Mentre le forze “politiche”, che vanno per la maggiore, si accapigliano tra di loro, divise tra la realizzazione di un nuovo policlinico del golfo e l’ampliamento del vecchio con l’acquisto dell’ex-pastificio Paone, la regione Lazio guidata dal democratico Zingaretti pare non voler scontentare nessuno e quindi decide di continuare nella politica di depotenziamento dell’ospedale “Dono Svizzero”, non solo decidendo la chiusura del centro trasfusionale di Formia, vero fiore all’occhiello della sanità del sud pontino, ma anche semplicemente non fornendo gli strumenti finanziari perché l’ospedale, classificato come DEA di 1° livello, possa continuare a garantire a noi cittadini un’assistenza sanitaria degna di un paese civile.
D’altronde pare che prevalgano i soliti interessi di bottega, che impediscono che si possa avere un’idea chiara di quelle che sono le mancanze e soprattutto di quali debbano essere le soluzioni, affinché si possano superare le difficoltà in cui pare vivere il nostro presidio ospedaliero.
“Zero trasparenza” pare essere anche lo slogan dell’attuale dirigenza ospedaliera, che si è sempre sottragga alle proprie responsabilità e continua a rimanere in silenzio rispetto ai problemi che più di qualcuno ha tirato in ballo e che possiamo riassumere nell’assenza di attrezzature adeguate e nella carenza di personale medico ed infermieristico.
Due fattori che incidono pesantemente sulla qualità dell’offerta dei servizi che l’ospedale “Dono Svizzero” ha l’obbligo di fornire ai tanti pazienti che vi si recano.
La sanità è stato sempre un pozzo senza fondo nel quale i partiti hanno sempre voluto ritagliarsi la propria parte, alimentando clientele e sprechi, ma l’opera di risanamento, che dura da almeno vent’anni, non può essere fatta pagare ai cittadini, riducendo loro il diritto ad avere prestazioni mediche degne di tale nome.
Sarebbe ad esempio utile conoscere se la regione Lazio rispetta i Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza.
Nel rapporto 2013 (dati 2011) sull’erogazione dei Lea del Ministero della Salute, il Lazio non era tra le regioni che li garantivano. Ed oggi?
Nulla può giustificare questi tagli, in quanto si procede a ridurre l’offerta sanitaria a fronte di nessuna certezza presente e futura per l’utenza, che come sempre è l’anello debole del sistema e ne paga le conseguenze.
La deriva verso cui stanno spingendo la sanità pubblica ha come obbiettivo quello di aprire alla privatizzazione selvaggia del settore della sanità, così come stanno facendo con l’istruzione.
Diritti elementari come la salute non possono essere appaltati ai privati secondo logiche clientelari e interessi dei colossi della sanità, con l’unica conseguenza di favorire chi ha i soldi per permettersi le cure, quando invece devono essere assicurati dal governo in maniera universale e indifferenziata, pena il venir meno degli obblighi che la Costituzione italiana impone [Art. 32].
Invitiamo per questo i cittadini e le cittadini del sud pontino alla mobilitazione.
Dobbiamo stare con il fiato sul collo ai tanti che vengono dalle nostre parti in cerca di facili consensi elettorali, ma poi una volta che hanno ottenuto la tanto agognata poltrona, si dimenticano delle promesse fatte.
Una processione di manager che giunti al capezzale del malato (la sanità del sud pontino) ci hanno sempre promesso una pronta guarigione, lasciando però solo macerie.
Se necessario bisognerà bloccare tutte le città del sud pontino, arrivando a dichiarare lo sciopero generale, perché è necessario dare un segnale “chiaro” a chi ci governa e cioè che con la nostra salute non si scherza.
Dovranno passare sui nostri corpi, prima di dare il colpo definitivo alla sanità pubblica e all’art.32 della Costituzione italiana.
Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia