Mettiamo una maglietta bianca e difendiamo il punto di primo intervento. La battaglia per salvare i punti di primo intervento portata avanti dal movimento 5 stelle in ambito regionale vede noi attivisti di Gaeta schierati in prima linea a difesa dell’ultimo baluardo della sanità cittadina.
La visita eseguita congiuntamente dal vice presidente della commissione regionale della sanità Loreto Marcelli e dall’on. Raffaele Trano; l’audizione in commissione del manager Asl di Latina Casati; il voto unanime del consiglio comunale di Gaeta che ha recepito, tramite il consigliere De Angelis la volontà del M5s di non accettare supinamente il diktat dell’ex governo Renzi, così come avallato dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
Fa piacere che intorno alla proposta di scendere in piazza del nostro attivista Gianluca Macone si stiano stringendo tanti cittadini, di ogni colore politico. Raccogliamo con interesse tutte le indicazioni, provengano da Casapound, Partito Comunista o altre forze politiche. “Si tratta a questo punto – spiega Macone – di spogliarsi dei simboli e delle sigle dei vari partiti, movimenti ed associazioni per indossare l’unico vestito che conta: una maglietta bianca.
A chi rimane attaccato alle proprie etichette rispondo, fin d’ora, che la vita umana non può avere colori né ideologie ed invito a guardare alla manifestazione unitaria che si è tenuta ad Anagni, dove migliaia sono scesi in piazza con un unico intento: tutelare il diritto alla salute ed alla vita”.
Un elemento però deve essere ben chiaro da subito. Il modello costruito non è stato in grado di garantire fin qui nella Regione Lazio l’equità di trattamento dei pazienti tra l’area capitolina e le periferie. Non è facendo alzare qualche elicottero in più che si risolvono le problematiche dovute alla riduzione dei turni nelle strutture ospedaliere. Il processo di smantellamento della rete sanitaria locale è al suo culmine. Per rientrare del debito sanitario accumulato si sono tagliati servizi, si è evitato di sostituire personale, infine si chiudono o si depotenziano le postazioni di emergenza.
Dopo la nostra azione altri consigli comunali stanno studiando come farsi interpreti della protesta popolare. Si tratta di un rafforzamento istituzionale della volontà popolare, alle cui spalle, ormai è chiaro a tutti, è stato approvato il DM 70.