Il governo fa pressing, quantomeno politico, e le mette fretta. Stavolta con una nota ufficiale. Ma l’orientamento di Renata Polverini sembra essere ormai quello definitivo: nel Lazio si voterà tra gennaio e febbraio 2013 (più plausibilmente a febbraio) e, nelle intenzioni, per eleggere 50 consiglieri e non più 70. La governatrice, dimissionaria da circa un mese, dovrebbe emanare il decreto di indizione verso metà novembre, così da evitare, spiegano i bene informati della giunta, che in caso di ricorsi le sentenze della giustizia amministrativa ricadano in piena campagna elettorale. In casa Polverini la nota ufficiale diramata oggi dal Consiglio dei ministri viene accolta infatti come una conferma del suo agire nelle regole. Opposta la lettura del centrosinistra (ma non solo), secondo cui il governo, coerentemente con l’auspicio fatto filtrare nelle ultime settimane, chiede stavolta senza paraventi che i cittadini eleggano il nuovo governatore entro fine anno. Ma cosa dice davvero Palazzo Chigi? “Il Consiglio – si legge – ha formulato l’auspicio che la data delle elezioni amministrative per il Consiglio regionale del Lazio sia fissata dal presidente della Regione al più presto, in armonia con il parere espresso dall’Avvocatura Generale dello Stato: 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio”. Vincenzo Piso, coordinatore del Pdl Lazio, esulta: “Il Cdm afferma che la data delle elezioni sia ‘fissata’ dalla presidente, prendendo atto della correttezza formale e sostanziale del suo operato. Il semplice parere dell’Avvocatura, poi, non risulta possa incidere su un assetto normativo così stringente”. Enrico Gasbarra, segretario del Pd Lazio, la legge all’esatto opposto: “Il Cdm chiude la stagione dell’ interpretazione personale – ha affermato – Si ribadisce con chiarezza che le elezioni si devono svolgere entro 90 giorni dallo scioglimento. Ora si fissi immediatamente la data entro dicembre 2012”. Angelo Miele, consigliere polveriniano, lo attacca: “Gasbarra confonde ‘fissare’ e ‘svolgere'”. E mentre Luigi Nieri, capogruppo Sel, parla di “arroganza della Polverini, per cui la chiarezza del governo non è sufficiente”, il candidato del centrosinistra alla Regione Nicola Zingaretti (Pd), chiama la carica: “Il governo è nettissimo, chiarissimo e spazza via interpretazioni strumentali o legittime che fossero. Dà indicazioni precise. Quello del governo è un parere in assoluta sintonia con il sentire di tutti i cittadini del Lazio, ed è importante che sia suffragato dall’autorevolissimo parere dell’Avvocatura dello Stato”. Ma questa è anche l’interpretazione della Destra di Storace: “Il governo ha invitato la Regione ad andare al voto, superando così i dubbi – afferma il consigliere Roberto Buonasorte – Si voterà a 70 seggi in 5 circoscrizioni”. Polverini però è di tutt’altro avviso: i consiglieri devono essere 50. E a dirlo, ragionano i suoi, non è tanto il decreto taglia-costi di Monti, peraltro bloccato dalla bicamerale Affari regionali, ma già la manovra-bis di Tremonti (decreto 138/2011) a cui il testo del governo tecnico fa riferimento.
In Aula del Consiglio, ormai è chiaro a tutti, non si potranno modificare le regole, cioè lo statuto e la legge elettorale. E allora si farà riferimento, per quanto riguarda il listino, alla normativa generale. Per cui i ‘nominati’ devono essere 1/5 del totale. Cinquanta consiglieri uguale listino da dieci. Chiaro che ciò possa impensierire i partiti meno ampi numericamente. La Destra, appunto, ma anche i Radicali: “Elezioni subito, ma senza violare lo statuto” reclamano dalla lista Bonino-Pannella. Cioé con gli attuali 70 consiglieri. “Sono i più lucidi e i più onesti” commenta Donato Robilotta, ex assessore Nuovo Psi-Pdl. I futuri ricorsi, insomma, sembrano essere tutt’altro che un’ipotesi di scuola.
Correlati