Da fonti accreditate si apprende che i lavori portati avanti dall’amministrazione comunale di Gaeta in merito al nuovo piano regolatore portuale prevedono la definitiva delocalizzazione della banchina petroli dalla peschiera verso il porto commerciale o un altro sito lungo il tratto di costa tra Gaeta e Formia.
Personalmente trovo allucinante l’opzione della delocalizzazione, perché di fatto non risolve il grave problema della sicurezza ma si limita spostare il problema da un luogo ad un altro. Tra l’altro, in tutto questo scenario dovremmo dire addio a tutti i piani di riqualificazione dei quartieri che vivono in prossimità del porto che dovranno, invece, abituarsi a convivere con il pericolo di una petroliera ormeggiata sotto casa mentre la spiaggia di Vindicio verrebbe colpita da uno tsunami da cui non potranno mai più rialzarsi decretando la fine della sua vocazione turistica. Come si potranno coniugare turismo e petrolio? A questo punto credo sia opportuno che l’amministrazione comunale di Gaeta chiarisca una volta per tutte dove si vuole delocalizzare la banchina petroli al fine di placare le voci che circolano tra Gaeta e Formia. Altro rischio che si corre, in un momento storico dove si parla sempre più di spending review, è quello che vengano spesi milioni di euro per tutta una fase di progettazione che porterebbe a soluzioni inopportune e impraticabili per il territorio. I soldi pubblici devono essere spesi per cose concrete e fattibili e non buttati via dalla finestra, come sembra che stia accadendo. Sarebbe oltremodo interessante anche capire a fondo chi sta realizzando la progettazione, quali esperienze possiede e quali sono i compensi. In tutta questa vicenda ci sono molti lati oscuri che dovranno essere necessariamente chiariti al fine di garantire la trasparenza dei processi amministrativi. Nel nuovo piano regolatore portuale di Gaeta il punto di partenza dovrà essere, facendo riferimento a recentissimi studi e approfondimenti, la definitiva delocalizzazione del punto di scarico del petrolio in mare aperto attraverso una boa del tipo off-shore mentre in merito ai nuovi interventi infrastrutturali servono pochissime e mirate azioni. Che senso ha progettare nuove e faraoniche infrastrutture quando non si riescono a chiudere gli attuali lavori nel porto dove abbiamo ancora un lago salato al centro del nuovo piazzale dove sono stati spesi 25 milioni di euro e non ha ancora prodotto un solo centesimo ? Ritornando alla soluzione della boa off-shore in mare aperto per lo scarico di idrocarburi, oggi questa è la pratica utilizzata nella stragrande maggioranza dei porti di tutto il mondo evidenziando che anche i porti di Genova e Napoli si stanno organizzando in tal senso. A Genova i costi della delocalizzazione ce li metterà l’ENI mentre a Napoli saranno utilizzati fondi comunitari. A Gaeta chi pagherà? Trovo oltremodo pazzesco che l’amministrazione gaetana continui a parlare esclusivamente con Civitavecchia non coinvolgendo gli altri comuni costieri su temi così importanti. Occorre recuperare la sovranità territoriale del nostro golfo, una ricchezza che appartiene a tutti e non di certo a Civitavecchia che ha le sue logiche. Non ci si può riunire tra amministrazioni comunali solo quando ci sono problemi di comprensorio, tipo lo spostamento del tribunale, ci si deve confrontare anche e sopratutto quando occorre progettare il futuro dove il mare deve essere protagonista. Da tempo chiediamo che il porto commerciale trovi una dimensione diversa da quella di oggi attraverso un processo di internazionalizzazione che coinvolga tutta l’area del Golfo verso il traffico crocieristico, altro che scarico di idrocarburi e lo scarico di armi chimiche. Considero ottime le iniziative del comune di Formia in merito alle banchine per navi da crociera, più punti di ormeggio abbiamo maggiori saranno le nostre chance.
Giambattista Balletta
(Già vice sindaco di Gaeta)