Il consiglio di Stato ha accolto il ricorso cautelare presentato dall’azienda, riformando l’ordinanza del Tar del 2 agosto scorso. Il Consiglio ha ribaltato le conclusioni dei giudici di primo grado, ritenendo necessario fissare al più presto un’udienza per discutere nel merito le rilevanti questioni tecnico giuridiche coinvolte nella vicenda.
“Finalmente potremmo discutere nel merito la questione – ha dichiarato l’amministratore della Rida Ambiente Fabio Altissimi – Dimostreremo sul campo la bontà della nostra azione e della nostra attività imprenditoriale e finalmente, come è giusto che sia in un regime di concorrenza, saremo messi in grado di operare al massimo delle nostre potenzialità. Anche questa decisione dimostra, ancora una volta, come la politica sia schierata contro Rida Ambiente, un impianto che evidentemente dà fastidio e rompe degli equilibri che giovano a qualcuno sebbene non ai cittadini. Un impianto che ha anche risolto più volte crisi e regimi di emergenza dai quali la Regione forse non vuole uscire davvero. Fortunatamente in democrazia c’è anche il potere giudiziario e noi è a quello che ci stiamo appellando per ripristinare la verità e riprenderci ciò che ci spetta. Ora la Regione dovrà giocare a carte scoperte e motivare i continui “no” che ci ha opposto negli anni ”.
Come già scritto in una precedente nota stampa dell’azienda, il Tar non aveva ritenuto di sospendere gli effetti della diffida della Regione Lazio del 14 giugno scorso. In quell’atto l’ente regionale diffidava Rida Ambiente dal ritirare il c.d. “Cer 200108” e chiedeva chiarimenti sulla conformità dei rifiuti in uscita.
Il Tar aveva ordinato ad Arpa, con precedente ordinanza cautelare, di ripetere i controlli e da tali controlli era stata pienamente confermata la conformità del rifiuto in uscita. Chiusa tale questione, rimaneva da chiarire il punto sull’ingresso del Cer 200108, ossia il rifiuto organico. Una diatriba giudiziaria, quella sull’ingresso e il trattamento di questa particolare tipologia di rifiuto, che vede Rida in lite con la Regione Lazio addirittura dal 2013 ma che non era mai stata discussa nel merito. Il 2 agosto il Tar non aveva deciso, come invece richiesto dall’azienda, di procedere alla fissazione di un’udienza che decidesse nel merito la questione, alquanto complicata sotto il profilo tecnico come riconosciuto dai giudici del Consiglio di Stato.