REGIONE, SBARDELLA: “MANOVRA FINANZIARIA CON MOLTE OMBRE”
“Le audizioni degli assessori in commissione
bilancio hanno evidenziato che la manovra finanziaria che il consiglio
regionale si appresta a discutere è composta da poche luci e molte ombre”.
Lo dichiara il capogruppo regionale del Gruppo Misto Pietro Sbardella.
“E’ vero che si parla della riduzione dell’Irpef ma ascoltando gli
assessori abbiamo capito che le risorse che permetteranno questa operazione
verranno probabilmente tolte dai servizi sociali, dalla cultura, dalla
raccolta differenziata. E cosi il gioco è fatto. Molte perplessità –
prosegue Sbardella – anche sul settore della mobilità, dove si stanno
portando avanti operazioni importanti, da decine di milioni di euro,
all’oscuro di tutto il consiglio regionale. Tutto farebbe sospettare che ci
sia un progetto ben preciso, che al momento passa per l’indebolimento di
Atac e per curiosi vantaggi a favore di Ferrovie dello Stato. Infine –
conclude Sbardella – nel documento di economia e finanza regionale non si
parla di uscita della regione dalla fase di commissariamento della sanità.
E’ veramente surreale che nonostante i trasferimenti dal fondo nazionale
della sanità siano aumentati per la nostra regione di quasi 1 miliardo di
euro, Zingaretti non sia riuscito a far spendere al sistema sanitario
regionale 1 euro di meno di quanto il Lazio spendeva al suo arrivo. Insomma,
come al solito, da Zingaretti tanto fumo e poco arrosto”.
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REGIONE, UNIONE INQUILINI: CON BILANCIO FISSARE PRINCIPI EQUITÀ
CASE POPOLARI
“In questi giorni, il consiglio regionale del Lazio
sta discutendo la legge di Bilancio 2017. L’Unione Inquilini si aspetta che
in questa occasione il Consiglio sappia correggere quelle modifiche,
apportate ad Agosto, al regolamento di gestione delle case popolari che hanno
introdotto principi che riteniamo inaccettabili e totalmente iniqui. In
particolare, Unione Inquilini chiede la cancellazione di quella modifica che
permette ai familiari di un assegnatario di avere la proprietà di altri
appartamenti (o addirittura ville) lasciando inalterato il diritto al
mantenimento di una casa popolare, nonché l’altra norma che di fatto ne
introduce “l’ereditarietà”.
L’Unione Inquilini già nel mese di Settembre, in occasione di un incontro
tenuto con il Presidente della Commissione Casa Enrico Panuzzi, ottenne
l’impegno ad un intervento a breve per correggere l’errore compiuto.
Adesso, ripresentando le nostre osservazioni a vari consiglieri, ci auguriamo
che l’intero Consiglio ripristini finalmente i principi di equità nel
regolamento gestionale delle case popolari per rendere giustizia alle 8000
famiglie in graduatoria che a Roma sono in attesa di una casa popolare”.
E’ quanto si legge in una nota dell’Unione Inquilini.
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Sara’ battaglia, condizioni inaccettabili ma noi non molliamo
“Inaccettabili”. Cosi’ Cesare Damiano
e Maria Luisa Gnecchi, presidente e capogruppo Pd della
Commissione Lavoro alla Camera, definiscono i nuovi vincoli e
paletti che non consentono di andare in pensione con due anni di
anticipo, vale a dire a 64 anni e 7 mesi, a tutte le lavoratrici
nate nel 1952 e a tutti i lavoratori che hanno perfezionato
Quota 96 nel 2012, cosi’ come invece prevede la legge. “Vogliamo
– dice Damiano in una conferenza stampa a Montecitorio –
giustizia e una soluzione pulita per questi lavoratori”. Le
nuove condizioni poste dall’ultima circolare Inps “rappresentano
– osserva Gnecchi – una perfidia e una vergogna. Sono di una
gravita’ inaudita. Noi non molliamo e non molleremo”.
Si tratta di una “battaglia” lunga che ha contrastato una
prima circolare Inps che consentiva l’anticipo pensionistico ma
solo a quanti fossero a lavoro il 28 dicembre 2011: ora,
spiegano Damiano e Gnecchi, questa condizione “paradossale” non
c’e’ piu’ ma una nuova circolare dello scorso novembre ne pone
altre altrettanto “perverse”: secondo le ultime previsioni,
infatti, il requisito per andare in pensione “deve essere
perfezionato – spiega la capogruppo Dem in commissione – tutto
nel settore privato senza considerare i contributi figurativi,
vale a dire il servizio militare o la maternita’ o la
contribuzione volontaria. Si tratta – prosegue Gnecchi – di una
norma che cosi’ mette a rischio il sistema previdenziale”.
Necessario dunque, rimarca Gnecchi, una soluzione: “Il ministero
del lavoro ci ha garantito che fara’ correggere la circolare. In
caso contrario – conclude – ci auguriamo che tutti presentino
domanda e che l’Inps le respinga. E noi sosterremo il
contenzioso”.
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Pd:Renzi avvia campagna ascolto, referendum per migliorarci
L’analisi della sconfitta al
referendum “per migliorarci, non per autoflagellarci”. Matteo
Renzi riunisce al Nazareno i segretari regionali e provinciali
per avviare la “campagna d’ascolto” del Pd, un rilancio del
partito tenendo conto che, spiega il segretario toscano Dario
Parrini, “ci saranno elezioni non in tempi lunghissimi”.
Il 21 gennaio il leader dem, determinato a tornare ad
occuparsi del partito, riunira’ tutti i circoli per serrare i
ranghi sul territorio. Partendo dalla consapevolezza, avrebbe
detto Renzi, che il Pd e’ il primo partito italiano e che il 40
per cento al referendum e’ un dato omogeneo a differenza del 60
per cento che ha votato no.
“La sconfitta al referendum – ha spiegato Parrini – non deve
essere il motivo per avviare una terapia di gruppo e
autoflagellarci, che non interessa a nessuno, ma una base di
ripartenza della forza di gran lunga la prima del paese”.
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Roma 2024: Leodori, fu ‘no’ aprioristico e incomprensibile
Consiglio Lazio sostenne candidatura,sfumata occasione rilancio
“Come Regione Lazio abbiamo purtroppo
assistito anche noi a ottobre a questo diniego. Noi come
Consiglio, con tutte le forze politiche presenti in Regione,
tranne quelle che in altri enti hanno lavorato contro la
candidatura, abbiamo approvato una mozione a sostegno delle
Olimpiadi a Roma”. Lo ha detto il presidente del Consiglio
regionale del Lazio Daniele Leodori, nel corso di una iniziativa
alla Pisana con i medagliati di Rio 2016. “Come istituzione non
ci possiamo ritenere responsabili del ritiro della candidatura,
ma politicamente sentiamo una responsabilita’ anche se il diniego
e’ arrivato da un’altra istituzione – ha aggiunto – da qualche
parte forse abbiamo sbagliato. La scelta rimane incomprensibile.
Credo che sarebbe stata una prospettiva di rilancio e di
speranza per la regione e vederla sfumare piu’ per una presa di
posizione aprioristica che per motivi concreti, sia stato un
atteggiamento istituzionali che ci ha sorpreso e disorientato.
Spero – ha concluso Leodori – che ci possano essere occasioni
per recuperare questa brutta figura internazionale”.
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Marra: inquirenti a lavoro su cellulare e pc dirigente
Obiettivo ricostruire rete di rapporti e contatti ultimi anni
L’analisi del cellulare e del pc
portatile di Raffaele Marra potrebbe essere utile per
ricostruire la rete di rapporti e contatti dell’ex capo del
personale del Campidoglio. Gli inquirenti che indagano nella
vicenda che ha portato all’arresto anche dell’imprenditore
Sergio Scarpellini per corruzione, sono a lavoro sul materiale
sequestrato all’ex braccio destro del sindaco Virginia Raggi. In
particolare, i supporti “tecnologici” potrebbero fornire
elementi importanti per stabilire la galassia di contatti che
Marra ha intessuto in questi ultimi anni durante i quali ha
rivestito ruoli strategici sia nella amministrazione comunale
che, seppur per un periodo piu’ breve, presso la Regione Lazio.
Attenzione dunque anche per le mail di lavoro dell’ex
responsabile del Dipartimento personale.
Nei prossimi giorni, intanto, gli avvocati di Marra
presenteranno una istanza al tribunale del riesame per
l’annullamento o la riduzione dell’ordinanza di custodia
cautelare. Secondo quanto si e’ appreso, l’istanza sara’
presentata entro la fine di questa settimana. Secondo l’accusa,
Marra avrebbe acquistato un appartamento in via dei Prati
Fiscali, poi intestato alla moglie, con 367mila euro provenienti
dai conti correnti di Scarpellini.
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Jobs act: Sacconi, fu vera riforma?
“Il jobs act fu vera riforma? Solo in
parte perche’ Renzi fece all’ultimo il passo indietro rispetto
alla vera eliminazione dell’art.18 lasciando al giudice uno
spazio discrezionale per la reintegrazione e ai datori di lavoro
l’incertezza sull’esito dei contenziosi. E a cio’ si e’ aggiunta
la rigida separazione tra autonomia e subordinazione che i nuovi
modelli organizzativi della produzione tendono a confondere nel
comune orientamento di tutti i lavori al risultato. Pesa pero’
come un macigno la straordinaria spesa corrente di quasi 20
miliardi di Euro per un po’ di anticipo di assunzioni permanenti
che si sarebbero comunque prodotte. Quanto ai voucher, si fanno
affermazioni ‘a spanne’ senza verifica. Essi fanno emergere
lavoretti in nero e ci danno i nomi di datori e lavoratori
aprendo la possibilita’ di monitorare l’evoluzione dei rapporti
di lavoro e ispezionare quelli in corso. I mini-jobs tedeschi
consentono di arrivare a 450 euro al mese mentre con un singolo
datore in Italia non si possono superare i 2000 all’anno.
Immaginare che dietro questi ci fossero rapporti strutturati e
poi precarizzati e’ puro onanismo ideologico”. Lo scrive
Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del
Senato, nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi
(www.amicimarcobiagi.com).
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Jobs Act:Ncd, referendum inammissibili, auspicio no Consulta
Manca di univocita’ e su art.18 introduce norma ex novo
“Il quesito referendario e’
inammissibile perche’ in contrasto con la consolidata
giurisprudenza della Corte Costituzionale”. E’ quanto spiega il
deputato Ncd Giuseppe Calderisi nel corso di una conferenza
stampa a Montecitorio alla quale hanno partecipato i capigruppo
Maurizio Lupi e Laura Bianconi, il senatore Bruno Mancuso, il
deputato Sergio Pizzolante.
Due le ragioni del referendum Cgil contestate dai centristi:
la prima e’ che i tre quesiti non rispondono ai requisiti della
“chiarezza, univocita’ e omogeneita’. La seconda riguarda invece
l’uso, non ammesso dalla Corte, della tecnica di ‘taglia e cuci’
utilizzata sul testo della legge” di cui si chiede
l’abrogazione. Non solo. Secondo Ncd nel terzo quesito ci e’
l’introduzione ex novo di una norma mai esistita in precedenza:
l’applicazione dell’art.18 ai datori di lavoro con piu’ di 5
dipendenti. In tal modo, spiega Calderisi il referendum si
trasforma in “propositivo”, cosa non prevista dall’ordinamento,
puntualizza.
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Lavoro: aumenti retribuzioni mai cosi’ bassi
(Ripetizione corretta dalla fonte alla seconda e terza riga)
A novembre l’indice delle
retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato (rpt rimane
invariato) rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,4% (rpt
aumenta dello 0,4%) nei confronti di novembre 2015, segnando
l’incremento piu’ basso dall’inizio delle serie storiche, nel
1982. Lo comunica l’Istat. Complessivamente, nei primi undici
mesi del 2016 la retribuzione oraria media e’ cresciuta dello
0,6% rispetto al corrispondente periodo del 2015.(ANSA).