Si è tenuto questa mattina il sopralluogo richiesto dal Movimento 5 Stelle all’interno della discarica comunale di materiali inerti di Penitro. La curiosità rispetto all’evento era testimoniato dai tanti cameraman e fotografi che hanno voluto partecipare all’iniziativa. La tanta curiosità su un luogo occluso per oltre 15 anni era tale da richiamare tutti gli operatori dell’informazione e della comunicazione all’iniziativa del MoVimento 5 Stelle di Formia e per documentare i luoghi della discarica su cui tanto si parla in questi giorni.
Doveva essere un semplice sopralluogo visivo e fotografico e invece è divenuto un vero e proprio report informativo:
1) Nell’ordinanza sindacale dell’11 settembre scorso, nella quale si dava mandato alla riapertura della discarica di Penitro, leggiamo: “il sindaco (…) ordina di delimitare l’area del sito di discarica, già oggetto di accertamento da parte del Corpo Forestale dello Stato e dell’A.R.P.A. Lazio come oggetto di smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi estranei a quelli che avrebbero potuto essere ivi “smaltiti” con espresso divieto di modificare lo stato dei luoghi e dello smaltimento su di essa di ulteriori rifiuti”.
Non abbiamo visto alcuna delimitazione dell’area del sito della discarica “già oggetto di accertamento del Corpo Forestale”, e a domanda di dove fosse la zona ancora sotto sequestro ci è stato riposto che fino a quel momento non era stato comunicato nulla. Un’unica area promiscua, quindi, dove non v’è confine tra area sequestrata e area utilizzabile, nonostante la stessa ordinanza prevedesse una delimitazione. La delimitazione dell’area ancora sotto sequestro che è necessaria per non “modificare lo stato dei luoghi”, non esiste. Nessuno può escludere, quindi, che si stanno coprendo i luoghi che successivamente potrebbero essere oggetto di scavi.
2) Nella stessa ordinanza viene specificato che possono essere accettati “solamente rifiuti inerti lapidei provenienti da attività di demolizione e costruzione”.
Abbiamo riscontrato, invece, che non esistono controlli “seri” dei camion che dovrebbero scaricare “solamente rifiuti inerti lapidei provenienti da attività di demolizione e costruzione”. Fin quando si tratta di piccoli scarichi, tipo da Ape Car o da Furgone, c’è il controllo visivo del carico che può essere sufficiente. Quando invece ci sono grandi scarichi di grandi camion, ci si attiene alla documentazione del costruttore edile che certifica la natura dei rifiuti. I controlli visivi, a questo punto, sono insufficiente, tali da non poter distinguere, ad esempio, cemento compresso da eternit. Non vi è quindi certezza della specificità dei rifiuti scaricati. Inoltre nell’ordinanza del sindaco c’è scritto di non accettare “i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti da costruzioni contaminate da sostanze pericolose inorganiche o organiche, ad esempio a causa dei processi produttivi adottati nell’edificio, dell’inquinamento del suolo, dello stoccaggio e dell’impiego di pesticidi o di altre sostanze pericolose, eccetera”, che un controllo visivo non potrà mai accertare. In discarica non esiste alcun apparecchio per controllare e selezionare tali rifiuti.
3) L’ordinanza del sindaco prevede, inoltre di “provvedere alle periodiche indagini, analisi e verifiche nonché al monitoraggio e controllo della falda, nel rispetto della normativa vigente e trasmettendone copia al Comune di Formia – Servizi Ambientali e agli Enti competenti”.
I carotaggi, a detta degli stessi responsabili della discarica, avviene a 10 massimo 15 metri dalla superficie. Considerato che il terreno iniziale era in argilla, quindi terreno di facile infiltrazione, un esame “serio” andrebbe fatto almeno a 80 metri dalla superficie, così come stanno facendo in provincia di Caserta. Siccome si tratta di un’area comunale rimasta incustodita fino al 1997 e alla mercé di possibili scaricatori senza scrupoli, i carotaggi così bassi sono inefficaci e senza senso. Tant’è che dai carotaggi non risulta niente.
4) Abbiamo scoperto, infine, una incredibile questione ambientale. Le foto sotto mostrano una vasca di raccolta dei liquidi, percolato, proveniente dalla intera discarica, e situata proprio nella zona che, secondo le nostre informazioni, dovrebbe essere sotto sequestro. Dalle foto risulta che la vasca non è in sicurezza, tanto che appena piove il percolato sverza dalla vasca e finisce nei fossati di raccolta di acqua bianca e successivamente a mare, attraverso il torrente Rio Fresco. Il liquido contenuto in questa vasca non viene analizzato dal 2011. Inoltre, ripetiamo, ogni volta che piove questo percolato finisce a mare, nella stessa foce che ogni anno il Comune di Formia, guarda caso, segnala come non balneabile.
Eppure l’ordinanza sindacale di dissequestro prevede espressamente: “assicurare la manutenzione giornaliera di tutta l’area asservita alla discarica evitando l’accumulo di materiali e quant’altro nonché delle esistenti vasche di raccolta delle acque di drenaggio nelle more della loro definitiva sistemazione”.
Il percolato, per chi non lo sapesse, è “un liquido che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi. Il percolato prodotto dalle discariche controllate deve essere captato ed opportunamente trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.”
Insomma, quella che a parere di molti era solamente una scampagnata in periferia del M5S, si è rivelata molto utile dal punto di vista dell’informazione. Da oggi i cittadini di Formia dispongono di un vasto repertorio di foto e video che documentano il sito più discusso della zona.
E’ evidente che i sopralluoghi scientifici devono essere di appannaggio delle autorità competenti, rispetto alle quali non c’è alcuna pretesa di sostituirsi.
Dopo il sopralluogo il MoVimento 5 Stelle di Formia propone: