PD, ORFINI: ABBIAMO CACCIATO CHI DOVEVAMO CACCIARE E ORA SARÀ PARTITO DI GIOVANI
“Anche per pigrizia, negli ultimi anni il Pd romano è stato raccontato come un partito in macerie, distrutto., non mi sembra che questa descrizione corrisponda alla realtà. Prima dello scoppio di Mafia Capitale gli iscritti erano 9500, nemmeno tutti veri, adesso sono 11mila. Certo, se uno vede la politica solo nella dimensione della gestione del potere, è chiaro che abbiamo meno potere di prima a Roma. Il combinato disposto di mafia capitale e il fallimento amministrativo ha causato la sconfitta alle ultime elezioni. Abbiamo perso anche se Giachetti ha fatto una campagna elettorale a mani nude e venivamo da una precedente amministrazione disastrosa. Ora abbiamo cacciato chi dovevamo cacciare e ora ci sarà un Pd a Roma di giovani. Stiamo lavorando per riconquistare il consenso nella città”. Lo ha detto Matteo Orfini, Presidente del Pd, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
CACCIA, REGIONE: NUOVA STRATEGIA PER DANNI DA FAUNA SELVATICA
“Gli assessorati all’Ambiente e all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio hanno lavorato di concerto all’elaborazione del ‘Piano straordinario per la riduzione degli impatti provocati dal cinghiale alle attività antropiche e alla biodiversità del Lazio’. Per la prima volta viene messo a punto un Piano che tratta in maniera organica il tema della fauna selvatica sull’intero territorio regionale, sia per le aree naturali protette sia per gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC)”. Così in una nota la Regione Lazio. “In particolare, il Piano, che verrà presentato con delibera nella prossima Giunta, prevede: la definizione di un piano di gestione della specie, organico e coordinato per tutto il territorio regionale (Ambiti Territoriali di Caccia e aree protette); il pieno coinvolgimento degli ATC e delle squadre di caccia al cinghiale nella gestione del territorio; l’erogazione degli indennizzi e il supporto al mondo agricolo per la realizzazione di interventi di prevenzione; le tecniche di caccia alternative alla braccata, per aumentare gli abbattimenti e contribuire a ridurre la densità della specie; l’attivazione di piani di controllo numerico, in particolare nelle zone esterne alle aree protette; il coinvolgimento del mondo agricolo nella gestione degli interventi di controllo, in particolare per il supporto alla gestione di strutture di cattura sui terreni di proprietà; la formazione diffusa di figure necessarie a incrementare le attività di prelievo, sia in caccia che di controllo; le misure di mitigazione degli incidenti stradali, nei tratti di competenza regionale, dopo l’individuazione dei tratti maggiormente pericolosi; un accordo con le forze dell’ordine preposte per l’intensificazione dei controlli sulla tracciabilità delle carni per scoraggiare l’eventuale illecito commercio; la verifica del rispetto del divieto di foraggiamento, reato di rilevanza penale, in collaborazione con le Polizie Provinciali e i Carabinieri forestali; la realizzazione di una o più strutture regionali con funzioni di trasformazione e commercializzazione della selvaggina; la predisposizione e adozione del regolamento sulle modalità di vendita delle carni di cinghiali prelevati in attività di controllo; la realizzazione di una campagna di informazione diffusa sulle tecniche e modalità di prevenzione del danno; la formazione e aggiornamento per il personale delle aree protette regionali e degli ATC; la costruzione di un sistema unico di raccolta dei dati georeferenziati sui danni da fauna selvatica e sugli incidenti stradali da essa provocati sul territorio regionale; la delimitazione delle aree contigue alle aree protette, in modo da creare zone cuscinetto in cui limitare la movimentazione dei cinghiali con un prelievo venatorio modulabile; la notifica alla Commissione Europea di un atto finalizzato all’esclusione del regime de minimis degli indennizzi dei danni da fauna nelle aree protette e nelle aree esterne – si legge nel comunicato – Sempre nel Piano, si prevedono alcune azioni integrative quali: l’emanazione di una determina di indirizzo per le aree protette regionali che individui azioni specifiche da realizzare con urgenza per ridurre l’impatto della fauna selvatica; la razionalizzazione della collocazione del personale; l’attivazione di un tutoraggio a supporto delle aree protette regionali per la progettazione e l’installazione delle opere di prevenzione dei danni da cinghiale e per la pianificazione e realizzazione degli interventi di prelievo in controllo (catture e abbattimenti); la semplificazione dell’iter autorizzativo per l’attuazione degli interventi di controllo nelle aree protette”.
Ostia: M5s,pd di Zingaretti contrasta abbattimento lungomuro
“Ci siamo battuti in Regione Lazio contro Zingaretti e sodali per non far inserire Castelporziano e Capocotta all’interno del loro conteggio quali spiagge libere; ma il Pd, essendosi reso conto che questa sottrazione avrebbe fatto emergere in modo evidente e inequivocabile lo strapotere dei balneari, ne ha alla fine imposto l’inserimento”. Cosi’ Paolo Ferrara, capogruppo capitolino del M5S. “Oggi leggo su Repubblica di Angelo Bonelli che attacca Virginia Raggi – prosegue Ferrara – proprio su questa tematica, senza che evidenzi le chiare responsabilita’ dei partiti con cui da sempre stringe alleanze: a Ostia qualcuno gioca sporco. Se il Commissario prefettizio Vulpiani si fosse potuto avvalere preventivamente di questo lavoro, i conti reali – una volta sottratte le spiagge di Castelporziano e Capocotta, nonche’ il Porto Turistico di Roma e i lidi interdetti al pubblico a uso governativo – sarebbero stati: spiaggia libera 2.133 mt., mentre gli stabilimenti balneari 6.710 mt.: pertanto e’ evidente che per raggiungere il 50% di spiagge libere sarebbe stato necessario tagliare 2.288,5 mt. di spiaggia agli stabilimenti balneari per ottenere l’equilibrio previsto dalla legge. Invece dai conti imposti dal Pd emerge che, una volta sottratti solo il Porto Turistico, la Tenuta del Presidente interdetta al pubblico e le spiagge a uso governativo, i metri lineari a spiaggia libera a
disposizione dei bagnanti sono pari a 6.510 mt. Per cui mancherebbero solo 200 mt. di spiaggia da sottrarre agli
stabilimenti. Ecco chi vuole realmente conservare il lungomuro e quindi fare un favore ai balneari che per decenni hanno foraggiato quel tipo di politica: la Regione Lazio in quota Pd. Si vede lontano un miglio -conclude – chi vuole stare dalla parte giusta e chi persiste in quella sbagliata. Il gioco sporco del Pd non arrestera’ la nostra marcia verso l’abbattimento del muro”.
Mafia: indagato, Suriano gia’ lo paghiamo,a Natale solo cesto. Intercettazioni, sovvenzione 4mila euro al mese a manager Lidl
Fanno riferimento alle “regalie da elargire per le festivita’ natalizie ai vari dirigenti” del Lidl al “fine di favorire l’acquisizione dei lavori” i due imprenditori Emanuele Micelotta e Giacomo Politi, arrestati nell’ambito dell’ inchiesta della Dda di Milano su presunte infiltrazioni mafiose in Lidl ed Eurospin e nelle societa’ che gestiscono i servizi di sicurezza tra cui quello del Palagiustizia milanese. I due, ritenuti i referenti al nord della famiglia mafiosa catanese dei Laudani, come si legge nel decreto con cui la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha commissariato 4 direzioni generali della catena della grande distribuzione tedesca, avrebbero suddiviso “l’importanza del regalo a seconda della funzione rivestita dal soggetto all’interno del quadro direttivo”. In una intercettazione ambientale del 19 dicembre scorso e riportata nel provvedimento, i due “parlano chiaramente del regalo importante da fare a Tomasella, responsabile del magazzino di Volpiano, in provincia di Torino, e di quello da fare a Simone Suriano (il dirigente del Lidl finito agli arresti domiciliari questa mattina, ndr). Nei confronti del secondo Politi ha intenzione di “voler predisporre non un cesto ma solo un pacco, visto che gia’ lo sovvenzionano con ? 4.000,00 al mese”. “A lui gli diamo un cesto grande”, dice Politi a Micelotta nell’ intercettazione. E l’altro: “Eh…diamogli il cesto grande… e pero'”. Poco dopo, ancora Politi: “ma poi…un cesto…minchia un pacco…eh… gia’ 4000 euro al mese che si prende …”. La replica: “E diamogli un pacco”.
Mafia: giudici, non va invocata buona fede dei manager Lidl. Tribunale, soldi per dare lavori e rapporti con famiglia Laudani
“Non puo’ essere invocata una posizione di buona fede” dei dirigenti delle quattro direzioni generali Lidl di Volpiano, Biandrate, Somaglia e Misterbianco, al centro dell’inchiesta della Dda milanese, in quanto “non solo percepiscono denaro per assegnare lavori in favore degli indagati (…) ma intrattengono, in via diretta o indiretta (questo allo stato non e’ noto) rapporti con soggetti appartenenti alla famiglia mafiosa dei Laudani in grado di orientare le scelte” della catena della grande distribuzione nell’assegnare gli appalti dei servizi. Sono le conclusioni del provvedimento con cui la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, ha disposto l’amministrazione giudiziaria di Lidl Italia s.p.a. “in relazione alle direzioni in cui si e’ realizzata l’ infiltrazione mafiosa”, per un periodo di sei mesi.
Mafia: Dada; Boccassini, pescavano in laghetto sicuro
Per coloro che volevano corromper “era come pescare in un laghetto sicuro: sapevano esattamente chi, come e dove trovare le persone da corrompere”. Lo ha detto la responsabile milanese della Dda, Ilda Boccassini, illustrando i dettagli dell’operazione Lidl. “Tutta l’indagine – ha aggiunto – e’ stata condotta in piena sinergia con l’autorita’ giudiziaria di Catania”.
Mafia: Dda; Boccassini, sapevano chi corrompere
Le indagini riguardanti la Lidl hanno accertato che “sapevano chi corrompere, quali fossero le persone giuste da corrompere”: lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, responsabile della Dda milanese, illustrando a Milano i dettagli che hanno portato alla scoperta della presunta associazione per delinquere.
Mafia: gip, cosca garantiva monopolio appalti Lidl
Stando all’ordinanza del gip di Milano Giulio Fanales, emessa su richiesta del pm della Dda Paolo Storari, la presunta associazione per delinquere, composta da 16 persone, avrebbe commesso “una pluralita’ di delitti di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione Iva, omesso versamento IVA, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati”. In particolare, Luigi Alecci, Giacomo Politi e Emanuele Micelotta, tutti “con il ruolo di capi e promotori”, nel 2008 avrebbero costituito “dapprima la Sigi Facilities e poi, nel 2015, la Sigilog, societa’ consortile a cui fanno capo una serie di imprese, che si occupano di logistica e servizi alle imprese, intestate a prestanome al fine di permettere agli indagati una totale mimetizzazione”. Queste imprese, poi, come si legge sempre nell’ordinanza, avrebbero versato somme di denaro a Simone Suriano “dipendente Lidl Italia srl, con il ruolo di associato” e finito oggi agli arresti domiciliari. Suriano
sarebbe stato “stabilmente a libro paga al fine di far ottenere appalti a favore di imprese facenti parte dei consorzi Sigi Facilitis e Sigilog”. La societa’ Lidl Italia, invece, non e’ indagata. Soldi sarebbero stati versati, poi, anche a Salvatore Orazio Di Mauro, “fino al suo arresto intervenuto in data 10.2.2016”. Di Mauro sarebbe un “esponente di spicco della famiglia Laudani, uomo di fiducia di Laudani Sebastiano classe ’69, detto Iano il grande”. Le imprese della presunta associazione, tra l’altro, avrebbero versato denaro anche a “Enrico Borzi'”, anche lui presunto esponente dell’associazione. I rapporti tra gli indagati e la famiglia Laudani, si legge negli atti, “risalgono a tempo addietro” e tra le finalita’ dei versamenti c’era anche quella “di provvedere al sostegno dei detenuti della famiglia mafiosa dei Laudani”.
Mafia: gip, cosca garantiva monopolio appalti Lidl. Atti, arrestati pagavano clan in Sicilia e mazzette in Piemonte
La presunta associazione per delinquere smantellata oggi dalla Dda di Milano avrebbe ottenuto “commesse e appalti di servizi in Sicilia” da Lidl Italia e Eurospin Italia attraverso “dazioni di denaro a esponenti della famiglia Laudani”, clan mafioso “in grado di garantire il monopolio di tali commesse e la cogestione dei lavori in Sicilia”. Gli arrestati, inoltre, avrebbero ottenuto lavori da Lidl Italia “in Piemonte” attraverso “dazioni corruttive”. Lo si legge nell’ordinanza cautelare.
Operazione Dda,4 Lidl in amministrazione giudiziaria. Indagine antimafia tra Milano e Catania su famiglia Laudani
Dalle prime ore di oggi un’operazione interforze della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza sta eseguendo 15 misure cautelari e due fermi tra la Lombardia e la Sicilia nell’ambito di una indagine contro le attivita’ criminali della famiglia mafiosa catanese dei Laudani coordinata dalla Dda di Milano. In particolare, secondo quanto si e’ appreso, sono state poste in amministrazione giudiziaria quattro direzioni generali della societa’ di grande distribuzione Lidl, cui afferiscono circa 200 punti vendita