Nell’ordinanza sono riportate anchele testimonianze di dirigenti della Coesis, la società che materialmente ha effettuato le quasi 50mila telefonate per il telemarketing a favore di Renata Polverini. “Si trattava di un’attività il cui fine – ha messo a verbale il dirigente Roberto Seminati – era quello di sostenere la candidata Polverini in quanto lei si presentava con una lista diversa dal Pdl e tale informazione doveva essere veicolata ai cittadini…quindi non era un’attività di ricerca ma di marketing vero e proprio a favore della lista Polverini“. Un’attività, ha aggiunto l’altro dirigente Alessandro Amadori, “cosiddetta ‘sottovoto’, cioè volta ad aumentare la possibilità di voto a favore della candidata nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni…la finalità del progetto richiestoci da Accenture era far vincere le elezioni alla Polverini…il telemarketing è un vero e proprio spot pubblicitario, in questo caso a favore della Polverini“. Parole che gli investigatori hanno rintracciato anche in una mail che Verardi, finito ai domiciliari con Ulissi, inviò alla collega Di Nepi e nella quale si chiama in causa direttamente Alemanno: “in seguito alla richiesta del sindaco di uno sforzo finale di comunicazione politica a supporto della candidata polverini, è stata predisposta una task force che ha definito e realizzato un intervento“. “E’ dunque chiaro nella mente di tutti i protagonisti degli incontri preparatori del sondaggio – chiosa il Gip – che questo doveva servire a diffondere la consapevolezza della necessità di far convergere le preferenza sulla lista del presidente della Regione Polverini e che non di un sondaggio si trattava ma di attività di propaganda politica in favore dei candidati per il Pdl“. In sostanza, appare “indiscutibile che non si tratta di un sondaggio…ma di una capillare azione di propaganda politica in favore di un esponente politico (Polverini, ndr) e del gruppo politico di riferimento (il Pdl, cui apparteneva il sindaco alemanno che ha commissionato operazione)“.