Il mare italiano soffre di inquinamento e di mancata (o errata) depurazione. E i “malati cronici” sono 38, corrispondenti ad altrettanti punti delle coste italiane – concentrati in Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, dove il livello di batteri nelle acque è risultato fuori legge negli ultimi anni , nonostante i tanti appelli lanciati alle amministrazioni e agli enti competenti. È il bilancio di Goletta Verde 2017 di Legambiente, che oggi ha presentato i dati al termine di due mesi di viaggio lungo i 7.412 chilometri di costa per analizzare i livelli di inquinamento del mare.
Un bilancio che restituisce un quadro «poco rassicurante», dice Legambiente: su 260 punti campionati lungo tutta la costa italiana, infatti sono 105 – pari al 40% – i campioni di acqua analizzata risultati inquinati con cariche batteriche al di sopra dei limiti di legge. Un inquinamento, precisano gli ambientalisti, legato alla presenza di scarichi fognari non depurati.
I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e i tecnici di Goletta Verde hanno considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Dei 105 campioni di acqua risultati con cariche batteriche elevate, ben 86 (ovvero l’82%) sono giudicati «fortemente inquinati. L’87% dei punti inquinati e fortemente inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi che si confermano, dunque «i nemici numero uno del nostro mare». Mentre solo il 13% è stato prelevato presso spiagge affollate di turisti.
Ma non tutto è perduto
Italia sotto accusa a Bruxelles per il mancato rispetto dei limiti di inquinamento atmosferico
Acque pulite in Sardegna, Puglia, Emilia e Veneto
La situazione migliore anche quest’anno in Sardegna, che si distingue con sole 5 situazioni critiche rilevate in corrispondenza di foci di fiumi, fossi e canali. A seguire anche la Puglia registra un buon risultato, confermando la performance dello scorso anno. In alto Adriatico, complice – spiega Legambiente – anche la forte siccità che ha colpito queste regioni, riducendo molto le portate di fiumi, fossi e canali che si riversano in mare, le situazioni migliori si riscontrano in Emilia Romagna e Veneto. Mentre risultano «critiche» per la presenza di diversi scarichi non depurati che finiscono in mare, attraverso fiumi, fossi, canali e tubature, sono le situazioni registrate in Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio.
Italia maglia nera Ue per depurazione
Goletta Verde evidenzia anche il ritardo dell’Italia sul fronte della depurazione richiamando il portale “Urban Waste Water Treatment Directive (UWWTD) site for Europe”, secondo cui «al 2014 in Italia solo il 41% del carico generato subisce un trattamento conforme alla direttiva, rispetto ad una media europea del 69%: su 28 paesi l’Italia è al 23/o posto». Inoltre, «gli scarichi relativi a 577mila abitanti equivalenti inoltre non subiscono alcun trattamento depurativo» e «il dato relativo ai depuratori, degli impianti di trattamento risulta conforme poco più della metà a livello nazionale, ovvero il 54%».
Legambiente ricorda che sull’Italia «pesano già due condanne e una terza procedura d’infrazione, che coinvolgono 866 agglomerati, di cui il 60% in sole tre regioni, Sicilia, Calabria e Campania» e dal 1 gennaio 2017 dobbiamo pagare all’Europa 62,7 milioni di Euro una tantum, a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno sino a che non saranno sanate le irregolarità».
Su 46 spiagge monitorate, dice Legambiente, sono stati trovati quasi 7mila cotton fioc «frutto della cattiva abitudine di buttarli nel wc e dell’insufficienza depurativa». Lo afferma l’associazione ambientalista spiegando che «nel 18% dei punti monitorati dai tecnici di Goletta Verde è stata riscontrata la presenza di rifiuti da mancata depurazione: assorbenti, blister, salviette ma, soprattutto, cotton fioc». Il Mediterraneo, osserva Legambiente, «è uno dei mari più minacciati dai rifiuti che galleggiano e da quelli spiaggiati, frutto della cattiva gestione a monte, dell’abbandono consapevole e della cattiva depurazione».
Utilitalia: mancata depurazione peggior nemico del turismo
«La depurazione non in regola è il peggior nemico del turismo. Ce ne ricordiamo solo d’estate. Ma l’11% degli italiani è ancora sprovvisto di impianti». Così Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua ambiente e energia) commenta i dati di Goletta Verde, sottolineando che il trattamento delle acque reflue e la depurazione è un tema centrale su cui bisogna «investire» per avere impianti in regola invece che «pagare» quegli stessi soldi in sanzioni comunitarie.
«Sono circa 10 milioni i cittadini italiani che ancora non hanno un adeguato servizio di depurazione – spiega Utilitalia – l’11% invece ne è ancora sprovvisto». E tra l’altro, sottolinea l’associazione, «molte delle aree ‘bacchettate’ dall’Ue sono rinomate località turistiche del nostro Paese: così da Cefalù a Courmayeur da Rapallo a Trieste da Napoli a Roma e in parte Firenze, da Ancona a Pisa, registrano carenze. In tutto quasi 1.000 che non rispettano le regole comunitarie sul trattamento delle acque reflue. Tra le Regioni più colpite, Sicilia, Calabria e Campania». E proprio allo stretto legame tra acqua e turismo, annuncia Utilitalia, sarà dedicata una sessione specifica del Festival dell’Acqua, in programma quest’anno a Bari dall’8 all’11 ottobre.