Il principio costituzionale del divieto di vincolo di mandato per i parlamentari? E’ “circonvenzione di elettore“. Dalla sua villa in riva al mare in Toscana, Beppe Grillo continua il lavoro di preparazione dello ‘sbarco’ in Parlamento dei 5 Stelle. E dal suo blog lancia un messaggio che suona come un serrate le fila: in base alla Costituzione, scrive, l’eletto attualmente può fare “il cazzo che gli pare“. Ma così è libero di ‘tradire’ chi lo ha votato, come uno Scilipoti o un De Gregorio qualsiasi, quando invece andrebbe “perseguito penalmente“, nonché “cacciato“.
Le parole di Grillo rimbalzano nel primo pomeriggio dalla Rete, ‘luogo’ di riferimento del MoVimento 5 Stelle, in un albergo nella capitale, dov’é appena iniziata la riunione dei 163 parlamentari eletti. Neo deputati e senatori scorrono dagli smartphone le pagine del blog del loro ‘capo’ politico, ma preferiscono negarsi alle domande dei giornalisti. Delle questioni più politiche discuteranno domani a porte chiuse con lo stesso Grillo, che parte in serata in auto dalla Toscana, e Gianroberto Casaleggio, guru del web e cofondatore del M5S. Il messaggio di Grillo, però, è fin troppo chiaro. Gli eletti hanno firmato un “contratto” con i loro elettori. Si sono impegnati a rispettare la linea del loro partito, il programma. Ora non possono disattenderla. Ma se qualcuno lo fa, nessuno può impedirglielo, non può cacciarlo o denunciarlo. Perché la Costituzione lo protegge. E per spiegare meglio come la pensa parla di “circovenzione di elettore“, una “pratica molto comune nel Parlamento italiano, adottata da voltagabbana, opportunisti, corruttibili, cambiacasacca“. L’elettore, afferma, “crede in buona fede” alle parole “di Scilipoti o De Gregorio“, lo elegge per il “tempo lunghissimo” di un lustro, “gli paga lo stipendio con le sue tasse“, in quello che è un vero e proprio “contratto”. Ma chi ignora questo contratto non rischia nulla, anzi “di solito ci guadagna” e il cittadino “finisce gabbato“. Il parlamentare ha “la libertà più assoluta“, vive “in un Eden“. Ma “nessuno – insiste – lo ha costretto con una pistola alla tempia” a inserirsi in lista. Dovrebbe rischiare di essere “cacciato a calci dalla Camera e dal Senato” e invece se cambia casacca o vota contro il suo partito “non dà più scandalo” Una lunga reprimenda, insomma, che suona non solo come una critica al sistema, ma anche come un richiamo agli eletti 5 Stelle a non perdere in Parlamento la bussola di un movimento di cui si sono impegnati a essere ‘portavoce’, da semplici ‘cittadini’, e non da ‘onorevoli’. I cambi di casacca Grillo ha già detto in passato di averli messi in conto: “E’ la natura umana“, ammette. Ma questo è il momento del serrate le fila: il leader del Movimento imbocca l’autostrada per Roma per guardare in faccia le sue ‘truppe’ e ricordare loro che il M5S non è come gli altri partiti, certe ‘disallineamenti’ rispetto al mandato ricevuto non saranno concessi Intanto, mentre tra i lettori del blog si infiamma il dibattito tra pro e contro sulla linea di Grillo (“il vincolo di mandato è l’anticamera della dittatura“, scrive qualcuno di loro), Grillo non si concede alle domande dei cronisti italiani che lo ‘assediano’ nella sua casa di Marina di Bibbona. Il leader di M5S, infatti, riceve solo, come d’abitudine, i giornalisti stranieri. Parla con il Time e il New York Times. Poi parte per Roma e mostra un pugno chiuso. In segno di vittoria.