E’ stato ascoltato oggi, in commissione Vigilanza sul pluralismo dell’informazione, presieduta da Giuseppe Emanuele Cangemi, l’onorevole Roberto Fico, Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi Radiotelevisivi. Si è trattato di un incontro di presentazione e confronto sulla proposta di Legge regionale 210 del 30 ottobre 2014 riguardante le “Disposizioni di riordino in materia di informazione e comunicazione“, così come è stata licenziata dalla commissione e in attesa di approdare in aula. Su sollecitazione del vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Storace, si è parlato dell’informazione politica del servizio pubblico “che appare drogata“, così ha detto Storace parlando di “squilibrio nell’informazione, soprattutto per quella legata al territorio, dove a fare la parte del leone è spesso il governo locale che coincide con chi governa Regione e Comuni, con conseguente difficoltà per l’opposizione a <fare notizia>“. L’onorevole Roberto Fico non ha lesinato risposte, bensì ha parlato di servizio pubblico “influenzato dalla politica, dove la politica conta più di quanto accada in parlamento“. Lo ha descritto come un costume ormai di tipo culturale e ha continuato parlando della nascita della “par condicio per contenere alcuni soggetti, ma in realtà è stata la trovata per la lottizzazione del potere. Oggi dovrebbe prevalere la deontologia professionale del giornalista. Il blocco dell’informazione – ha proseguito Fico – che premia la maggioranza e i governi di partito è una questione che va sanata. Renzi è presidente del consiglio e segretario del Pd, è quindi chiaro che la gestione degli spazi si riduca per gli altri. Non sono d’accordo che il canone RAI venga messo in bolletta. Il canone si paga perchè è un finanziamento che i cittadini danno alla tv pubblica perchè sia libera. Ma se poi è infiltrata in tutti i modi e a tutti i livelli dalla politica, che un giorno si chiami Berlusconi e un altro giorno Renzi, allora è un finanziamento occulto ai partiti politici, così che poi occupano posti in Rai. L’Agcom, di fronte a palesi violazioni, fa solo timidi richiami. Il servizio pubblico non produce consumatori, ma cittadini informati e dovrebbe diffondere cultura, a differenza delle tv commerciali. Solo l’Ungheria e la Moldavia hanno una legislazione simile alla nostra. Occorre trovare sistemi per garantire autonomie. La serietà di un servizio non si dà con i finanziamenti ma con leggi che garantiscono la libertà dei giornalisti“. Molti gli interventi dei consiglieri. Davide Barillari, primo firmatario di un’altra proposta di legge esaminata dalla commissione, ha parlato dell’iter che ha portato alla stesura del testo che approderà in aula e ha auspicato la possibilità di apportare modifiche. Marta Bonafoni ha ricordato che nel corso dei lavori di commissione sono stati ripresi argomenti come l’equilibrio di genere, il mondo dei diritti digitali, la crisi del settore, la precarietà che spesso porta all’autocensura e di indici di qualità. Il presidente di Vigilanza Rai ha fatto due rilievi: ha invitato a rafforzare la parte sui conflitti e sulla nomina del Presidente del Corecom ha auspicato equilibri tra pesi e contrappesi, perché il presidente del Corecom ha una funzione di indipendenza. Infine ha invitato ad evitare finanziamenti alle emittenti locali, i finanziamenti – ha dichiarato – non garantiscono libertà d’informazione. Nel corso della seduta è intervenuto anche il presidente del Corecom, Michele Petrucci, sul doppio ruolo di controllo e di sostegno al settore che il Corecom sta svolgendo anche con la promozione di corsi di formazione con l’Istituto Jemolo.
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