L’emergenza continua. In particolare l’attività operatoria ridotta ad un giorno a settimana per Chirurgia e Ostetricia preoccupano il Comitato pro ospedale di Fondi. Ecco allora che il coordinatore Lucio De Santis si rivolge al direttore generale dell’Asl pontina Michele Caporossi.
“Prima di tutto un cordiale benvenuto nella nostra terra pontina. Una brevissima cronistoria di cui crediamo Lei sia già a conoscenza. Fondi è l’unico paese al mondo, che da sempre è disponibile a mettersi a disposizione economicamente per quello che può servire all’ospedale. Da anni, con amore e gioia, doniamo, doniamo, doniamo. Ma a questa nostra azione continua per il nostro ospedale è vanificata quando il nostro nosocomio perde dottori e prestazioni per gli ammalati. La nostra disponibilità e generosità non si ferma, ma che ci sia anche dimostrata una disponibilità concreta da parte dell’azienda e non promesse vuote, che possono provocare reazioni più che giustificate. Il danno erariale, che tutti noi riceviamo compreso Lei, è notevole, considerando la non utilizzazione di tutto quello che può offrire l’ospedale di Fondi.
Il costo che da sostenere per i contratti a termine del nostro personale per far funzionare a dovere la struttura, sarebbe ben inferiore ai ricavi che andremmo a ricevere dall’utilizzo degli stessi. Questo se volessimo fare solo un ragionamento aziendale di costi e ricavi, ma l’aspetto principale è e resta la salvaguardia dell’ospedale, non la sua esistenza immediata, ma la sua funzione essenziale per gli ammalati anche in prospettiva. Ciò corrisponde anche a quanto da Lei prospettato pubblicamente e a mezzo stampa”.
I toni cambiano quando De Santis parla di Sergio Parrocchia, direttore sanitario del Presidio Centro: “Gentile dottor Caporossi, La preghiamo di voler dare disposizione al dottor Parrocchia di non essere presente a Fondi solo una volta a settimana. Se non è interessato al “San Giovanni di Dio”, meglio che non venga proprio”.