giovedì 21 Novembre 2024,

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Giustizia: Giudici Pace a Tar, no riorganizzazione uffici Roma. ‘Porterà a nefaste conseguenze sull’attività giudiziaria’

scritto da Redazione
Giustizia: Giudici Pace a Tar, no riorganizzazione uffici Roma. ‘Porterà a nefaste conseguenze sull’attività giudiziaria’

I cancellieri degli Uffici penali del Giudice di Pace di Roma, finora impegnati in udienza, dovranno garantire quasi unicamente il presidio fisso di cancellerie e altri uffici e la cosa sta provocando la caduta in prescrizione di decine di reati in ragione del dimezzamento delle udienze. Per questi motivi l’Unagipa (Unione Nazionale Giudici di pace), con l’avvocato Antonino Galletti, ha proposto ricorso al Tar del Lazio (si è in attesa della fissazione dell’udienza di discussione) per chiedere la sospensione e il successivo annullamento in sede di giudizio di merito di due ordini di servizio emessi dal Dirigente dell’Ufficio del GdP capitolino a metà settembre: con il primo si è disposto che i singoli cancellieri dovranno necessariamente garantire anche il presidio fisso di una serie di uffici; con il secondo è stato previsto che cancellieri e assistenti dovranno andare in udienza soltanto una volta a settimana.
Per l’Unagipa, distogliere il personale di cancelleria dall’attività di assistenza d’udienza porterà a “nefaste conseguenze sull’attività giudiziaria – si legge nel ricorso – quali: cancellazione di almeno 10 udienze settimanali, pari al 50% di quelle programmate; notevole e inutile incremento dell’attività burocratica a seguito della necessaria notifica del rinvio delle udienze soppresse, con una media di circa 1.000 notifiche aggiuntive a settimana; fissazione di rinvii ad almeno 2 anni; prescrizione dei reati e incremento delle leggi Pinto per l’eccessiva durata dei processi“. Ragioni queste, tra le altre, per contestare davanti al Tar questa riorganizzazione, ritenendo illegittimi e da annullare gli atti impugnati, in quanto gli stessi “violano palesemente le norme costituzionali poste a garanzia della funzione  giudiziaria, del diritto di difesa e degli interessi pubblici sottesi all’esercizio stesso dell’azione penale” e sono “palesemente inadeguati e sproporzionati rispetto agli effetti a cui tendono, ossia il buon funzionamento degli uffici“.

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