Il freddo è pungente, la città è, come al solito, senza la gente. Le transenne in centro non contengono niente non c’è alcuno che passa, che cerca varchi. Un castello difeso a forte ma che nessuno attacca. Vedo guardie e comunardi in attesa di un nemico, di un popolo, che non verrà. Come nel deserto dei tartari di Dino Buzzati.
Corteo con sindaco in testa che farà un tratto breve e senza folla, camminando al centro di Viale Italia testimoni palazzi stanchi, fino a Piazza del Quadrato dove c’è’ la statua che li aspetta di un uomo piegato che cerca di muovere acque stagne. Il pubblico sono i ragazzi “coscritti” delle scuole che a stare fermi gli viene male, loro pensano a domani ma sono costretti a vecchie retoriche.
Città inclusiva, redenzioni, città nuova, fondazione, recupero di storie parole consumate di una fortezza Bastiani che attende il nemico che “doveva” venire, non immaginando neanche quello che verrà.
Sfilano su strade che non dicono niente, palazzi muti senza gente. Nessuno sorride, nessuno prova a dire che non furono rapidi a costruire, ma effimeri per la distruzione che “prenotarono”.
In questo gioco terribile della storia ci lasciò le penne nonno Graziano Bergamin, proprio in quella piazza delle parole al vento lui ci morì davvero e per me non è agro redendo ma sepolcro di famiglia. Una bomba e puff, di lui neanche un lembo di corpo solo una scritta nel monumento a Borgo Faiti nella lista dei caduti civili.
Sento inclusioni, accoglienza e… ma qui si moriva: di fatica, di malaria, di guerra, di fame, di restare poveri. Si moriva di nascere e a volte si era così poveri da non avere neanche vita.
MI mettono tristezza i compleanni come tutte le cose che hanno a che fare con il conteggio degli anni, ma la retorica non la sopporto.
Fa freddo, ho fatto il bagno nei canali perchè il mare restava lontano, distinguo la barbabietola dal grano, ho mangiato gelsi e broccoletti, conosco gli spettri e le ninfe di questo posto, esistono altre mille storie. come milioni di baci, miliardi di sguardi perchè la retorica è condannata alla città morta che ancora non ha ucciso la città viva.
Capite perchè non amo i compleanni, portano cattivi pensieri e qualche bel ricordo ma sono cose di ieri. Fa freddo questa mattina.
Nella foto: la gigantografia di Antonio Pennacchi al Lido (oggi gli intitolano la strada), foto “rubata” dal profilo Fb di Massimo Porcelli.
18 Dicembre 2023 0 Di Lidano Grassucci
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