venerdì 22 Novembre 2024,

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Gaeta. La politica, le elezioni, la Chiesa

scritto da Redazione
Gaeta. La politica, le elezioni, la Chiesa

Siamo al termine di una lunga campagna elettorale che culminerà con le elezioni del Consiglio Regionale del Lazio e del Parlamento della Repubblica Italiana.
Il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, con il supporto della Commissione Diocesana per la Pastorale Sociale e del Lavoro, intende offrire alcune riflessioni e indicazioni per vivere questo tempo con forte senso di responsabilità e partecipazione.
“C’è tra la gente una  tentazione molto ampia circa un forte disinteresse e allontanamento dai temi del bene comune e delle scelte che lo realizzano e governano, frutto di un clima di anti-politica, che i comportamenti  dell’attuale classe espressa dai partiti, ed in particolare di alcuni consiglieri  della nostra regione, ha innescato e resa dilagante.
Ribadendo l’esortazione di Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate, «la Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (n. 9), é indispensabile, necessaria e non rimandabile una profonda azione educativa delle comunità cristiane, con l’obiettivo di sollecitare tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali attraverso: un’adeguata informazione su programmi e candidati, l’esercizio del proprio voto, l’impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica.
“Partecipare è dovere irrevocabile” (Bagnasco, Prolusione 28.01.13)
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al punto 190 ci ricorda che la “partecipazione alla vita comunitaria” è uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici, e una delle maggiori garanzie di permanenza della democrazia.
Pertanto a nessuno deve sfuggire l’importanza dell’esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso: con esso si concorre a determinare l’indirizzo politico del proprio Stato e della propria realtà locale.
Per questo motivo l’Arcivescovo si augura che il confronto tra le parti sia sereno e leale, si svolga su programmi ben articolati, in modo che gli elettori siano messi nella condizione di compiere la scelta che giudicano più valida.
Il perdurare e l’approfondirsi della crisi economica sta generando paure e insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la politica sappia elaborare risposte all’altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci.
Un clima di fiducia sarà realizzabile se insieme si lavorerà per salvaguardare le questioni etiche fondamentali dall’attacco prodotto da tentazioni individualiste, promuovendo i valori ispirati alla corretta ragione ed agli insegnamenti evangelici.
E’ auspicabile pertanto che i cattolici, in primis coloro che saranno candidati,  facciano riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sul diritto al lavoro, quello regolare e dignitoso, per tutti, con particolare attenzione ai giovani ed alle donne, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù e di dipendenza, sul sostegno ai giovani in situazioni di disagio e degli anziani in difficoltà, su credibili politiche di vera integrazione per gli immigrati, sullo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere.
E’ bene ricordare che “non è moralmente accettabile dare deleghe in bianco”.
La molteplicità delle opzioni a loro disposizione è ampia: il rischio da evitare è quello di rendere funzionale ad una parte politica la propria appartenenza ecclesiale.
Non si può ritenere corretta l’idea che per un credente  la fedeltà alla linea decisa da un partito politico diventi preminente rispetto alla coscienza personale e alla coerenza morale.
Occorre quindi che i credenti lavorino senza esitazioni  per costruire un consenso il più possibile condiviso e diffuso.
Tutti i candidati, a maggior ragione i cattolici, si impegnino per ridare fiducia al Paese e ai suoi abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene comune, con stili di vita caratterizzati da sobrietà e trasparenza.
Vanno evitati e contrastati atteggiamenti di promesse illusorie ed irrealizzabili, di argomentazioni demagogiche e fuorvianti.
Il Paese e la nostra Regione in particolare, hanno bisogno “della verità delle cose, di realismo, senza sconti, senza tragedie, ma anche senza illusioni” come ci ricorda il Card. Bagnasco.
Non prevalga poi la tentazione del disfattismo.
Dagli impegnati in politica, dai cattolici in particolare, ci si attende: disponibilità a rafforzare la credibilità di un impegno speso al servizio della politica, testimonianza esemplare di rigore morale e di rispetto della legalità, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte.
Si chiede a chi verrà eletto sia nel Parlamento Nazionale che nel Consiglio Regionale del Lazio di affrontare con decisione, competenza e sostenibilità, senza alcun indugio, le tre priorità del Paese: Lavoro, Famiglia e Riforme dello Stato.
La questione morale, che condiziona l’attuale fase della vita politica, deve trovare il primo segno di cambiamento in una non rinviabile modifica della legge elettorale, in grado di rimettere centro la responsabilità dei cittadini, e dei costi della politica, arrivati a livelli non più sopportabili.
Infine, alle nostre comunità si chiede di riappropriarsi dell’esigente pratica del doveroso “discernimento”, vero dono dello Spirito, nonché di farsi esperienza di accompagnamento e vicinanza agli eletti che chiedono disponibilità al dialogo ed al confronto fraterno”.

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