Nel suo messaggio in occasione della giornata di quest’anno, Papa Francesco, ci dice che, se vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, la malattia può diventare disumana. Il Santo Padre ci esorta quindi ad essere compassionevoli nella cura, condividendo la sofferenza. Il vivere insieme la sofferenza, a mio parere, è fondamentale per affrontare in maniera migliore i momenti più difficili, senza lasciare indietro nessuno. La compassione che ci indica il Papa deriva dal latino “cum patior”, ossia “soffrire con” e il percepire la sofferenza dell’altro con il desiderio di lenirla. Questa deve e dovrà essere la radice da cui, ogni istituzione, ente o associazione, nessuno escluso, dovrà partire per dare vita ad una società più equa e attenta ai bisogni dei malati e dei loro bisogni, che devono essere messi al centro della società e di ogni futura decisione.