Presentata interrogazione a risposta immediata ai vertici dell’amministrazione regionale. Inviato esposto in Procura e al Nas sul pericolo infettivo presente in ospedale e generato dalla promiscuità tra pazienti Covid e altri malati
“Registriamo ormai con cadenza quotidiana testimonianze di cittadini ‘terrorizzati’ di fronte al pericolo infettivo esistente in modo evidente all’ospedale Dono Svizzero di Formia. Siamo al corrente del fatto che chi necessita di accedere alle cure o a visite mediche specialistiche per propri problemi di salute vi deve rinunciare per la paura di poter essere contagiati dal virus. Ci appare evidente l’insussistenza dei requisiti necessari ad una struttura sanitaria pubblica, per essere considerata come struttura mista sia per pazienti Covid che per altri malati. In presenza di una situazione di grave pericolo per la salute di pazienti, utenti, familiari degli stessi, dell’intero personale sanitario, oltre che irrispettosa dei diritti del malato e della dignità delle persone ho presentato una interrogazione urgente a risposta immediata al presidente Zingaretti e all’assessore D’Amato (verrà discussa già nel question time di mercoledì 18 novembre), attraverso la quale chiedo se non sia legittima la rimozione del manager dell’Asl Giorgio Casati, stante l’evidenza dello stato confusionale in cui sta operando, con effetti dannosi per l’intera collettività. E’ solo di qualche giorno fa l’esposto di un privato cittadino che, per via di un malore accusato dalla moglie, ha vissuto sulla propria pelle la paura e l’amarezza di trovarsi protagonista indifeso di uno scenario surreale presso il Dono Svizzero di Formia, rivelando di non sentirsi più protetto, confortato e tutelato, bensì ‘terrorizzato’ di fronte al pericolo infettivo, causato dalla promiscuità tra pazienti Covid e altri malati, che si ritrovano negli ‘stessi identici passaggi’ e negli ‘stessi identici corridoi’. Questo cittadino si fa portavoce dell’intera utenza, e non trova giusto che ‘chi necessita di accedere alle cure o a visite mediche specialistiche necessarie inerenti alle proprie problematiche di salute vi debba invece rinunciare per la paura di poter essere contagiati dal virus del Covid-19’. Molte delle parole di questo onesto e sconfortato cittadino sono le medesime che ho utilizzato in un esposto su situazione del Dono Svizzero che ho inviato alla Procura della Repubblica, nonché al Nas in merito all’attuale organizzazione ospedaliera, che desta preoccupazione e perfino ‘terrore’, in quanto priva di garanzie sufficienti a tutelare il personale sanitario, medico ed infermieristico e ad assicurare il rispetto dei diritti e della dignità personale dei pazienti, dei familiari e dell’utenza in generale. Ricordo che un’altra mia recente interrogazione, del 5 novembre scorso, poneva interrogativi precisi su alcuni punti così riassumibili: 1) Quali e con quali atti sono stati concretamente predisposti gli adeguamenti necessari per consentire all’ospedale Dono Svizzero di poter rientrare nella rete ospedaliera Covid? 2) Come sono stati rispettati i dovuti protocolli ministeriali, commissariali e regionali? 3) Come sono rispettate le norme volte ad evitare la promiscuità tra percorso assistenziale Covid e no-Covid? 4) C’è una qualsiasi traccia di un collaudo o di una certificazione ufficiale di fine lavori? Le risposte fornite al sottoscritto dal direttore dell’Asl di Latina, Giorgio Casati sono state insufficienti, sommarie e generiche e per giunta confutate dagli stessi cittadini. Eppure, in una nota al Sindaco di Gaeta del 6 maggio 2020, lo stesso direttore generale aveva manifestato il suo disappunto sull’eventualità di individuare anche il Dono Svizzero come ospedale Covid, non avendone le caratteristiche tecniche idonee per tale destinazione. Riteniamo quindi che il vertice dell’amministrazione regionale non possa far finta di niente e chiediamo pertanto la rimozione del dottor Casati, principale responsabile di una gestione dell’emergenza sanitaria che rischia di mettere a repentaglio la salute di sanitari ed utenti, non solo formiani e del golfo, ma dell’intero Sud Pontino”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare