In questo periodo di crisi e ripartenza ecco presentarsi sempre più alla ribalta anche il 5G, la telefonia cellulare di quinta generazione, il sistema di telecomunicazioni che collegherà al web non più solo persone ma anche gli oggetti (oltre un trilione in pochi anni) che potranno interagire con la rete, attuando la tanto attesa Internet delle cose (iot). A fine 2018 è partita l’attivazione del 5G in Italia: Tim, Vodafone, Wind Tre, Iliad Italia e Fastweb si sono aggiudicati le radiofrequenze per il 5G partecipando ad un’asta di Stato miliardaria (6,5 miliardi di euro incassati dall’erario) che ha assegnato tre distinte bande di frequenza: 700 MHz, 3600-3800 MHz e 26 GHz. Alcuni operatori telefonici italiani hanno già provveduto ad attivare le prime antenne 5G in alcune città e il piano è quello di diffonderla in tutte le città italiane nei prossimi anni.
Cittadini allarmati
In assenza di studi scientifici definitivi e preventivi degli impatti sanitari sui miliardi di persone coinvolte, come del resto accaduto per le tecnologie radio precedenti (2G, 3G, 4G), numerose sono state le reazioni allarmate contro il 5G in tutto il mondo. A marzo 2018, 170 fra scienziati, medici e associazioni ambientaliste di 39 paesi hanno sottoscritto un appello rivolto a ONU, OMS, UE e governi per bloccare l’installazione del 5G. Nel mondo sono più di 200 gli scienziati indipendenti che, guidati dall’oncologo svedese Lennart Hardell, hanno sottoscritto un appello per una moratoria del 5G e recentemente Alleanza Italiana Stop 5G ha consegnato 340mila firme al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere una moratoria nazionale in grado di fermare i pericoli sanitari del 5G, mentre si sta predisponendo una iniziativa dei cittadini europei (ECI), strumento di partecipazione diretta previsto dal Trattato sull’Unione europea, con la raccolta di almeno 1 milione di firme di cittadini di 7 diverse nazioni, in base alla quale verrà inoltrata la richiesta per una moratoria internazionale in tutto il continente.
In questi mesi infatti il dibattito sull’impatto sanitario e ambientale del 5G è diventato centrale presso il Parlamento europeo, ed il gruppo dei Verdi Europei, a cui Europa Verde appartiene, ha avuto e sta avendo un ruolo molto attivo nell’indagare i pericoli legati alla tecnologia d’ultima generazione, organizzando già a ottobre corso un importante workshop dal titolo «5G, rischi per la salute e principi precauzionali: nuovi fondamenti logici».
In piena emergenza Covid-19, da nord a sud pare poi inarrestabile la voglia di opporsi al 5G: è infatti salito a 546 i Comuni che sono ufficialmente #stop5g, 366 i Sindaci che hanno emanato ordinanze urgenti e contingibili per vietare l’installazione di antenne sul territorio, 3 le Regioni che hanno approvato mozioni per la precauzione, 1 la Comunita’ Montana che ha approvato la mozione, in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) la quale, non proprio di recente, nel 2011, aveva classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2B). Le altre classificazioni sono: “probabilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2A) e “cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 1). Tuttavia, secondo la IARC, il complesso degli studi esaminati non supporta l’ipotesi di cancerogenicità dei campi elettromagnetici, con l’eccezione di alcuni studi epidemiologici che hanno evidenziato un aumento del rischio di glioma (un tumore maligno del cervello) e di neurinoma del nervo acustico (un tumore benigno) dovuto all’uso intenso di telefoni cellulari. La stessa IARC, in una più recente pubblicazione divulgativa sul proprio sistema di classificazione delle evidenze di cancerogenicità, afferma che “i campi a radiofrequenza sono classificati nel gruppo 2B perché c’è un’evidenza tutt’altro che conclusiva che possano provocare il cancro negli esseri umani”. Ma è indubbio che a distanza di 9 anni la classificazione IARC meriti una rivalutazione.
Lo stato degli studi degli effetti sulla Salute
Mentre sono ben compresi e accertati dalla ricerca scientifica gli effetti sulla salute umana dei campi elettromagnetici a radiofrequenza a breve termine, di natura termica, effetti tenuti sotto controllo dal rispetto dei limiti di esposizione, la possibilità invece di rischi per la salute a lungo termine, connessi alle esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza è stata e continua ad essere oggetto di numerosissimi studi scientifici. In particolare due studi sperimentali su ratti e topi da laboratorio condotti dal National Toxicology Program (NTP) negli USA e dall’Istituto Ramazzini in Italia (a cui si deve la scoperta della cancerogenesi di amianto, benzene, formaldeide e cloruro di vinile) forniscono invece qualche evidenza a supporto dell’ipotesi di cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, pur se con alcune limitazioni e in condizioni di esposizione diverse nei due casi. Entrambi gli studi evidenziano un incremento di un particolare tipo di neoplasia (schwannoma cardiaco) tra gli animali esposti, un tumore maligno dei nervi del cuore, orecchio e faccia.
L’ICNIRP (l’organismo internazionale riconosciuto dal OMS per la ricerca dei possibili effetti nocivi sul corpo umano dell’esposizione a radiazioni non ionizzanti) ha tuttavia specificato che questi studi non forniscono ancora evidenze sufficientemente coerenti, affidabili e generalizzabili per modificare gli attuali limiti di esposizione (6 V/m in Italia, molto inferiori ai limiti suggeriti a livello internazionale dal ICNIRP).
Il Comitato scientifico sui rischi emergenti per la salute e l’ambiente della UE (SCENIHR) ha tuttavia inserito il 5G tra i quattordici fattori che in futuro potranno rappresentare dei pericoli per la salute umana e l’ambiente e più recentemente, il 15 gennaio 2019 il Tar del Lazio ha condannato i ministeri di salute, ambiente e pubblica istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, insieme a molteplici sentenze che attestano il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità e il nesso causale telefonino=cancro, anche oltre ogni ragionevole dubbio (come la storica sentenza di Cassazione del 2012 n. 17438, sentenza Marcolini, stabilente il nesso di causalità tra onde elettromagnetiche ed una particolare patologia tumorale, il neurinoma del Ganglio di Gasser).
Come affrontare il futuro
In mancanza di elementi definitivi per gli effetti sulla salute, e non volendo rinunciare ai vantaggi della tecnologia ed alla possibilità di poter usufruire dei servizi avanzati resi possibili oltre che dalla Banda Ultralarga fissa (fibra) anche da quella mobile (5G), molti dei quali (Teledidattica, Smart Working, Digitalizzazione della PA, etc.) fondamentali, come abbiamo potuto constatare, pur tra tante difficoltà, durante il lockdown dovuto alla pandemia da #coronavirus, occorre assumere prudenzialmente il principio di precauzione (enunciato all’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), redigendo un piano complessivo a livello nazionale per gli impianti 5G prima di rilasciare le singole autorizzazioni a livello comunale, che tenga conto della futura emanazione della metodologia per le valutazioni preventive definita da ISPRA/ARPA e della futura emanazione della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer, evitando di innalzare i valori limite della soglia d’irradiazione elettromagnetica (come invece si è tornato incredibilmente a proporre in questi giorni proprio in occasione della presentazione del Piano Colao al Governo Italiano nel quale si scrive testualmente “Adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, oggi circa 3 volte più alti e radicalmente inferiori ai livelli di soglia di rischio, per accelerare lo sviluppo delle reti 5 g. Escludere opponibilità locale se protocolli nazionali sono rispettati”), valutando l’effetto cumulativo del campo (ovvero la somma di tutte le potenze emesse anche dai sistemi precedenti e dai sistemi wifi sia in ambiente outdoor che indoor), evitando il posizionamento a gruppi di micro antenne ad onde millimetriche (26 GHz) nelle aree sensibili come: asili nido, scuole materne, scuole di ogni ordine e grado, ospedali, case di cura, case di riposo per anziani, centri di accoglienza, parchi pubblici, parchi gioco, aree verdi attrezzate. Verificando i livelli di esposizione non solo in fase progettuale ma soprattutto quando gli impianti sono in esercizio e rilevando non solo la potenza media emessa nelle 24 ore ma anche i valori di picco.
Cosa fare nei Comuni
“Per evitare che prosegua, come accaduto negli ultimi anni, l’assalto “dell’antenna selvaggia” nel Comune di Terracina, è urgente che il “Regolamento comunale per l’installazione di impianti di comunicazione elettroniche” che risaliva al 2008 e del corrispondente Piano di Riassetto Analitico delle Emissioni Elettromagnetiche Territoriali (PRAEET), recentemente approvati nella versione aggiornata dal Consiglio Comunale, non siano solo dei meri atti formali ed elettorali promessi ai tanti cittadini scontenti per le numerose antenne che hanno visto nascere come funghi in questi anni, o per elargire qualche consulenza, ma siano degli strumenti davvero operativi, per poter seriamente tutelare, con efficacia e determinazione, le giuste esigenze della collettività, ponendo un freno agli interessi economici delle società di telefonia che oggi possono contare su una legge, a nostro avviso discutibile, che assimila le infrastrutture di telecomunicazioni ad uso commerciale ad opere di urbanizzazione primaria. Il nuovo Regolamento deve essere applicato e da subito, innanzitutto per porre mano al risanamento delle eventuali situazioni che ad oggi presentano già dei livelli di emissione superiori al limite dei 6v/m (come previsto all’art.15 del Regolamento) con particolare riferimento a siti in prossimita’ delle aree sensibili come scuole, ospedali, etc., evitare che i piani di sviluppo della rete previsti dagli operatori per i prossimi anni determinino ulteriori situazioni di superamento del limite, piani che dovranno essere integrati per tener conto anche della prossima diffusione della tecnologia 5G con l’installazione sul nostro territorio di un numero molto elevato di micro antenne. Inoltre è necessario che il Comune, attraverso Arpa o autonome attività integrative di monitoraggio (come previsto all’art. 17 del Regolamento), eserciti una continua attività di controllo e vigilanza, pubblicando ufficialmente i dati rilevati strumentalmente attraverso una rete di monitoraggio dei punti più critici, in piu’ promuovendo un sistema di monitoraggio ambientale e sanitario in merito a possibili effetti indesiderati della tecnologia 5G anche avvalendosi di istituti indipendenti. Inoltre per minimizzare il rischio sanitario sui campi elettromagnetici è necessario che l’Amministrazione Comunale promuova da subito un tavolo tecnico di consultazione permanente che coinvolga sia la Commissione Sanita’ che Ambiente, volto a monitorare le ripercussioni dei campi elettromagnetici sull’intera popolazione ed ecosistema, coinvolgendo la Ausl di Latina, Arpa Lazio, Gestori di Telefonia, associazioni di medicina per l’ambiente come l’ISDE, riconosciute associazioni ambientaliste e associazioni dei malati. Non dimentichiamoci poi che il rischio potenziale riguarda l’intero ecosistema: anche se ancora tutto da accertare, ci sono evidenze di reazioni abnormi da parte di insetti, api, uccelli e soprattutto c’è il problema degli alberi, oggetto di un incomprensibile e pesante taglio in molte città, visto che quelli con esteso fogliame di altezza superiore a 4 metri possono creare un serio ostacolo alla propagazione delle onde millimetriche. La sensibilità delle persone in tema di salute e gli obiettivi commerciali delle aziende e degli operatori di telefonia sono su posizioni diverse che vanno concertate, e occorre che la difesa, seppur in via precauzionale, della salute dei cittadini possa contare anche sul legislatore, sui buoni amministratori e sugli enti preposti a tutelarla e non solo sui cittadini informati, sui medici, su qualche associazione volenterosa e sull’autotutela. Pur non essendo di per se’ contrari allo sviluppo tecnologico, chiediamo quindi al Sindaco ff. nella sua veste ufficiale di Governo e massima autorita’ sanitaria locale nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione e del principio di precauzione sancito dal diritto comunitario e dall’art. 3-ter del D.Lgs n.152/2006, di valutare, a seguito di un doveroso intervento per le vie ordinarie delle Amministrazioni centrali competenti, la emanazione di una Ordinanza Sindacale urgente e contingibile, per una moratoria sul 5G, motivata da una situazione che ha visto negli ultimi anni il proliferare selvaggio di antenne di precedente tecnologia e dall’effetto cumulativo delle emissioni elettromagnetiche e su cui non abbiamo ancora dati operativi certificati derivanti da un rigoroso monitoraggio che necessita di essere attivato da subito seguendo il Regolamento e le linee guida più aggiornate.” dichiara Gabriele Subiaco co-portavoce di Europa Verde Terracina.