I resoconti del dibattito pubblico e gli atti dei governi insistono su un solo tasto: proseguire la guerra in Ucraina fino alla sconfitta o alla vittoria dei contendenti. A tale scopo vanno inviate armi sempre più potenti sul fronte bellico.
In mezzo a questo frastuono guerrafondaio, a livello mondiale si sono levate due voci ufficiali nel sostenere che, al contrario, va ricercata la strada del negoziato e il raggiungimento della pace attraverso necessarie mediazioni e la cessazione dei combattimenti: il Pontefice e il governo cinese.
Il primo con tentativi diplomatici contrastati apertamente all’interno ma soprattutto all’esterno del Vaticano. Il piano di pace del Pontefice insiste sulla protezione della vita delle persone e sul divieto per i paesi stranieri a rifornire armi alle parti in conflitto. Infine emerge l’attenzione a costruire un unico spazio socio-economico equo rispettando la cultura, la lingua, la nazionalità e la fede di ogni persona.
Il secondo con un documento dettagliato e adeguato al fine di mettere fine alla guerra in corso e impedire quelle future. La proposta di pace cinese, nei primi due punti sostiene che “il diritto internazionale universalmente riconosciuto, compresi gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite, deve essere rigorosamente osservato”; chiede di “Rimanere impegnati a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi. L’uguaglianza sovrana e la non ingerenza negli affari interni sono principi basilari del diritto internazionale e le norme più fondamentali che regolano le relazioni internazionali contemporanee”; chiede infine che “La sicurezza di un Paese non deve essere perseguita a spese di altri”.
Ma anche questa proposta ‒ supportata da concrete iniziative diplomatiche ‒ è stata rapidamente liquidata e ignorata da tutti i governi coinvolti nella guerra in Ucraina.
Eppure sono questi gli sforzi e i percorsi che meritano di essere sostenuti da tutti coloro che sono consapevoli che la politica dei fatti compiuti e dell’escalation militare può solo peggiorare la situazione, e portarla a punti di rottura ancora più pericolosi di quanto lo sia oggi il conflitto in Ucraina.
E sui pericoli di una possibile escalation e la necessità di disinnescarla, hanno preso più volte la parola eminenti analisti militari provenienti dalle file delle forze armate, anch’essi inascoltati.
La situazione, quindi, appare ancora più paradossale se si pensa che, stando ai sondaggi, l’opinione pubblica di alcuni paesi maggiormente coinvolti nel conflitto – come il nostro – è contraria al perseverare delle scelte belliciste da parte del propri o governo ed auspica una via diplomatica all’uscita dal conflitto.
Tanto più che il protrarsi del conflitto senza prospettive di una soluzione accentua i rischi di estensione causati da incidenti, e fra questi aggrava i pericoli di ricorso alle armi nucleari, che si sono via via esasperati nel corso degli ultimi anni, ma rischiano di diventare incontrollabili nel corso di un conflitto armato.
Serve uno scatto di reni tra tutte le forze, le personalità e i governi che – sia in Europa che nel resto del mondo – sentono la responsabilità di dover fare di tutto per fermare la guerra e imporre la pace.
È il momento per esigere da tutte le parti un immediato cessate il fuoco e l’avvio di trattative di pace senza pregiudizi. Se non ora quando?
Per firmare l’appello a livello nominale inviare una mail a: imporrelapace@gmail.com
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Decine di personalità della scienza, dell’università, della politica e del mondo cattolico hanno lanciato l’appello “Fermare la guerra e imporre la pace” (in allegato il testo e i firmatari).
I firmatari, nelle conclusioni, chiedono esplicitamente che nel conflitto in corso in Ucraina “È il momento per esigere da tutte le parti un immediato cessate il fuoco e l’avvio di trattative di pace senza pregiudizi”.
A tale proposito segnalano come “In mezzo a questo frastuono guerrafondaio, a livello mondiale si sono levate due voci ufficiali nel sostenere che, al contrario, va ricercata la strada del negoziato e il raggiungimento della pace attraverso necessarie mediazioni e la cessazione dei combattimenti: il Pontefice e il governo cinese”.
I firmatari dell’appello sottolineano pertanto che “sono questi gli sforzi e i percorsi che meritano di essere sostenuti e non ignorati” per fermare l’escalation.
L’appello verrà presentato pubblicamente a Roma giovedì 20 aprile in una conferenza stampa. Seguirà a breve apposita comunicazione sul luogo.
Primi firmatari, in ordine alfabetico:
Michela Arricale, avvocata e co-presidente del CRED
Alessandra Balzano, animalista
Angelo Baracca, Università di Firenze.
Giuseppe Baldassarri, studioso del pensiero cattolico
Leonardo Bargigli, Università di Firenze
Angela Becchetti, Docente
Fulvio Beltrami, Redattore “Faro di Roma”
Alberto Bradanini, ex diplomatico
Alberto Cacopardo, Università di Firenze
Enrico Calamai, ex diplomatico
Sergio Cararo, Direttore “Contropiano”
Tiziano Cardosi, attivista No Tav
Fabrizio Casari, direttore di “Altre Notizie”
Andrea Catone, direttore della rivista MarxVentuno
Fernando Cordiner, Università la Sapienza
Kiran Chaudhuri, avvocata
Patrizia Ciardiello, “Forum nazionale Terzo Settore”, Gruppo di lavoro persone private della libertà
Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al Popolo
Giorgio Cremaschi, Coordinamento Nazionale Potere al Popolo
Nicola Cufaro Petroni, Università di Bari.
Francesco Dall’Aglio, Ricercatore in Storia. Accademia delle Scienze di Bulgaria
Sergio della Lena, catechista Chiesa Cattolica
Flavio Del Santo, ricercatore in fisica, Università di Ginevra
Lapo Filistrucchi, Università di Firenze
Roberto Fineschi, docente
Federica Fiore, medico
Mario Fiori, Ricercatore CNR
Rosella Franconi, biotecnologa
Domenico Gallo, ex magistrato
Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo
Elisabetta Grande, professore ordinario diritto comparato, l’Università del Piemonte Orientale
Salvatore Izzo, direttore del “Faro di Roma” e presidente dell’Associazione Rotondi per un giornalismo di Pace ETS
Francesco Macheda, docente Xi’an jiaotong Liverpool University
Simona Maggiorelli, Direttore responsabile di “Left”
Rita Martufi, ricercatrice del Cestes
Christian Meier, Redattore “Faro di Roma”
Herta Manenti, sinologa
Fabio Marcelli, membro dell’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR e co-presidente del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED)
Mirella Madaferri, ricercatrice socio-economica del Mediterraneo
Giacomo Marchetti, Redazione “Contropiano”
Antonio Mazzeo, giornalista, peace researcher
Salvatore Palidda, professore in pensione, Università di Genova
Fabrizio Palitti, professore universitario all’università della Tuscia
Marco Papacci, Presidente dell’Associazione Nazionale d’Amicizia Italia-Cuba
Paolo Perticone, ricercatore CNR
Antonello Petrillo, sociologo, Università degli Studi S. O. Benincasa, Napoli
Gregorio Piccin, responsabile nazionale pace e disarmo -Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Valentina Pieri, avvocata
Marco Ramazzotti, Università la Sapienza
Monsignor Ricchiuti, vescovo e presidente di Pax Christi
Carlo Rovelli, fisico
Stefano Ruffo, fisico
Franco Russo, giurista
Veronica Scali, avvocata
Maria Francesca Staiano, docente Università La Plata
Ada Maria Tata, docente universitario alla Sapienza
Carlo Tirelli, oncologo
Fabio Trezzini, ingegnere ambientale
Maria Turchetto, già docente di Storia del pensiero economico ed epistemologia delle scienze sociali all’Università Ca’Foscari di Venezia
Giovanni Valenzisi, dirigente scolastico e studioso della Storia delle Religioni
Luciano Vasapollo, docente all’Università della Sapienza
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano
Massimo Zucchetti, fisico del Politecnico di Torino
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