Lo spostamento, e la successiva lavorazione, dei beni archeologici dal centro Coni al sito della villa comunale, avvenuto in concomitanza con la visita del governatore del Lazio Zingaretti, e senza la preventiva autorizzazione della soprintendenza alle bella arti regionale, è di una gravità inaudita, così come paiono assurde le giustificazioni dell’ufficio stampa del comune di Formia, che nel provare a difendere l’operazione ci fa sapere che non essendo riusciti a contattare la soprintendenza, hanno comunque provveduto allo spostamento.
Più che una giustificazione, una vera e propria ammissione di colpa che smonta il “fragile” castello di chiacchiere della giunta Bartolomeo, circa l’importanza della conservazione e della valorizzazione del patrimonio archeologico, che dovrebbe essere il volano dell’economia della nostra città e che invece si trasforma in un reato penale, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per districare la matassa sempre più ingarbugliata di un operare sempre approssimativo e facilone da parte dell’attuale amministrazione.
Che lo spostamento delle opere sia un reato è chiaro. Basta leggere l’articolo 169 [opere illecite] del Dlgs. n. 42/2004 [Codice dei beni culturali e del paesaggi], che prevede l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 di:
D’altronde che il patrimonio archeologico e artistico del nostro paese sia nelle mani di incapaci è confermato dal pessimo stato in cui esso si trova e che ci trasforma nello zimbello di tutto il mondo.
Ora si tratterà di capire i nomi dei responsabili, politici e amministrativi, che hanno autorizzato tale operazione, senza le autorizzazioni della sopraintendenza.
Da parte nostra chiediamo che vengano sanzionati duramente, valutando anche la possibilità di un loro allontanamento dall’incarico che svolgono.
La nostra città non ha bisogno né di questi amministratori né di questa classe dirigente.
Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia