ed organica sistemazione nella dottrina canonica delle persone giuridiche” (Michele Prospero, La Politica Moderna/Teorie e profili istituzionali, Carocci editore, 2003).
E’ sulle ceneri di tale storica evoluzione e differenziazione che rimanda al XIII secolo, nonché sulla gravissima inosservanza delle più importanti riforme della Pubblica Amministrazione del quarantennio ‘60/’90 del Novecento che si consuma il mandato sindacale di Salvatore De Meo nei circa due lustri passati.
Una gestione del tutto priva di sovranità politica, di idee progettuali, di un doveroso modello di sviluppo, di un lungimirante piano socio-economico, e che dal punto di vista amministrativo ha prodotto danni rilevantissimi alle casse pubbliche cittadine con bandi di appalto milionari palesemente viziati (Pubblica illuminazione), in assenza altresì di mancate procedure valutative ed applicative in materia di rinegoziazione di mutui che hanno privato il bilancio e le casse comunali di beneficiare di somme ingenti di risparmio.
Un’attività amministrativa del tutto lontana dai principi costituzionali di imparzialità, di legalità, di buon andamento, di trasparenza, di economicità, di efficacia ed efficienza, di adeguatezza, del giusto procedimento.
Su tali inquietanti premesse è fondata la candidatura europea, sull’inestricabile vasta rete del condizionamento del consenso, non già sulle concrete capacità realizzative personali e del partito che lo sostiene.
D’altronde, uno sguardo seppur rapido, ma penetrante, sullo stato in cui versa la nostra città in tema di economia, lavoro, turismo, commercio-agricoltura (Mof), programmazione urbanistica, ambiente, contesto e aspetto urbano (degrado), servizi pubblici, beni demaniali ( svendita del patrimonio della collettività), tutela della salute (sanità, ospedale), lascia del tutto sgomenti. Il San Giovanni di Dio depotenziato e smantellato dei suoi più qualificati reparti, privato dei servizi essenziali di emergenza proprio nelle due consiliature in cui De Meo è stato sindaco di Fondi. Una disfatta per una Storia ospedaliera antichissima, fatta di passione, elevata professionalità.
Una lettura-ripasso dei programmi elettorali e delle linee di governo presentati da Salvatore De Meo all’atto delle sue passate candidature ed elezioni a sindaco, offrono lo spunto adeguato per comparare gli intendimenti con quanto invece realizzato.
L’assenza di una dovuta caratterizzazione politica nonché di una lacunosa ed effimera, per tanti versi nociva gestione burocratico-amministrativa mostrata in ambito locale dalle amministrazioni da lui guidate in questi 9 anni, testimonia la fragilità di una candidatura in sintonia con la burocrazia delle istituzioni europee, del tutto attente a tutelare gli enormi interessi delle élites finanziarie e delle lobby economiche.
Se il voto del 26 maggio prossimo ha un fondamento politico ed una ragione etica al fine di conseguire una svolta profonda, radicale, innovativa dell’Unione Europea, allora occorre sostenere decisamente candidati e forze politiche che si battono per l’affermazione della primazia politica, della sovranità nazionale (art. 1 Costituzione) dei singoli stati membri, dei diritti fondamentali dei popoli: lavoro, ambiente, istruzione, pace, sicurezza, culture, tradizioni, solidarietà, sussidiarietà.
Gianfranco Antonetti
già amministratore del comune di Fondi