SANITÀ, SINDACATI: ASL RM2 A RISCHIO CENTINAIA POSTI LAVORO, RISPOSTE O SCIOPERO
“Il 13 aprile 2016 le organizzazioni sindacali Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl hanno incontrato i rappresentati della Prefettura e le parti datoriali delle cooperative Capodarco e Maggio 82 che impiegano circa 430 lavoratori nei servizi amministrativi nell’Ex Asl Roma C, per affrontare le problematicità scaturite dalle determinazioni 313 e 314 nelle quali si prevedono tagli delle ore e degli importi e quindi la perdita di centinaia di posti di lavoro“. Lo dichiarano in una nota i Segretari Regionali di Cgil Fp Mastropietri, della Cisl Fp Gunnella e della Uil Fpl Calcagni.
“Purtroppo in mancanza della controparte, ossia Regione ed Asl – aggiunge – quello di ieri è stato un mero incontro interlocutorio; la Prefettura tuttavia si è fatta carico di mediare con la Regione per un incontro urgente tra tutte le parti coinvolte. Nonostante il primo aprile, dopo una assemblea molto partecipata, Cgil Cisl e Uil abbiano dichiarato lo stato di agitazione di tutto il personale impiegato in questa commessa, nessuna convocazione ci è giunta dalla Regione Lazio. Per questo esprimiamo il nostro malcontento – concludono i segretari – se entro breve non ci sarà un confronto serio e serrato sulla questione e se non avremo garanzie sulla salvaguardia occupazionale di tutti questi lavoratori, il 40% dei quali con disabilità, non ci rimarrà altra strade se non quella dello sciopero“.
Omniroma-COMUNALI, STORACE: NOI SIAMO IN CORSA, IN CAMPIDOGLIO CI SAREMO
“Da ieri il simbolo della lista Storace campeggia sui manifesti affissi a Roma. Alle comunali i candidati al Campidoglio e nei consigli municipali che si stanno schierando al mio fianco in gran numero, correranno nella lista che ha diretto riferimento al mio nome, in una battaglia amministrativa che sarà sotto il segno della capacità di governare. Nessuno degli altri candidati a sindaco ha l’esperienza adatta a guidare una città che è nel pieno di una crisi profonda e non può precipitare nell’avventura“. Lo scrive Francesco Storace, candidato Sindaco di Roma.
“Ci richiamiamo a un modello di governo del territorio che sia assolutamente innovativo: il nostro sogno è trasformare Roma in città-regione, dotata di poteri legislativi per potersi autodeterminare senza attendere le decisioni di una regione sempre più lontana dalla sua Capitale. Avrei voluto candidarmi in rappresentanza della coalizione che ha governato con me il Lazio, e che appena tre anni fa mi riconosceva alla testa del centrodestra contro Zingaretti. Improvvisamente però sono apparso come un nemico del centrodestra. Sulla scheda elettorale – aggiunge Storace su Il Giornale d’Italia – ci sarà il mio nome e questa lista: gli altri pensano a tutto fuorché a Roma altrimenti le alleanze le avrebbero cercate. Gli altri litigano per le percentuali da incassare ai fini della spartizione prevista dall’Italicum. E se Roma torna a sinistra o addirittura ai grillini sembrano fregarsene. Se la situazione non muta si aprirà un’altra partita, per niente prevedibile dai sondaggi. Comunque vada, in Campidoglio rappresenteremo quel pezzo di Roma che i partiti hanno abbandonato a se stessa. Loro pensano ai giochi elettorali; noi ai problemi del popolo“.
MAFIA CAPITALE, LEGALE CARMINATI: ECCO VERITÀ SU TEORIA MONDO DI MEZZO
Mafia Capitale. Giosuè Bruno Naso, legale tra gli altri di Massimo Carminati, considerato dalla procura il deus ex machina dell’organizzazione criminale romana, è intervenuto su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Il legale di Massimo Carminati ha commentato gli ultimi sviluppi del processo: “La novità è quella che emersa sui giornali di ieri ed attiene all’ordinanza con cui il tribunale ha congelato i termini di custodia cautelare per tutto il dibattimento, il che vuol dire che li ha congelati almeno per un altro anno e mezzo, visto che al momento abbiamo un calendario che arriva a marzo 2017. La custodia cautelare che patiranno questi imputati è particolarmente pesante. Il processo era basato solo sulle telefonate ed è rimasto solo sulle telefonate. Pensate che non hanno ritenuto di dover interrogare le asserite persone offese dei reati di estorsione: per verificare se una persona è stata intimidita la devi interrogare, altrimenti come si fa a parlare di estorsione? Tutto il processo è rappresentato dal contenuto di intercettazioni telefoniche, che sono a valanga. Per questo io da subito ho rappresentato il bisogno di trascrivere subito le intercettazioni Ora bisogna aspettare tantissimo tempo, tutto questo sulla pelle degli imputati, che restano in carcere ad aspettare la trascrizione delle intercettazioni telefoniche senza poter aspirare all’attenuazione della misura cautelare almeno con gli arresti domiciliari“.
Naso, poi, ha spiegato quale sarebbe la vera teoria di Carminati sul Mondo di Mezzo: “Le cose sono totalmente diverse da quelle che sembrano. Si trattava di una telefonata a cui si è voluto erroneamente conferire un valore simbolico quale atto rappresentativo della filosofia di vita esistenziale che avrebbe ispirato questo gruppo di mezzo. In realtà, tutto si basa sulla interlocuzione di Carminati in un discorso che avveniva tra lui Brugia e Gaglianone in cui Brugia, con quel suo fare da spaccone molto pittoresco, raccontava che un suo conoscente, che si riteneva di non particolare affidabilità, gli aveva detto che aveva fornito ad un notissimo personaggio della televisione, mezzo etto di cocaina alla settimana. Lui a al personaggio molto in vista della tv. Allora, prendendo spunto da questa interlocuzione tra i due, Carminati si inserisce e dice a Brugia quella frase sul mondo di sopra e il mondo di sotto. Se togliamo questa frase dal contesto in cui è stata pronunciata, si stravolge il senso che si vuole dare a quella affermazione, a quella frase e a quel discorso. E’ evidente che se nessuno avesse fatto riferimento a quella asserita fornitura di cocaina al notissimo personaggio della tv, Carminati non avrebbe mai pronunciato quella frase“.
Naso ribadisce la “forte” componente mediatica del processo: “Purtroppo questo è un processo a forte componente mediatica. Dal tribunale ci dovremmo aspettare un atto non dico di eroismo ma sicuramente di grande libertà individuale e collegiale, di grande autonomia di pensiero, perché ci vorrà del coraggio per assumere una decisione distonica rispetto alle attese e alle aspettative. Credo che questo tribunale il coraggio ce l’avrà. Le pressioni mediatiche, però, sono fortissime. Questo è un processo studiato a tavolino“:
Naso, legale di Massimo Carminati, ha poi metaforicamente parlando paragonato il suo assistito a Silvio Berlusconi: “Hanno rimproverato a Berlusconi, correttamente in molte occasioni, di farsi le leggi ad personam. Ma Berlusconi è ricorso alle leggi ad personam per difendersi dai processi ad personam. L’unica differenza è che Carminati non si può fare le leggi ad personam, però certamente è stato oggetto di un processo ad personam. Non hanno dato ancora una appagante e seria giustificazione al motivo per il quale dal 2011 Massimo Carminati è stato oggetto di intercettazioni telefoniche, pedinamenti e controlli massicci, solo perché si chiamava Carminati. Io non mi scandalizzo di questo, tutte le polizie dal mondo fanno così, però finché il sospetto e questo modo di comportarsi è della polizia è un conto, quando il costume della polizia diventa un costume della magistratura le cose cambiano, perché allora si restringono gli spazi di garanzia per la libertà del cittadino“.
Naso, avvocato di Massimo Carminati, smentisce il fatto che alcuni testimoni quando appare Carminati in videoconferenza al processo dimenticano tutto all’improvviso: “Questa è una balla, fatico io a riconoscere Carminati in videoconferenza. Carminati impegna un terzo della metà inferiore dello schermo, è impossibile che un testimone lo veda e si intimorisca“.
Naso, poi, rivendica la difficoltà con cui porta avanti la difesa di Carminati: “Io non vedo Carminati da Natale. Quando dico che questa è una difesa minorata ed è una difesa minorata non necessitata, faccio riferimento al fatto che il 41bis esiste anche a Roma nel carcere di Rebibbia. Non capisco la ragione per la quale, durante il processo, Carminati debba stare a Parma e non a Roma, a Rebibbia, sezione 41bis, dove il contatto con i suoi difensori sarebbe ovviamente molto più agevole. Ha chiesto di essere trasferito, ma ci ridono in faccia“.
Carminati conferma il fatto che stavolta si difenderà in tribunale davanti al giudice: “Conferma che stavolta parlerà, si difenderà. La procedura prevede prima l’assunzione di tutti i testimoni dell’accusa, poi l’esame degli imputati e poi l’assunzione dei testimoni della difesa, specificando che un imputato può decidere di parlare quando vuole, attraverso dichiarazioni spontanee. Per rispondere alle domande delle parti, accusa difesa e giudice, deve aspettare il completamento dell’esame dei testi di accusa del pubblico ministero. Carminati è una persona che si difende e attraverso le proprie dichiarazioni in questo processo si difenderà, ma Carminati non è un delatore, non è una persona che accusa. A ciascuno il suo, lui dice sempre che purtroppo la sorte nei processi gli ha riservato il ruolo di imputato. Certo dovrà dire delle cose, riferire delle circostanze, ma tanto se saranno cose non gradite sarà tacciato di inaffidabilità“.
SANITÀ. ANAAO A ZINGARETTI: STABILIZZAZIONE PRECARI FERMA. “PASSATI 8 MESI, CI SAREMMO ASPETTATI UN DECRETO“
“Il 16 luglio 2015 abbiamo firmato con la Regione Lazio un protocollo di intesa con il quale avremmo iniziato il procedimento di stabilizzazione dei precari della regione. Da allora si sono prodotte varie istanze affinché si arrivasse ad un decreto operativo, ma a distanza di otto mesi nessun dirigente e’ stato stabilizzato e i precari con contratto atipico vedono con preoccupazione l’avvicinarsi della scadenza del 31 dicembre 2016“. Lo scrivono il segretario regionale Anaao-Assomed, Guido Coen Tirelli, e del segretario generale Cisl Medici Lazio, Luciano Cifaldi, in una lettera inviata al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
“Crediamo doveroso ricordare al presidente le scadenze delle proroghe, ma ci saremmo aspettati in tempi celeri un decreto operativo che obbligasse le aziende del Lazio ad una stabilizzazione rapida ed efficace– continuano i segretari- Vogliamo ricordare che quasi tutti i dirigenti precari sono utilizzati per compiti assistenziali ed occupano posti che oltre che ad essere necessari per i Lea sono già ricompresi nelle dotazioni organiche delle aziende sanitarie. Speriamo che la Cabina di Regia sia pronta ad accogliere questo invito e che in tempi brevi si possa iniziare un percorso certo e condivisibile di stabilizzazione, poiché se così non fosse ci vedremmo costretti ad avviare le azioni sindacali che le nostre Segreterie riterranno idonee in ogni sede”.
“I VERI PADRONI DEL MONDO SONO QUELLI DELLA COMMISSIONE TRILATERALE CHE SI RIUNISCE DOMANI A ROMA. LORO CHIAMANO RENZI E GLI DICONO COSA FARE. SONO PREOCCUPATI, PERCHE’ HANNO CAPITO CHE E’ UN PO’ UN CAZZARO”. BIANCONI SHOW A RADIO CUSANO CAMPUS
Maurizio Bianconi, deputato di Conservatori e Riformisti, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Bianconi ha preso in giro Renzi, definendolo uno speaker di campagna: “Renzi è un campagnolo, si vede da come si muove, da come si veste, da come si atteggia, è un contadinello rifatto. E’ un contadino che vuol fare il ganzino, con le mani in tasca, beffardo. Lo vedete come si muove, non è mai naturale, non è mai disinvolto, sempre fuori le righe. Non mi ricorda un ragazzo di campagna di Pozzetto, ma i ragazzi di campagna di casa mia. Cerca di darsi un tono, è impacciato, si da un tono e non ce l’ha, non ha la classe naturale di Alfio, insomma. Nemmeno io sono bello, ma il mio è un limite fisico, il suo è un limite comportamentale“.
Bianconi, poi, ha parlato di quelli che, secondo lui, sono i veri padroni del mondo: “Nessuno si accorge che da domani si riuniscono in Italia i nostri veri padroni. Nessuno ne parla. I veri padroni dell’Italia si riuniranno in un albergo nella cosiddetta commissione trilaterale. Non sono un complottista, non c’è nessun complotto. La commissione trilaterale è una commissione nella quale i maggiori finanzieri del mondo, i maggiori quattrinai del mondo, d’America, Europa e Giappone si riuniscono per discutere del futuro del pianeta. Sono loro che decidono cosa si fa. In tutto il mondo a decidere le sorti del pianeta sono 200 persone. Ritengono che il mondo debba essere gestito fuori dagli schemi delle nazioni, fuori dagli impicci della democrazia e attraverso il discorso del libero mercato la finanza deve fare la politica. Non a caso sono venuti in Italia a discutere del futuro dell’Italia in Europa. Il penultimo presidente del consiglio italiano fa parte della commissione trilaterale, il penultimo anche, la presidente della Rai ne fa parte, hanno il potere politico e quello della comunicazione e dentro ci sono anche tutti i maggiori banchieri italiani. Loro decidono, poi chiamano Renzi e gli dicono che cosa deve fare. Ma anche loro, ora, hanno capito che Renzi è un po’ cazzaro e quindi stanno decidendo che cosa devono fare. Questi e il circolo Bilderberg, che conta un po’ meno, sono i veri padroni del mondo“.
Sergio Lo Giudice, Senatore del Pd, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Sulle riforme costituzionali. “Il mio interlocutore principale è il segretario del mio partito più che il capo del governo –ha affermato Lo Giudice-. Noi siamo arrivati all’appuntamento del voto finale sulle riforme con un voto quasi unanime del Pd. C’è stato solo un deputato alla Camera che non ha partecipato al. Tutte le anime hanno sostenuto questo progetto, dopo che si trovata una quadra rispetto alle proposte di modifica presentate da una parte del Pd, anche se non tutte. Quello che noi abbiamo detto è: ragioniamo assieme su come arrivare all’appuntamento del referendum di ottobre. Temiamo che si arrivi al voto sul referendum con un plebiscito che divida chi sostiene le ragioni del referendum e chi non le sostiene e che segni questi confini anche a livello politico. Ci sono sia nel Pd che fuori, tante persone perbene, un pezzo della sinistra italiana, le associazioni, i sindacati che saranno per il no. E invece ci sono i verdiniani e pezzi di FI che voteranno sì. Trasformare questa divisione per il sì e per il no nella grande divisione politica che sposta il baricentro delle alleanze del Pd da sinistra verso destra non ci piacerebbe per niente”.
“Sul referendum di ottobre –ha spiegato Lo Giudice-, il Pd avrà un atteggiamento esattamente opposto a quello di domenica sulle trivelle. Chiamerà i cittadini a votare. E comunque non è previsto nessun quorum da raggiungere. Tra poche settimane noi dovremo chiamare i nostri elettori alle amministrative e il timore che si verifichi una scarsissima affluenza al voto è forte. Secondo me è sempre meglio che i partiti invitino i cittadini a votare, nel caso del referendum lasciando libertà di voto. Nel contesto del referendum sulle trivelle credo che sarebbe stato più saggio dire ai componenti del partito di decidere ognuno secondo le proprie convinzioni”.
Impresentabili; Fava (Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia) a Radio Cusano Campus: “Forza Italia dovrà spiegare perché ha deciso di candidare Bertolaso nonostante sia al di sotto della soglia stabilita dal Codice di autoregolamentazione“. Su Potenza: “Alla mia interrogazione il Parlamento ha risposto dopo un anno, ma dopo un giorno era già sulla scrivania dei lobbisti”
Claudio Fava, vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Sono una decina i comuni che la Commissione Antimafia ha intenzione di mettere sotto osservazione, tra questi anche Roma. “Nel codice di autoregolamentazione approvato dai partiti all’unanimità –ha spiegato Fava-, ci sono articoli nei quali si afferma che la Commissione è impegnata a verificare che i candidati rispondano alle condizioni proposte da questo codice. Quindi noi facciamo quello che il Parlamento ci chiede di fare. L’idea che si faccia una valutazione sulle liste a favore di qualcuno e contro qualcun altro è una caricatura di quello che stiamo facendo. La legge Severino prevede che i condannati, anche in primo grado, per una serie di reati, non possono essere candidati. Noi abbiamo proposto un codice di autoregolamentazione che alza l’asticella, rispondendo ad una richiesta di maggiore sensibilità etica da parte delle forze politiche. Questo codice prevede che sia sufficiente il rinvio a giudizio per alcuni reati, perché i partiti si impegnino a non candidare quelle persone. Naturalmente non possiamo escludere nessuno dalle liste, ma è compito nostro segnalare coloro che sono al di sotto di questa soglia. Compito dei partiti è non candidarli”.
Da Forza Italia dicono ‘Chissà quale effetto produrrà questo lavoro’… “Forza Italia –ha affermato Fava- non ha ben capito come funziona il nostro lavoro. E’ Forza Italia che si deve porre il problema di candidare chi è al di sotto di quelle condizioni ostative, non noi. Quando faremo una verifica sulle liste già presentate non potremo non prendere atto che alcuni candidati sono al di sotto di quella soglia. E’ responsabilità dei partiti spiegare perché hanno deciso di candidarli lo stesso. L’esempio più eclatante, poi probabilmente ne salteranno fuori anche altri, è quello di Bertolaso. Lui non è stato rinviato a giudizio soltanto per omicidio colposo, ma anche per corruzione, cioè una delle figure di reato che nel codice è prevista come ostativa. Bertolaso non dovrebbe essere candidato alla luce di questi fatti. Se Forza Italia lo candida se ne assume la responsabilità davanti all’opinione pubblica. Il lavoro di selezione devono farlo i partiti. Non siamo noi a rivelare che un candidato di trova in condizioni ostative, si sa già”.
Il caso De Luca. “Il livello più alto di responsabilità è in capo agli elettori –ha spiegato Fava-. Il caso di De Luca è un caso non particolarmente drammatico, nel senso che si tratta di reati gravi ma non di mafia. Ricordo che qualche anno ci furono elezioni in cui candidati dichiarati ineleggibili e cacciati via dai consigli regionali, che si ricandidavano sapendo che non potevano essere eletti, ma solo per una dimostrazione di forza. Il problema non è il signore che si candida pur avendo precedenti penali che impediscono la sua candidatura, ma sono i 5000 cittadini che lo hanno votato e che ritengono che nella selezione del ceto politico debba prevalere un ragionamento sulla forza più che sulla qualità, sulla furbizia più che sulla trasparenza, sul senso di appartenenza e di amicizia più che sull’autonomia politica”.
In merito all’inchiesta di Potenza legata all’imprenditore Gianluca Gemelli e al riferimento all’interrogazione parlamentare presentata dallo stesso Fava. “Gemelli mi fa pensare ad Alberto Sordi –ha affermato Fava- nel senso che si risponde con una pernacchia a chi ha ragionamenti così raffinati e poi va a raccattare emendamenti attraverso la fidanzata ministro per far marciare i suoi affari, che sta lì nel quartierino a brigare su nomine e appalti e come il vedovo di Sordi ha bisogno che la fidanzata più autorevole gli spiani la strada. E’ una commedia all’italiana, solo che non è commedia, ma rischia di diventare farsa o tragedia. La cosa che mi ha dato maggiormente fastidio è che questi raccattino 4 luoghi comuni in giro e li facciano diventare ragione di una loro invettiva telefonica. La mia interrogazione è stata un atto ispettivo in cui chiedevo al ministro di chiarirmi alcune opacità nei passaggi sul più importante porto industriale d’Italia. Questa interrogazione non ha avuto risposta per un anno, fino a ieri. Dopo un’ora la mia interrogazione era già sulla scrivania dei signori del quartierino, che decidevano cosa fare, come parare il colpo. Per un anno dal governo non è arrivata una parola, ma dopo un giorno chi doveva sapere ha saputo e si stava attrezzando. Questo è imbarazzante, fa capire quanto poco rispetto ci sia per il Parlamento e quanto invece ce ne sia nei confronti dei lobbisti. Su questa vicenda si sono mossi tutti, da Confindustria a questo faccendiere Gemelli, mentre dal Parlamento una risposta è arrivata solo un anno dopo, quando se n’è occupata la stampa”.
Centinaia gli annunci online di persone disposte a vendere un rene, il midollo spinale e una parte di fegato per far fronte alle difficoltà economiche. Un fenomeno sempre più frequente. Andrea Lupoli, conduttore della trasmissione “Genetica oggi” su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) ha contattato il titolare di un annuncio pubblicato su un forum, che ha messo in vendita un rene.
Si tratta di Marco (nome di fantasia), un quarantenne residente a Napoli, che ha confermato di voler vendere il suo rene per esigenze economiche. “Questa è una vita impossibile –ha dichiarato Marco-. Questa è una vita dove nessuno ti dà nulla. Faccio questa cosa perché mi servono soldi per vivere, io non ho nessuno più che mi aiuta”.
Alla domanda sulla sua occupazione, Marco ha risposto: “Non ho mai avuto bisogno di lavorare. Poi sono successe delle realtà, delle problematiche di dover anche mantenere la famiglia, quindi è successo questo…”.
Quando il conduttore gli ha chiesto di che gruppo sanguigno fosse, Marco ha risposto: “Non lo so, ora mi devo fare le analisi e poi se mi richiami ti faccio sapere… Io non ho idea di come si fanno queste cose, ho soltanto visto che c’erano delle persone disperate quanto me e quindi ho deciso di fare questa cosa. Se mi chiami fra 4-5 giorni parlo col mio medico e qualcosa saprò. Magari ci dirà dove si può fare, ora vediamo…”.
Riguardo i costi, Marco ha spiegato: “Non ho proprio idea, vediamo prima le cose cliniche… Vediamo se siamo compatibili col sangue”.
Infine, l’amara riflessione: “Un dopo non ci sta –ha affermato Marco-. Qualsiasi cosa possa esserci dopo è meglio del presente”.