I giudici di pace confermano lo sciopero di dieci giorni, da lunedì prossimo al 6 dicembre, proclamato a inizio mese per denunciare la loro “condizione di precariato intollerabile ed illegale, senza alcuna tutela previdenziale, della maternità e della salute, e nessuna garanzia di indipendenza e autonomia“. E in una nota l’Unione nazionale dei giudici di pace definisce mortificante l’ennesima proroga annuale contenuta nel disegno di legge di Stabilità oltre che deleteria per la stessa organizzazione del servizio. C’e’ un “atteggiamento di sostanziale disinteresse, se non di aperta ostilità” da parte delle forze politiche, lamenta l’Unagipa; eppure dati “incontrovertibili” dimostrano la qualità del lavoro della magistratura di pace: dal 1995 al 2011 ha definito 23 milioni e 500 mila procedimenti civili e penali e con la sua introduzione i processi di cognizione trattati dai Tribunali sono diminuiti del 45%. E se i carichi di lavoro, in ambito civile, sono “superiori, e di molto, a quelli di Tribunale“, la durata media dei processi davanti al giudice di pace “è inferiore all’anno (a fronte dei 5 anni di quelli che si celebrano in Tribunale)“; senza contare poi che i costi sono “oltre dieci volte inferiori (i giudici di pace gravano sul bilancio dello Stato per appena 80 milioni di Euro l’anno, a fronte dell’oltre 1 miliardo di euro destinato alla magistratura di carriera)“. Continuità del servizio; tutela previdenziale ed assistenziale; garanzie di indipendenza dei giudici e di autonomia degli uffici: queste le richieste dei giudici di pace che saranno illustrate lunedì prossimo a Roma in una conferenza stampa.