Siamo soddisfatti di quanto avvenuto ieri nei locali del tribunale di Gaeta, quando la supponenza di Besson e Morandi è stata cancellata dalla sentenza del giudice Carla Menichetti, con la quale gli attivisti del Comitato Spontaneo di Lotta contro Acqualatina di Formia e l’editore del sito “telefree” sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato.
Una vittoria dello stato di diritto contro la causa per diffamazione a mezzo stampa intentata dagli uomini di Acqualatina contro chi ha solo fatto il proprio dovere, commentando (senza commettere alcun reato) gli arresti di alcuni dirigenti che allora erano alla guida del gestore idrico.
Si erano sentiti offesi solo in due e cioè Silvano Morandi, allora amministratore delegato e poi proprietario di un’azienda che fa dell’acqua il suo core business, e Raimondo Besson, allora vicepresidente e poi divenuto egli stesso amministratore delegato (incarico che attualmente continua a ricopre).
Insomma un’iniezione di fiducia per chi da anni si batte contro Acqualatina e i suoi mille soprusi a danno dei cittadini e delle cittadine.
Ora tocca alla politica compiere il gesto deciso e cioè di mettere alla porta Acqualatina e quanti hanno tollerato in questi anni che la società italo-francese facesse il bello e il cattivo tempo.
Da parte nostra lo abbiamo scritto chiaramente nel nostro programma che per quanto riguarda l’acqua è necessario l’istituzione di un ente senza scopo di lucro (ad esempio una ONLUS) che risponda a criteri di economicità, efficienza, trasparenza e partecipazione, in conformità con i principi e la normativa comunitaria, che – a differenza di quanto asserito dagli amanti delle privatizzazioni – nulla vieta in tal senso.
La “privatizzazione”, ha di contro comportato invece il proliferare di Consigli di Amministrazione zeppi di politici, cariche e figure varie ed inoltre in alcuni casi nomine ed assunzioni clientelari (la formazione ed il subentrare di queste società ambigue ha scavalcato l’assunzione per concorso pubblico) e/o il dissesto finanziario di queste società.
Quindi per evitare però che tali società diventino un ricettacolo di nepotismo, raccomandati o “trombati”, è necessario che queste operino in piena autonomia e trasparenza, con uno statuto chiaro e ben articolato, fermo restando il potere di indirizzo e di controllo riservato al consiglio comunale ed il parere di un comitato composto ed eletto dagli utenti dei servizi e dai lavoratori delle stesse.
Per quanto riguarda l’acqua inoltre sarà nostra cura che venga introdotto nello statuto comunale un articolo che preveda di : a) Riconoscere il diritto umano all’acqua, ossia all’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile ed inalienabile e lo status dell’acqua come bene pubblico comune; b) di confermare il principio della proprietà in gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque superficiali e sotterranee anche se non estratte dal sottosuolo sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; c) di riconoscere che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua e pari dignità umana a tutti i cittadini e la cui gestione va attuata quindi attraverso le norme previste agli articoli 31 e 114 del D.Lgs 267/2000.
Sarebbe opportuno che le altre forze politiche e civiche, presenti nella contesa elettorale, facciano conoscere agli elettori ed elettrici, prima del voto, il loro giudizio sulla proposta di Rifondazione Comunista, in merito ai compiti e alle funzioni da assegnare al nuovo gestore, che ricordiamo avrà il compito di prendere il controllo della gestione dell’acqua.
In questo modo i cittadini potranno scegliere tra chi l’acqua la vuole veramente pubblica come noi e chi la vuole pubblica solo in campagna elettorale.
Gennaro Varriale
segretario del circolo “ENZO SIMEONE”
partito della Rifondazione Comunista
Formia