Nel mentre le due assemblee pubbliche di venerdì e sabato scorso promosse rispettivamente dal Pd e dal comitato pro-ospedale insieme alla Fondazione S. Giovanni di Dio sono servite a disinnescare una possibile “mobilitazione cittadina” a difesa del distretto sanitario centro, un inaudito atto del commissario straordinario dell’Asl di Latina dott. Ennio Cassetta dispone il trasferimento, con effetto immediato, di due chirurghi del S. Giovanni di Dio a Latina e Formia, proprio nella fase di insediamento del nuovo direttore generale dell’azienda dott. Caporossi.
Siamo al cospetto di una decisione manageriale “scellerata”, fuori da ogni criterio di buona amministrazione, che in assenza di contestuali medici sostituti non può che mettere a serio rischio la salute dei degenti del reparto e dell’intera popolazione, ed avulsa da un opportuno e doveroso contesto di programmazione di politica sanitaria e di scelte aziendali in capo al governatore Zingaretti e al designato nuovo direttore Michele Caporossi.
L’allarme sollevato nell’assemblea di sabato scorso dagli interventi dei medici del S. Giovanni di Dio, prof. Bertolini, dott. Costa, dott. Valente, mirati ad invertire una gestione ed una organizzazione sanitaria precaria e appiattita sul mero calcolo ragionieristico-aziendale, trova condivisione anche alla luce dell’incomprensibile scelta di Cassetta.
Occorre immediatamente bloccare tale decisione, e la nota stampa del consigliere regionale pontino Enrico Forte, di stigmatizzazione del provvedimento, e della stessa coordinatrice del circolo del Pd di Fondi Rosaria Alfinito, inducono a ben sperare.
Basta con il logoro gioco delle parti finora perseguito a livello locale in ragione dell’appartenenza alla stessa “filiera di governo”, sia di centro-destra quanto di centro-sinistra.
Lo scenario allarmante fino ad oggi denunciato con ricorrenza dagli stessi operatori medici e paramedici, dai rappresentanti sindacali di categoria, dalla Fondazione S. Giovanni di Dio, dal Comitato pro Ospedale, dalle popolazioni dell’intero distretto centro, induce a perseguire una nuova dimensione di autonomia gestionale, di sovranità comunitaria, di solidarietà.
Necessita ridisegnare in assenza di deteriori campanilismi le funzioni dei due nosocomi di Fondi e Terracina, evitare reparti doppioni, servizi inutili, sprechi, integrare il ruolo degli ospedali con i servizi socio-sanitari territoriali. Prioritario risulta potenziare e qualificare il patrimonio medico e paramedico.
Rilanciare con lungimiranza il distretto centro significa altresi stabilire un “asse strategico” tra i due comuni sedi degli ospedali, le rispettive popolazioni e associazioni, i due massimi livelli politico-istituzionali rappresentati dai sindaci De Meo e Procaccini. Chi e cosa ha impedito fino ad oggi tale fondamentale “unità d’azione”?
Un diverso indirizzo di politica sanitaria regionale deve privilegiare un “modello di tutela” che fuoriesca dalla mera logica aziendalistica e ragionieristica finora attuata dai vari direttori generali che si sono susseguiti. Occorre superare il paradosso di conseguire prima il risparmio e poi la tutela del diritto costituzionale alla salute. La politica nella sanità deve svolgere un ruolo fondamentale perché dietro la sanità vi sono complessità etico-sociali-economiche che solo la buona politica mirata al bene collettivo può governare. Non attraverso primari e manager con tessere di partito, non con il fine di conseguire clientele e stabilire intrecci perversi e lucrativi.
Occorre mettere al centro i cittadini, gli ammalati, i loro sacrosanti diritti, e questo straordinario patrimonio etico, scientifico ed economico rappresentato dalla sanità pubblica.
Fondi ci chiama (Gianfranco Antonetti)
Alternativa fondana (Libero de Libero)