“Una grande operazione a pochi giorni dalla Giornata dedicata alle vittime della mafia, un segnale forte contro gli appetiti criminosi che continuano a provare a radicarsi in una Regione prosperosa come la nostra. È di oltre 5 milioni il valore dei beni sequestrati questa mattina a un imprenditore pregiudicato residente in provincia di Modena nel corso di un’operazione della Direzione Investigativa Antimafia. L’ennesimo sequestro che conferma i tentativi di infiltrazione mafiosa in Emilia Romagna” dichiara Liana Barbati, presidente del gruppo assembleare dell’Italia dei Valori. “Ha ragione la presidente dei commercialisti Bompadre a sottolineare che quasi l’1% dei beni nazionali confiscati alla mafia è in regione, le aziende confiscate sono più che in Veneto e in Piemonte. Il problema purtroppo è la gestione di questi beni: un migliore utilizzo varrebbe più di qualsiasi manovra finanziaria. In Emilia Romagna sono 112 i beni confiscati di cui soli 32 in gestione: a Monte Calvo, Pianoro, per esempio da anni Libera Bologna segue il caso di 5 villette confiscate ma non ancora assegnate al Comune. L’Agenzia del demanio, infatti, non è ancora riuscita a chiarire se su questi beni gravino debiti o ipoteche, e se queste debbano restare a carico della società che ha subito la confisca o debbano passare all’assegnatario. Intanto, una delle villette, che sarebbe potuta diventare un asilo è franata” prosegue la consigliera. “In Italia ci sono circa 80 miliardi di beni confiscati, di cui in Emilia Romagna l’1% circa, pari a quasi 800.000.000 milioni di euro che potremmo investire sul territorio, per i giovani, contro la disoccupazione. Come Italia dei Valori abbiamo lanciato una proposta di legge d’iniziativa popolare per chiedere che sia istituito un albo dei beni confiscati, che a tutt’oggi non esiste, e che i beni vengano venduti qualora dopo 3 mesi dalla loro confisca nessuno ne faccia richiesta di utilizzo. La raccolta firme è attiva in tutto il territorio e spero che sul tema cittadini e istituzioni convergano numerosi” conclude Barbati.
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