POSTE, CISL: A ROMA E PROVINCIA PROSSIMI AL COLLASSO
“Del piano industriale, approvato il 15 dicembre
dal cda di poste per il 2015-2020 che prevedeva 3 miliardi di investimenti in
infrastrutture e piattaforme digitali per l’innovazione dell’offerta, di cui
500 milioni per la riqualificazione e la sicurezza degli uffici postali, non
c’è più traccia. Infatti le parole dell’AD di poste alla Commissione
Lavori Pubblici del Senato, descrivono un’Azienda ed un Piano Industriale a
noi sconosciuti. Anche le dichiarazioni del Ministro Padoan, secondo le quali
‘la privatizzazione di Poste ne ha migliorato l’efficienza e aumentato gli
investimenti’, sono preoccupanti. Ma di quale privatizzazione stiamo
parlando? La capillarità della rete degli uffici postali resiste, solo in
parte, per la ferma opposizione delle Organizzazioni Sindacali, dei Sindaci e
dei Tar che hanno sonoramente bocciato e contrastato il programma di chiusura
di centinaia di uffici nelle aree rurali del Paese. Il recapito a giorni
alterni è in crisi, gli investimenti in tecnologia per il settore postale
sono annunciati da mesi ma non si riesce a mettere insieme una piattaforma in
comune tra le diverse reti logistiche. La rete di Roma e provincia e Rieti di
Poste Italiane è ormai prossima al collasso, dopo due anni di gestione
incapace e malferma. In mancanza di risposte concrete alle richieste unitarie
del Sindacato, a settembre faremo partire una mobilitazione senza precedenti
in grado di aprire un confronto pubblico sul tema delle privatizzazioni, sul
futuro dei nostri lavoratori e delle nostre lavoratrici, sulla partecipazione
dei lavoratori al governo dell’Azienda, tema lasciato cadere in tutta
fretta da parte di Poste Italiane, per dire no alla privatizzazione e per un
vero rilancio dei servizi da offrire ai cittadini. Per questo abbiamo bisogno
della convinta partecipazione della CISL di Roma Capitale Rieti e delle
federazioni di categoria per difendere e sostenere i lavoratori e le
lavoratrici di Poste contro i nemici di sempre”. Lo comunicano in una nota,
CISL Roma Capitale Rieti – SLP CISL Poste Roma Capitale Rieti.
________________________________________________________________________________
SANITÀ, ZINGARETTI INAUGURA REPARTO LUNGODEGENZA OSPEDALE ANGELUCCI
SUBIACO
“Il Presidente della Regione Lazio, Nicola
Zingaretti ha inaugurato questa mattina il reparto di lungodegenza
dell’ospedale Angelucci di Subiaco. Il nuovo reparto è stato realizzato
grazie a un finanziamento della Regione Lazio di 1 milione e 385mila euro che
restituisce una nuova vita al nosocomio del Comune dell’hinterland romano.
I fondi sono stati utilizzati per la ristrutturazione del reparto di medicina
generale e la realizzazione del reparto di lungodegenza che dipende dal
reparto di medicina ora moderno e all’avanguardia. Il finanziamento
comprende la ristrutturazione dei locali, il trasferimento del Reparto di
Medicina Generale all’Ala destra del terzo piano e i relativi arredi
indispensabili per l’attivazione dei reparti stessi. I lavori hanno
consentito la rimodulazione complessiva degli spazi dell’ospedale e il
miglioramento dei percorsi, in particolare per quello che riguarda i locali
del Pronto Soccorso. I fondi, assegnati alla Asl Roma 5, hanno consentito di
risistemare i 30 posti letto di medicina generale cui si aggiungono 10 nuovi
posti del reparto di lungodegenza con stanze dotate dei migliori comfort.
Una parte di queste risorse (450mila euro) arriva dall’operazione sul
recupero dei ticket sanitari che la Regione Lazio ha condotto alla fine del
2015 e che ha permesso di recuperare 12,4 milioni che la Giunta ha subito
reinvestito per la riqualificazione e l’ammodernamento delle strutture e
dei servizi sanitari in tutto il Lazio”.
Così, in una nota della Regione Lazio.
________________________________________________________________________________
SUBIACO, ZINGARETTI: “OSPEDALE DOVEVA CHIUDERE, OGGI APRIAMO NUOVI
REPARTI”
“A Subiaco l’ospedale doveva chiudere.
L’abbiamo salvato, oggi apriamo nuovi reparti con risorse recuperate
dall’evasione fiscale. Il Lazio cambia”.
Lo scrive in una tweet il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
________________________________________________________________________________
VENETO BANCA, INDAGINE ATTIVATA DA CONTROLLI BANCA D’ITALIA
E’ stata una ispezione della Banca D’Italia, nel
2013, a dare il via all’inchiesta su Veneto Banca che ha portato, oggi, agli
arresti domiciliari per Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato
dell’istituto di credito. Ispezione alla quale, due anni più tardi, ha poi
fatto seguito un accertamento da parte della Consob. Stando a quanto emerso
in merito all’attività di Veneto Banca, gli inquirenti avrebbero riscontrato
una raffigurazione alterata del patrimonio di vigilanza dell’istituto. In
particolare, grazie ad un sistema di operazioni “baciate” (finanziamenti
erogati dalla banca ad alcuni acquirenti affinché gli stessi comprino
azioni) sarebbe stata mascherata la reale consistenza delle azioni, aggirando
così i controlli di Bankitalia e Consob. Le azioni, con tale sistema,
avrebbero inoltre assunto un valore più elevato rispetto al reale stato
dell’azienda.
________________________________________________________________________________
VENETO. LISTA ZAIA, LEGA E FI: È GUERRA A RIFORMA COSTITUZIONALE
“COMITATI PER ‘NO’ IN OGNI PROVINCIA; CHANCE PER SCACCIARE RENZI”
“Si deve scatenare una guerra sul
territorio”, ci devono essere “comitati per il ‘no’ in ogni
provincia”. Perche’ la riforma costituzionale proposta dal
Governo ha problemi “di metodo” e “di merito”. Al via la campagna
per il ‘no’ al referendum dei consiglieri regionali veneti di
maggioranza Massimiliano Barison (Fi), Silvia Rizzato (Zaia
presidente), Riccardo Barbisan (Lega Nord), Massimiliano
Giorgetti (Fi), Alessandro Montagnoli (Lega Nord) e Antonio
Guadagnini (Siamo Veneto), che oggi, in una conferenza stampa a
palazzo Ferro Fini, stroncano la riforma. Le questioni di metodo
riguardano il fatto che “il presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, non e’ stato eletto da nessuno e procede con le riforme a
colpi di fiducia”, spiega Barison, che aggiunge: “Ha deciso di
personalizzare il referendum”, cosa sbagliata dato che la riforma
va ad incidere sulla vita dei cittadini, ma che ha se non altro
il merito di trasformare il voto in “un’occasione di mandare a
casa un Governo non eletto”.
Passando alle questioni di merito, invece, il primo problema
e’ rappresentato “dall’Italicum, che stabilisce un premio di
maggioranza eccessivo e allontana i cittadini dal voto”, continua
Barison. Del Senato, poi, viene eliminata solo la parte elettiva,
con il risultato che non c’e’ nessuno snellimento burocratico e
che la riduzione dei costi e’ minima. “In un anno si risparmia
quanto si spende in una settimana per mantenere gli immigrati”,
fa notare Rizzotto. C’e’ infine la questione delle decadenze
asincrone che, dicono, finirebbero per rallentare i lavori del
Senato. I consiglieri regionali mandati in Senato, infatti,
potrebbero decadere dalla loro carica in momenti diversi
dell’anno, determinando la necessita’ di essere sostituiti.
Una questione centrale rimane quella
dell’accentramento delle competenze, che “non premia le Regioni
virtuose come il Veneto”, spiega Barbisan. La regione, ad
esempio, “e’ la prima in Italia per turismo”, ma la riforma
“toglierebbe la competenza al Veneto per metterla sotto il
controllo dello Stato”, senza che sia chiaro in che modo questo
dovrebbe migliorare la gestione. “Sosteniamo le iniziative locali
perche’ in questo momento manca l’informazione”, continua
Rizzotto, prendendosela con gli aspetti della riforma che mirano
ad “allontanare i cittadini dalla partecipazione alla vita
pubblica”, come l’innalzamento del numero di firme necessarie a
richiedere un referendum, che passerebbe da 50.000 a 100.000.
“Se si cambia la Costituzione deve essere per correggerne gli
aspetti piu’ anacronistici e consentire una maggiore
partecipazione ai cittadini”, fa eco l’indipendentista
Guadagnini, evidenziando che oggi la Costituzione non permette ai
cittadini di esprimersi tramite referendum su questioni come “il
bilancio, i trattati internazionali e gli aspetti tributari”.
Mentre, invece, la riforma presentata dal Governo “modifica altri
aspetti ma non tocca questi punti fondamentali”. “Si deve
scatenare una guerra sul territorio”, conclude Giorgetti,
annunciando la presenza di “comitati per il ‘no’ in ogni
provincia”.