Effetto Covid sull’economia italiana. In termini reali le famiglie del Centro e del Sud devono ancora recuperare circa il 10% dei redditi, così come quelle di lavoratori autonomi e risultano particolarmente penalizzati anche i dipendenti. In questo contesto, il divario tra il quinto più ricco e il quinto più povero della popolazione resta stabile. Con i primi che possono contare su redditi più alti di oltre 5 volte e mezzo. Non c’è stato, quindi, alcun progresso verso una maggiore equità ma le disuguaglianze, in assenza delle misure di sostegno come il reddito di cittadinanza e gli aiuti emergenziali per il Covid, avrebbero potuto essere ancora più elevate. Con redditi superiori di quasi 6 volte e mezzo per i più facoltosi. Oltre un milione e mezzo di famiglie hanno beneficiato, del resto, del reddito di cittadinanza, il 5,9% del totale. Con un importo medio di 5.522 euro all’anno. Mentre le misure di emergenza per la pandemia hanno raggiunto circa il 15% dei nuclei.
Danni all’economia
L’anno precedente erano stati più del doppio. I sindacati, anche alla luce di questi dati, chiedono di “intensificare il contrasto alla povertà“, con una misura universale e strutturale, forte attenzione all’inclusione sociale e politiche dedicate al Mezzogiorno, come afferma il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. “Cancellare il reddito di cittadinanza per introdurre una misura rivolta solo a una parte della popolazione è un drammatico errore che avrà preoccupanti conseguenze sociali quando, nel mese di agosto, centinaia di migliaia di famiglie perderanno l’unica forma di sostegno al reddito che percepiscono”, è la previsione della segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi che chiede di modificare il decreto lavoro.
Disuguaglianze nei redditi
La ripresa dell’economia italiana non ha ridotto il rischio di povertà ed esclusione sociale dei cittadini. Vivono in questa condizione oltre 14 milioni e 300 mila persone, poco meno di un quarto della popolazione nel 2022, quasi come l’anno precedente, secondo le stime dell’Istat. La percentuale di individui a rischio è passata dal 25,2% al 24,4% nell’insieme del Paese, ma nel Mezzogiorno è rimasta immobile e riguarda oltre quattro persone su 10, come nel 2021, ed è addirittura aumentata nelle Regioni Puglia, Sardegna e Calabria. Eppure qualcosa è cambiato. Non le disuguaglianze nei redditi, che sono rimaste tali e quali, ma senza il reddito di cittadinanza e gli altri sostegni per il Covid sarebbero state ancora più elevate. E il rischio specifico di povertà colpisce sempre il 20,1% della popolazione, tuttavia sono diminuite le persone nella fascia di disagio più profonda.
Deprivazione materiale
La condizione di grave deprivazione materiale e sociale vede il 4,5% della popolazione, in calo dal 5,9% del 2021, grazie alla ripresa dell’economia dopo la crisi pandemica e all’incremento dell’occupazione e dei redditi familiari. Le persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro si sono, infatti, un po’ ridotte e passano dal 10,8% del 2021 al 9,8%. I dati sui redditi, aggiornati al 2021, indicano una crescita dell’importo netto fino a una media di 33.798 euro all’anno, poco più 2.800 euro al mese a famiglia. Rispetto al primo anno dell’emergenza Covid, l’aumento è dell’1%, al netto dell’inflazione, ma ancora i redditi sono inferiori a quelli del 2007, prima della grande crisi.
Tsunami
Con la crisi sono cambiate le abitudini dei consumatori e delle imprese. I settori più ciclici (commercio e costruzioni) sono stati maggiormente colpiti assieme a quelli più energivori. Specie se non adeguatamente sostenuti da un meccanismo di ristoro per chi è colpito dalle sanzioni. Settori penalizzati dallo tsunami dei chip ancora in corso. Come automotive ed elettronica. Con implicazioni prima imprevedibili per settori utilizzatori come quello finanziario. Per fortuna il settore del food è rimasto uno dei più solidi. Nonostante la crisi idrica grazie all’export di alcuni prodotti come il prosecco e l’eyewear che hanno continuato a correre. Buono anche l’andamento del comparto turistico che si è risollevato da una forte crisi legata al lockdown. Metallurgia, prodotti petroliferi e farmaceutica continuano a guidare la crescita sui mercati esteri. Ciò nonostante l’aumento dei costi dei trasporti internazionali e il deficit energetico che è triplicato rispetto al pre Covid.