ROMA, BRUNETTA SU BERTOLASO: “SIAMO ANDATI INSIEME AL DIVINO AMORE, NE ABBIAMO TUTTI BISOGNO DI QUESTI TEMPI“. POI, SEMPRE SU RADIO CUSANO CAMPUS, RIVELA: “MI E’ ARRIVATA UNA BOLLETTA DELLA LUCE DA 14.000 EURO, PER POCO NON COLLASSO”
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla camera dei deputati, su Radio Cusano Campus nel corso del format ECG Regione condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio ha parlato di Guido Bertolaso, candidato sindaco di Roma per Forza Italia: “L’altra sera ho avuto l’amico Bertolaso a cena, perché siamo andati a fare una visita al Divino Amore. Ne abbiamo tutti bisogno dati i tempi. A cena, i racconti che ho sentito da Bertolaso, dall’Aquila all’Africa, passando per la Protezione Civile, di quest’uomo straordinario, schivo, anche un po’ rude, con un’esperienza di vita e professionale straordinaria. Mi chiedo, ma perché tanta cattiva stampa davanti a un uomo straordinario che conosce le cose che dice di fare? Gli altri candidati non hanno mai avuto esperienza di tipo amministrativo-governativo. Bertolaso è uno che le cose che dice le sa fare. Se dice che risolve il problema della spazzatura, lo sa fare perché l’ha già fatto. O le buche, o la casa. Gli altri sono candidati improbabili, virtuali. Le cose che dicono di fare non le hanno mai fatte“.
Brunetta, tra le altre cose, ha raccontato la propria disavventura con la bolletta della luce: “La class action potenzialmente è un grande strumento. La usiamo per fare opposizione extraparlamentare partendo dalla gente. Vogliamo parlare delle maxi bollette per l’energia? Sono toccate anche a me! I fornitori dei servizi gas, elettrici, ecc non fanno i controlli, non leggono i contatori e dopo due tre anni ti arriva un bollettone. A me è arrivata una bolletta della luce da 14.000 euro, mi è venuto un mezzo collasso, dati i tempi. Tra casa, giardino, illuminazione e così via fai presto a fare i conti. Tra l’altro dentro al bollettone spesso ci sono importi non dovuti“.
Bersani (PD) a Radio Cusano Campus: “Marino? Non ci sarebbe stato bisogno di scrivere libri se ci fossimo detti le cose in faccia chiudendo gli streaming. La politica non è comando. Referendum? Il futuro è il matrimonio tra gas e rinnovabili. Comunque è assurdo che il Pd prima proponga i referendum e poi dica di non votare. All’Europa giusto chiedere meno rigore, ma con il nostro debito la scelta deve essere condivisa. Non era scritto sulle tavole della legge che dovessimo essere i primi a sperimentare il bail in. Banche? Finchè non si scrive che certe pratiche costituiscono reato non si va avanti”.
Pierluigi Bersani, deputato del PD, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
In merito all’attacco di Ignazio Marino al Pd. “Sono dispiaciuto che le cose siano andate così –ha affermato Bersani-. In una famiglia, in un partito, in una città, possono succedere disgrazie e cose gravi, il problema è come si reagisce. Quando ci siamo ritrovati in mezzo a Mafia capitale, in una situazione complicata e tesa, lì abbiamo fatto l’errore. In quel momento bisognava elaborare il lutto in compagnia, dicendoci tutto quello c’era da dirsi. L’idea invece di tranciare, commissariare, impedire la discussione, via via ha portato a incrudire la situazione. Non ci sarebbe stato bisogno di scrivere libri, se ci fosse stata una discussione interna al partito. Questo difetto originale ce lo trasciniamo ed è destinato certamente ad indebolirci. Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi davvero in faccia, dirsi cosa si pensa, chiudere gli streaming. Una comunità deve saper discutere e anche farsi vedere discutere, anche in maniera aspra. Se la gente ci avesse visto discutere avrebbe avuto più stima di noi. Io sono legato a questo tipo di politica. Invece si cerca di semplificare, di portare in posizioni di comando la politica, che non è comando, nasce come partecipazione. Quando la si vuole ridurre a comando si va a sbattere contro un muro”.
Sui contrasti interni al Pd. “Io –ha spiegato Bersani- vedo che c’è un problema nella nostra militanza e nella percezione che il Pd possa essere il baricentro di un centrosinistra scagliato netto sui propri valori. Credo che in questo momento, almeno dal lato di una sensibilità di sinistra, ci sia un certo disagio. Questo deriva da meccanismi programmatici e da fatti di governo che possono essere condivisi o meno, ma deriva anche dalla sensazione che il partito stia cambiando pelle, cioè che i caratteri di un partito della partecipazione e della libertà si appannino di fronte a meccanismi di verticalizzazione e di comando”.
In merito al referendum sulle trivelle. “Abbiamo fatto tutto noi –ha sottolineato Bersani-. Non c’è la raccolta di firme, ci sono consigli regionali, 8 su 10 a maggioranza Pd, che indicono un referendum. C’è un governo in mano al Pd. L’esito è quello di mettere il Paese davanti a un dilemma arcaico tra energia e ambiente, tra industria e ambiente? Noi come sinistra abbiamo lavorato in tutti questi anni perché energia e ambiente si dessero la mano in una chiave di innovazione. Adesso abbiamo allestito un appuntamento nel quale tornano i vecchi slogan, degli industrialisti contro gli ambientalisti e viceversa. Davanti a queste cose dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato e come riprendiamo il volo. La soluzione non può essere dire non andiamo a votare, perché non è una cosa da Pd. Dobbiamo concepire ancora per un po’ di anni un matrimonio tra rinnovabili e gas, questo ci garantisce crescita e il minore impatto ambientale. Dopodichè il gas da qualche parte va tirato un po’ fuori, le rinnovabili vanno fatte. Nei matrimoni si dice sì? Beh, può capitare di tutto. Adesso io credo che questo appuntamento bisogna affrontarlo con un po’ di umiltà dicendo che questo dilemma è improprio, non dicendo che non si deve andare a votare. E’ chiaro che se domani mattina 500mila pazzi facessero un referendum che chieda di poter bruciare i campi rom, io devo impedirlo usando qualsiasi mezzo, se serve anche con l’astensione. Ma io dico, è possibile predicare l’astensione a fronte di un referendum indetto da noi? Cerchiamo di non arrivare al ridicolo. Io lo dirò come voto, ma adesso vorrei impegnarmi perché il mio partito alla prossima Direzione trovasse una chiave nella quale ci si possa riconoscere un po’ tutti. Il giorno dopo dirò come voterò”.
La fase economica attuale. “In Europa e in Italia si è fermata la recessione e stenta a darsi forza la ripresa –ha affermato Bersani-. Noi stentiamo al solito più degli altri, perché loro fanno 1,5, noi facciamo 0,7-0,8. Cosa possiamo fare per dare spinta alla ripresa? C’è una sola chiave, dobbiamo far ripartire un po’ di investimenti pubblici e privati, perché solo quelli danno lavoro. Se troviamo il modo di avere quei famosi margini di flessibilità, usiamoli sugli investimenti. Non sono solo le regole sul lavoro che possono dar lavoro. Certo, il jobs act ha portato qualche beneficio alla modica cifra di 11 miliardi di euro di incentivi. Attenzione alla precarietà che riparte sottoforma di voucher. Giusto chiedere all’Europa di superare l’austerità e di avere margini condivisi. Col debito che abbiamo, se il mondo percepisce che l’Europa non ha più una regola, noi saremmo esposti ai mercati il giorno dopo, quindi allentiamo i vincoli e l’austerità ma in un quadro regolato a livello europeo, non sbraghiamo. Abbiamo il grande problema delle sofferenze bancarie. Anche se la Bce pompa liquidità, le banche non possono dare prestiti quindi le sofferenze limitano i nuovi prestiti. Noi dobbiamo chiedere all’Europa di avere un po’ di margini in più su quel punto. Bisogna concentrarsi su una cosa, non su 20”.
Sulla vicenda banche e risparmiatori truffati. “Non era scritto sulle tavole della legge che dovessimo essere i primi a sperimentare il bail in –ha affermato Bersani-. Secondo me bisogna assolutamente far apprezzare a livello europeo che si tratta di una prima applicazione che non costituisce precedente. Bisogna cercare di non essere fiscali nel cercare di andare incontro a chi è rimasto sotto a questo problema. Sono in corso norme sulle liberalizzazioni, vogliamo infilare lì qualche norma precisa sui doveri di chi sta a uno sportello di una banca, sui doveri di una banca nei confronti del risparmiatore? Oppure vogliamo davvero pensare, come ho letto da qualche parte, che il risparmiatore debba essere un esperto di finanza? E’ come dire che chi va dal medico deve avere la laurea in medicina, altrimenti non ha diritto a prendere una pastiglia. Se io allo sportello, anche fossi l’ultimo anello della catena, ho avuto certe indicazioni, se ti do un prestito in cambio del tuo acquisto di azioni della banca, quello è un reato. Finchè non scriviamo che è un reato, non si risolve quel problema. Se io non avessi fatto una norma sulla trasferibilità dei mutui, ci sarebbe oggi la trasferibilità? La politica deve difendere il cittadino comune dalle possibili prepotenze del mercato”.
Fabrizio Panecaldo, ex capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia.
In merito alle dichiarazioni di Ignazio Marino durante la presentazione del suo libro. “Finita la conferenza stampa –ha affermato Panecaldo- mi è venuta voglia di scrivere alcuni capitoli a cui ha fatto riferimento il sindaco, perché quella maggioranza non era composta solo da Marino, ma anche da 19 consiglieri che fino all’ultimo secondo hanno sostenuto fino all’ultimo secondo, anche in modo disperato, un’esperienza che ormai si era consumata. Entravi in un bar e i cittadini ti dicevano di andare a casa. Non è politica, è marketing quello che ha fatto Marino oggi. Ciò che ha detto l’ex sindaco nei riguardi del Pd è semplicemente ingeneroso. Lui ha fatto riferimento a quando fu proposto dai vertici nazionali del partito Mirko Coratti come vice sindaco. Ovviamente i vertici nazionali conoscevano meno di quanto conoscesse Marino le dinamiche del Pd a Roma. Dire che Coratti poi è stato arrestato per Mafia Capitale è un chiaro tentativo, da chirurgo, di lasciare il segno e lacerare il tessuto. Sa dove mettere il bisturi e sa che il bisturi anche se tocca soltanto un nervo, può ammazzare un paziente, in questo caso il partito. E’ una patacca che si vuole lasciare addosso al Pd. Nessuno era a conoscenza dei rapporti che intercorrevano tra Coratti e altre persone coinvolte nell’inchiesta. Dicendo ‘mi avrebbero mandato in galera’, vuole far rimanere quell’immagine nella testa della gente. E’ falso quello che dice. In primo luogo il messaggio è diretto a chi, secondo lui, non l’ha aiutato. Noi consiglieri dopo un anno scrivemmo una lettera, che poi rimase nel cassetto, in cui dicevamo al sindaco di cambiare registro perché così non si poteva andare avanti. Lui è tanto bravo a comunicare messaggi negativi, ma non è mai stato bravo a comunicare messaggi positivi. Avrebbe dovuto essere più efficace nel comunicare quanto di buono fatto dalla sua giunta, con la stessa efficacia con cui mette marchi negativi addosso agli altri. Gli avevamo detto che se non avesse cambiato registro, saremmo stati pronti a dimetterci. All’epoca fu il Pd nazionale a dire di provare ad andare avanti, furono nominati due assessori che adesso Marino chiama i guastatori. Vedere Causi come guastatore mi pare un po’ complicato. Quando il nazionale intervenne è perché Marino chiese l’aiuto del nazionale. Marino non era tanto libero dal Pd come voleva far credere, anzi si rapportava più col Pd nazionale che con i suoi consiglieri e assessori. Noi abbiamo fatto cose di cui andare fieri che invece sono diventati dei boomerang per l’incapacità di comunicarle da parte del sindaco. Se tu vendi le case del centro storico senza fare sconti metti in campo una grande rivoluzione, ma poi ti rifiuti di dare i documenti all’opposizione, fai pensare che stai nascondendo qualcosa. Questo ci ha fatto arrivare addosso una tegola, come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato. Rivendico quello che abbiamo fatto, nonostante Marino”.