CRACKED BOWIE: I MILLE VOLTI DI BOWIE AL CINEMA
Sperimentatore, innovatore, attore, poeta, compositore. In una parola icona. È dedicata a David Bowie la rassegna cinematografica “Cracked Bowie” che si apre domenica 20 marzo alle ore 18:00 al Teatro Bertolt Brecht di Formia. Il primo appuntamento della rassegna promossa all’interno del progetto “Officine culturali” e del riconoscimento del MIBACT è con “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicholas Roeg. Cinque appuntamenti per approfondire il rapporto tra Bowie e la settima arte, esaminando parte della sua produzione cinematografica, che annovera un lungo elenco di titoli, se si includono le pellicole in cui partecipava con un cameo o prestando la propria voce a film d’animazione. Ad accompagnare gli spettatori, appassionati di cinema o anche amanti del Bowie cantante, saranno Erminia Anelli, giornalista professionista, e Alessandro Izzi, critico cinematografico e scrittore.
La scomparsa di David Bowie, avvenuta il 10 gennaio scorso dopo una strenua lotta contro un tumore, ha lasciato un enorme vuoto, e non solo nel mondo della musica. Si chiude la parabola di un artista fuori dagli schemi, non inscrivibile in alcun genere, ma creatore e anticipatore di generi. Bowie, collezionista di personalità e di caratteri, ha sempre interpretato un personaggio, anche quando era sul palco dei suoi concerti. Un artista che ha permeato la musica, il cinema, la moda, il costume, e sono davvero pochi i personaggi di cui si possa dire altrettanto. Il rapporto di Bowie con il cinema è stato molto intenso e praticamente ininterrotto. Appuntamento al Teatro Bertolt Brecht per scoprire la sua grande eredità.
TEATRO LIBERA TUTTI. NINETTA E LE ALTRE: LE MAROCCHINATE DEL ‘44
Primi anni quaranta. Tre donne in scena, tre divinità pagane, arcaiche come i luoghi che le circondano: montagne, fiumi, stelle. Ninetta, Celeste e Maria.
Così inizia “Ninetta e le altre”, lo spettacolo della compagnia “Errare Persona” di Frosinone per la drammaturgia e regia di Damiana Leone in scena sabato 19 marzo alle 20:30 al Teatro Bertolt Brecht per la stagione “Teatro Libera tutti” promossa all’interno del progetto “Officine culturali” della Regione Lazio e del riconoscimento del MIBACT.
La scena è nuda, solo 3 conche disposte ai tre lati, un triangolo-recinto sacro dentro il quale si muovono le donne. Nelle conche ci sono oggetti, lenzuola e soprattutto acqua. La conca rappresenta la vita e la donna, di cui ricorda il corpo nelle forme sinuose. È la cornucopia e l’utero, ma anche un’urna cineraria, ciò da cui si nasce e in cui si ritorna, in un tempo circolare basato sulla sola alternanza delle stagioni, in una vita sempre uguale per tutte le donne da millenni.
Si celebra il matrimonio di Ninetta, che rimane immediatamente sola perché il suo amore parte per combattere per la patria. La vita delle tre donne allora è alternata da rituali identici a se stessi, arcaici e mistici: lavare i panni al fiume, lavorare i campi, avere le visioni, guarire le malattie con le preghiere, prendere il chinino contro la malaria, aspettare i loro uomini, scrivere lettere d’amore pensando ad un fronte di guerra lontano e per la loro vita assolutamente incomprensibile. Improvvisamente la guerra si sposta nel loro mondo ameno: i tedeschi occupano la loro casa per farvi la cucina del fronte della linea Gustav. Avviene allora il confronto con il diverso, con una lingua straniera mai sentita prima, e Celeste si innamora di un tedesco che verrà ucciso davanti ai suoi occhi. I bombardamenti continui e la fame che avevano messo in ginocchio la popolazione civile, prima di allora avvezza solamente alle adunate fasciste e alle processioni dei santi, sono solo il preambolo della tragedia. Ninetta, Maria e Celeste corrono con le corone di fiori incontro ai loro liberatori, gli alleati, perché la guerra è finita, ma verranno tutte violentate dalle truppe marocchine dei francesi. Ninetta, incinta, decide di non abortire per dimenticare rassegnata una tragedia che altrimenti non avrebbe mai fine. Come lei ne verranno violentate ancora tante di donne nelle guerre, troppe, ma anche una tragedia può essere trasformata in un gesto d’amore e di speranza, anche se uno stupro di massa rimane nella terra e nelle generazioni future come un segno indelebile.