lunedì 25 Novembre 2024,

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Il “Montuno”: dalla grande e nobile battaglia politica alle bagattelle dei nostri giorni

scritto da Redazione
Il “Montuno”: dalla grande e nobile battaglia politica alle bagattelle dei nostri giorni

Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni settanta la questione urbanistica” assunse notevole rilevanza nella vita politica, sociale ed economica della città di Terracina.

Se non vi fosse stata la lungimiranza e la tenacia di quanti, in primo luogo i socialisti, vollero che il Comune si dotasse di strumenti urbanistici, a partire dal Piano Regolatore Generale, ora ci troveremmo in una città peggiore, priva di elementi identitari storici, architettonici, ambientali, paesaggistici, in una parola, culturali.

La conoscenza delle battaglie condotte in Consiglio Comunale e nelle sedi politiche ed amministrative preposte alla disciplina ed al governo del territorio per salvare e valorizzare i suoi elementi identitari è importante per accrescere la consapevolezza degli amministratori e, in generale, dei cittadini che il nostro futuro dipende dalla salvaguardia/tutela e valorizzazione di detti elementi identitari e che dovremmo trasmetterli a coloro che verranno dopo di noi.

Il caso del “Montuno” è, a tal proposito, esemplare, come lo sono stati quelli del Palazzo della bonificazione pontina, dell’immobile del Consorzio della bonificazione pontina prospiciente al piazzale delle autolinee, della “rampa Braschi” e del Cinema Fontana.

Attraverso alcune considerazioni su recenti determinazioni dell’Amministrazione comunale di Terracina, concernenti il caso del “Montuno, e il ricordo, attraverso atti formali della Pubblica Amministrazione, degli avvenimenti relativi a detto caso, speriamo di concorrere ad un ripensamento dell’Amministrazione comunale circa la realizzazione di un parcheggio in una parte del “Montuno. Che cosa è il “Montuno?

Il ‘Montuno è un piccolo colle, esteso circa tre ettari, situato, nel versante verso la riviera di ponente, tra il canale di navigazione (risalente alla bonifica di Papa Pio VI/fine del XVIII secolo) ed il molo curvilineo dell’antico porto detto di Traiano (I secolo dC). Una ipotesi della origine del ‘Montuno, è che esso sia costituito dal terreno di risulta della escavazione compiuta per la realizzazione del porto traianeo.

Il ‘Montuno’ rientra nel perimetro dell’area archeologico-portuale ed è stato acquisito dal Comune di Terracina nel 1978.

Attualmente è un parco pubblico.

I recenti atti amministrativi dell’Amministrazione Comunale di Terracina per realizzare un parcheggio al Montuno. La Giunta Comunale di Terracina, con deliberazione 7 dicembre 2006, n. 478, approvò “il progetto preliminare-definitivo di miglioramento e razionalizzazione dell’accessibilità al litorale ed alle isole Pontine con la realizzazione di un parcheggio coperto in località ‘Montuno’ e di due parcheggi a raso in via Manzoni dell’importo complessivo di € 795.591,58, con riferimento al “programma integrato di interventi per lo sviluppo del litorale del Lazio” di cui alla legge regionale 5 gennaio 2001, n. 1, richiedendo, nel contempo, alla Regione Lazio il contributo, pari al 62,846% dell’importo complessivo.

Nella ricordata deliberazione, si constata che “l’opera programmata è stata inserita nel programma triennale delle opere pubbliche 2005-2007 approvato con deliberazione Consiliare n° 34 del 17.06.2005”, e si richiama la “deliberazione del Consiglio Comunale n. 138/XI del 20/12/2003 relativa alla realizzazione di box ed aree a parcheggio nelle aree destinate a verde pubblico dal P.R.G.

Per quanto riguarda il programma triennale delle opere pubbliche del Comune, per il triennio 2005-2007, la deliberazione consiliare 34-V/2005 prevede che l’intervento relativo al parcheggio interessante il ‘Montuno’ debba essere realizzato “mediante apporti di capitali privati, attraverso “l’affidamento in concessione di costruzione e gestione o a procedure di project financing…, senza oneri per la pubblica amministrazione. L’intervento è inserito nella più vasta “riqualificazione urbanistica località Stella Polare ed area ‘Montuno’(la previsione di spesa complessiva è pari ad 7.500.000,00, per “i parcheggi interrati che potrebbero essere realizzati in località Montuno, la previsione di spesa è pari ad 4 milioni (in luogo degli 795.591,58 previsti nella deliberazione 478/2006).

Nella deliberazione si dichiara che “i progetti dei lavori sono conformi agli strumenti urbanistici vigenti e, nell’allegato “studio di fattibilità sintetico: riqualificazione urbanistica località Stella Polare e area Montuno, si afferma: particolare attenzione dovrà essere prestata per l’intervento dei parcheggi da realizzare in località Montuno, sito particolarmente esposto a ritrovo di reperti archeologici.

Fondamentale in tal senso sarà la bozza di convenzione che dovrà prevedere espressamente la regolamentazione dettagliata in caso di ritrovo e ricovero dei reperti archeologici eventualmente portati alla luce, e ciò anche al fine di limitare al massimo l’interruzione dei lavori.

Nel programma triennale 2006-2008, approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione 20 giugno 2006, n. 37-IV, figura nuovamente la “riqualificazione urbanistica località Stella Polare e area ‘Montuno, per un importo sensibilmente accresciuto, pari a 11.918.500,00, coperto totalmente con apporto di capitale privato. In detta deliberazione si conferma, altresì, che i progetti dei lavori sono conformi agli strumenti urbanistici vigenti.

Nel programma triennale 2009-2011, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale 18 giugno 2009, n. 60-VII, il ‘Montuno’ è menzionato con riferimento alla “realizzazione punto di ristoro e manutenzione parco ‘Montuno, per un importo pari ad 500.000,00, coperto interamente da “apporto di capitale privato.
Circa la deliberazione consiliare 138-XI/2003, essa si riferisce fondamentalmente alla concessione ai privati di aree pubbliche per la realizzazione di parcheggi interrati o di superficie” ed alla “promozione di interventi privati” per “la realizzazione di parcheggi a raso e/o interrati in aree destinate a parcheggio e/o verde pubblico dai piani urbanistici attuativi, con vincolo decaduto per decorrenza del termine quinquennale.

Nel caso del ‘Montuno’ trattasi di area acquisita dal Comune fin dal 1978 e non ricorrono le condizioni della “realizzazione di box interrati” a servizio di unità immobiliari residenziali site in prossimità.

Con deliberazione 15 ottobre 2008, n. 511, la Giunta Comunale ha rettificato il quadro economico di cui alla richiamata deliberazione 478/2006 ed approvato il relativo progetto esecutivo. La Giunta Comunale ha, altresì, ritenuto che non potesse darsi luogo a modificazione della destinazione d’uso del ‘Montuno, prevista negli strumenti urbanistici comunali, senza adempimenti formali del Consiglio Comunale, in ottemperanza alla normativa vigente.

Quindi, su proposta della Giunta, il Consiglio Comunale ha adottato la deliberazione 27 ottobre 2009, n. 135-XVII, avente per oggetto: Variante urbanistica ai sensi dell’art. 1 bis comma 1, lettera a) della LR 02.07.1987, n. 36, così come modificato dall’art. 26 della LR 11.08.2009, n. 21.

Con tale deliberazione si è inteso adottare una variante urbanistica del Piano Particolareggiato di Esecuzione ‘Centro storico in declivio e pianura-Area portuale, approvato con deliberazione di Giunta Regionale n. 2163 del 28.11.0972” (in verità la deliberazione della Giunta Regionale è la n. 2163 del 28 aprile 1980) per “variare la destinazione urbanistica di parte della località Montuno’ da ‘area a verde pubblico’ a ‘area a verde pubblico attrezzato (parcheggio entroterra), senza sottoporla ad approvazione regionale.

Dubbi sulla legittimità di alcuni atti dell’Amministrazione Comunale. Conseguentemente, è opportuno domandarsi se siano legittime le richiamate deliberazioni della Giunta Comunale di approvazione dei progetti preliminare-definitivo (?) ed esecutivo.

Infatti, entrambe sono state adottate antecedentemente alla deliberazione del Consiglio Comunale 135-XVII/2009, concernente la variante al vigente Piano Particolareggiato di Esecuzione, e, per quanto riguarda il progetto preliminare (la dizione “preliminare-definitivo” non figura nella normativa delle opere pubbliche), la competenza della sua approvazione è del Consiglio Comunale. Inoltre, poiché le ricordate deliberazioni consiliari 34-V/2005, 37-IV/2006 e 60-VII/2009, relative ai programmi triennali delle opere pubbliche 2005-2007, 2006-2008 e 2009-2011, non prevedono oneri a carico del bilancio comunale per l’intervento riguardante il Montuno, prima di procedere, con deliberazione di Giunta Comunale, all’approvazione del progetto esecutivo con relativo quadro economico ed imputazione di parte della spesa (quella non coperta dal contributo della Regione Lazio) al bilancio comunale, il Consiglio Comunale avrebbe dovuto deliberare la modificazione del piano triennale delle opere pubbliche.

Peraltro il Montuno”è sottoposto a vincolo paesaggistico ed è incluso nell’area dell’antico porto di Traiano.

I ruderi di detto porto sono stati considerati di importante interesse archeologico. L’opera relativa alla loro conservazione fu dichiarata di pubblica utilità con decreto del Ministero Pubblica Istruzione del 23 novembre 1965.

Con atto del 13 luglio 1966, il Prefetto di Latina ordinò la esecuzione di un piano di sistemazione dell’intera area. La Soprintendenza Archeologica per il Lazio, con nota 12 dicembre 1979, n. 7495, Terracina (LT) – Piano Particolareggiato di Esecuzione – Centro Storico in Declivio e pianura Area Archeologico-portuale. – Osservazioni -sottolineò la rilevanza dell’area archeologico-portuale, osservando, tra l’altro, che molta parte dell’area destinata a verde pubblico dal P.R.G. viene dal P.P.E. sacrificata alla necessità di costruire ampi parcheggi.

Le osservazioni della Soprintendenza furono recepite dalla Giunta Regionale nella deliberazione 28 aprile 1980, n. 2163 di approvazione del PPE.

Alla luce di quanto sopra, prima di deliberare l’approvazione del progetto esecutivo, la Giunta Comunale avrebbe dovuto acquisire i nulla osta della Regione e della Soprintendenza Archeologica.

La esigenza di inquadramento dei problemi di mobilità del centro storico in pianura e dell’area archeologico-portuale nel più ampio scenario del centro abitato e del territorio extra urbano.

Se i problemi di mobilità fossero valutati complessivamente, con riferimento all’intero centro abitato ed al territorio extra urbano, essi potrebbero essere risolti evitando di danneggiare aspetti storici, ambientali, paesaggistici sui quali si fonda il futuro della città.

Di seguito, quattro esempi della necessità di una visione complessiva dell’assetto urbano ad evitare che singoli episodi lo compromettano, senza, peraltro, fornire risposte adeguate ai problemi di congestione che si vorrebbero risolvere.

Gli esempi proposti furono oggetto di atti formali del Consiglio Comunale e di indicazioni precise di finanziamento delle opere, a valere sul bilancio della Regione Lazio oltre che su quello del Comune.

Realizzazione del polo del trasporto nell’area della stazione ferroviaria e conseguente liberazione dagli autobus Cotral del piazzale antistante le poste centrali, nel contempo ricostituendo la continuità della linea d’acqua (il canale di navigazione) tra il ponte della Vittoria e Piazza Gregorio Antonelli.

Completamento della stazione-mare, da Via Badino al Mortacino e, attraversando il canale Linea Pio VI, collegamento con Via Napoli per giungere alla stazione ferroviaria ed andare oltre, verso la collina.

Completamento di Viale Europa, a partire dalla fascia di rispetto, destinata dai vigenti strumenti urbanistici a verde attrezzato (parcheggi pubblici, aiuole e percorsi pedonali), ora abbandonata od utilizzata da privati.

Risoluzione delle criticità degli accessi laterali facilitando lo sbocco al mare attraverso la Via Basilicata, in attesa di proseguire la “stazione-mare” dall’incrocio con Viale Europa al Viale Circe.

Realizzazione della bretella di collegamento Pontina-Appia, a partire da San Vito, per canalizzare il traffico di attraversamento del territorio urbano nella galleria Monte Giove.
Come si salvò il ‘Montuno’ dalla speculazione edilizia realizzando il parco pubblico. E veniamo alla cronistoria della “battaglia del Montuno, sviluppatasi a partire dalla fine degli anni cinquanta dello scorso secolo. Si pensava che fosse terminata. Invece occorre continuare a combatterla.

Il Piano di Ricostruzione (PdR) del Comune di Terracina, redatto dall’architetto Giuseppe Zander ed approvato con Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 30 ottobre 1948, n. 1965, prevedeva per il Montuno” destinazione a verde pubblico. Lo stesso architetto Zander aveva predisposto per la “zona del Montuno” un “progetto di giardini pubblici”, la planimetria generale del quale è datata 19 agosto 1949. L’area destinata a giardini pubblici” comprendeva anche i terreni in angolo fra la via di PdR (che sarà realizzata, in attuazione del PdR, con finanziamento del Ministero dei Lavori Pubblici del 1959, ed assumerà il nome di Via Dante Alighieri), e “la nuova via che prenderà il posto del canale, dopo il tombinamento (compresa fra ponte della Vittoria e ponte dell’Ospedale: il tombinamento non fu realizzato a seguito della previsione del Piano Regolatore Generale (PRG) adottato dal Consiglio Comunale con deliberazione 26 settembre 1964, n. 532, e riadottato dal Commissario straordinario al Comune dal 1965 al 1966, Giovanni Paternò, con deliberazione 11 agosto 1966, n. 593).

Attualmente, in quella porzione di terreno sorge un fabbricato costruito nei primi anni sessanta, con riferimento al Programma di Fabbricazione (PdF) annesso al Regolamento edilizio approvato con DM 4 giugno 1958, n. 2511.

Il Comune di Terracina fu inserito nell’elenco dei Comuni obbligati alla formazione del PRG del territorio comunale con DM del 1. marzo 1956. Con deliberazione consiliare 22 marzo 1957, n. 29 (Sindaco Pasquale Di Stefano, maggioranza DC) fu bandito il concorso nazionale per la elaborazione del PRG. Espletato il concorso ed affidato l’incarico ai vincitori dello stesso, gli elaborati furono presentati al Comune (Commissario straordinario Gaetano Napoletano, dal 1958 al 1960) il 26 settembre 1960. Essendo state indette le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale (6-7 novembre 1960), il Commissario ritenne “opportuno riservare alla nuova rappresentanza elettiva l’esame e l’approvazione del progetto di PRG.

La Giunta Comunale (Sindaco Renato Maragoni, maggioranza DC-PRI), eletta il 10 febbraio 1961, non fu in condizioni di proporre al Consiglio Comunale l’adozione del progetto di PRG. Si dovette attendere la primavera del 1964 (Sindaco Renato Maragoni, eletto il 19 luglio 1963, maggioranza DC-PSI) perché il progetto di PRG, rielaborato dagli stessi progettisti vincitori del concorso, fosse rielaborato e presentato al Consiglio Comunale.

La discussione iniziò il 29 agosto 1964.

Il nuovo progetto di Piano, per il “Montuno confermava la destinazione di PdR (verde pubblico), stabiliva la permanenza del canale di navigazione fra il ponte della Vittoria e quello dell’Ospedale (il tratto di canale fra ponte della Vittoria e ponte Gregorio Antonelli era in corso di tombinamento) e prevedeva la variante esterna (in galleria) all’abitato della strada statale Appia.

Erano, queste ultime due, modificazioni rilevanti degli orientamenti fino ad allora prevalenti fra le forze politiche e fra le organizzazioni economiche.

Il Piano prevedeva, altresì, la “parallela al Viale Circe” (l’attuale Viale Europa) con ampie fasce laterali di rispetto, aree per servizi ed a verde pubblico commisurate alla conclamata “vocazione” turistica della città.

Il progetto di Piano fu avversato dal PRI e dal MSI, rappresentati in Consiglio Comunale, e dal PLI (sarà rappresentato in Consiglio a seguito delle elezioni del 27 novembre 1966).

Sostenitori della esigenza di una disciplina del territorio comunale e, quindi, favorevoli, pur con posizioni critiche e diversificate su alcuni aspetti del progetto di PRG, furono la DC ed il PSI (che costituivano la maggioranza consiliare) ed il PCI. Queste forze politiche erano consapevoli che il rigetto del progetto di Piano avrebbe lasciato il territorio comunale in balia delle forze della speculazione edilizia che già avevano impresso pesanti segni sia nella parte del territorio non disciplinata dal PdR e dal PdF sia nell’ambito di detti strumenti urbanistici.

Durante la discussione in Consiglio Comunale (agosto/settembre 1964), fu approvato un ordine del giorno presentato dai gruppi consiliari PRI ed MSI per lo “svincolo” del “Montuno” (da verde pubblico ad area fabbricabile).

La discussione continuò, con altri colpi di scena (ad esempio, su iniziativa di un consigliere del PCI fu approvata, con il voto contrario dei socialisti, la proposta di confermare il tombinamento del canale di navigazione tra il ponte della Vittoria ed il ponte dell’Ospedale).

I socialisti, pur di fronte ad episodi come quelli del Montuno”e del canale di navigazione, ritennero necessario continuare la battaglia per l’adozione del progetto di PRG, nella consapevolezza che l’adozione di un progetto di Piano avrebbe comportato, in virtù della legge 3 novembre 1952, n. 1902, modificata dalla legge 21 dicembre 1955, n. 1357, la proroga dell’efficacia del PdR, compresa la destinazione a verde pubblico del “Montuno, per tre anni a partire dalla adozione del progetto di PRG.

Il “Montuno” a verde pubblico e la permanenza del canale di navigazione si sarebbero potuti conseguire, nel quadro di un complessivo miglioramento del progetto di Piano, durante la fase delle osservazioni ed in sede di esame del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Il progetto di Piano, emendato a seguito della discussione consiliare (i progettisti si rifiutarono di firmare gli elaborati che a detta discussione conseguirono), fu adottato con i voti dei gruppi consiliari DC, PSI e PCI, contrari PRI ed MSI.

Era il 26 settembre 1964: il territorio comunale aveva, comunque, uno strumento per la sua disciplina urbanistica ed alcune importanti previsioni erano state mantenute (tra queste, la tangenziale esterna all’abitato e la parallela al Viale Circe).

Tuttavia, lo scontro fra i favorevoli ed i contrari alla disciplina ed al conseguente governo del territorio sarebbe continuato.

Si trattava, in primo luogo, di vigilare affinché la deliberazione 26 settembre 1964, n. 532, con la quale il Consiglio Comunale aveva adottato il progetto di PRG, fosse approvata dalla Giunta Provinciale Amministrativa/GPA (presieduta dal Prefetto Nilo Pignataro).

A seguito della pubblicazione del progetto di Piano, la presentazione e la discussione delle osservazioni da parte dei cittadini avrebbero consentito di apportare al progetto medesimo alcuni miglioramenti prima dell’esame conclusivo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e l’eventuale approvazione da parte del Ministero dei Lavori Pubblici.

La questione urbanistica condizionava negativamente la situazione politica della città. Il problema del “Montuno veniva pesantemente sollevato da quanti avevano acquistato, a basso prezzo in conseguenza della destinazione a verde pubblico del PdR, i relativi circa tre ettari di terreno per sviluppare iniziative di edilizia residenziale.

La proposta dei proprietari era di donare al Comune 7.000 mq di quei tre ettari a fronte dello svincolo dei restanti 23.000 mq per costruire palazzi e ville.

I socialisti erano per il ripristino della destinazione a verde pubblico del Montuno, per la permanenza del canale di navigazione tra il ponte della Vittoria ed il ponte dell’Ospedale e per una più adeguata previsione di aree per servizi ed a verde pubblico.

Prevalse, tuttavia, la volontà di quanti osteggiavano pesantemente qualsivoglia disciplina del territorio.

Essi trovarono nel Prefetto di Latina una sponda a loro favorevole. Da una parte, il Prefetto ritenne dover tutelare gli interessi di alcuni cittadini tedeschi che avevano acquistato terreni lungo la fascia litoranea tra Terracina e San Felice Circeo; dall’altra, lo stesso Prefetto obiettò che l’attuazione delle previsioni del Piano Regolatore Generale avrebbe comportato ingenti investimenti non compatibili con la situazione finanziaria del Comune.

La maggioranza DC, PRI, PSDI (Sindaco Renato Maragoni) che si era costituita dopo le elezioni del 22-23 novembre 1964 (il PSI era tornato all’opposizione) non resse all’urto delle contraddizioni interne, soprattutto relativamente alla questione urbanistica, e, quindi, si giunse allo scioglimento del Consiglio Comunale. Commissario fu nominato, agli inizi del 1966, il Vice Prefetto di Latina Giovanni Paternò.

Contravvenendo ogni regola, la GPA esaminò la deliberazione di adozione del progetto di PRG soltanto nel luglio 1966, restituendola al Comune, governato dal Commissario, non approvata.

Il Commissario comprese che non sarebbe stato possibile fronteggiare le difficoltà che si manifestavano nella città in assenza dello strumento fondamentale per la disciplina urbanistica del territorio, il PRG, e che ricominciare daccapo con la elaborazione di un nuovo progetto di PRG avrebbe comportato tempi non compatibili con le esigenze di una economia fondata prevalentemente sull’attività edilizia, in seria difficoltà per la mancanza del Piano. Pertanto, con deliberazione 11 agosto 1966, n. 593, adottò il progetto di PRG così come il Consiglio Comunale lo aveva adottato il 26 settembre 1964. Questa volta, la GPA approvò la deliberazione di adozione del PRG. Il progetto di Piano fu pubblicato il 1. ottobre 1966. Le osservazioni presentate furono complessivamente circa 500. Tra queste, quella del PSI-PSDI Unificati/PSU (21 novembre 1966) relativa anche alla destinazione del Montuno” a parco pubblico “per ragioni urbanistiche e per tutelare il complesso storico-archeologico Molo Traianeo-Montuno-Linea Pio VI.

Il 27 novembre 1966 si svolsero le elezioni del Consiglio Comunale. Fu, quindi, eletta una Giunta di centro sinistra (Sindaco Gino Di Mario, maggioranza DC, PRI, PSU). L’apposita Commissione consiliare nominata per l’esame delle osservazioni al progetto di PRG formulò al Consiglio le proprie proposte di controdeduzione. Circa il “Montuno, la proposta unanime (presenti i consiglieri DC, PCI, PLI, PSU, assenti quelli MSI e PRI) fu di confermare la destinazione a verde pubblico del PdR. Il Consiglio Comunale, nelle riunioni svoltesi dal 2 al 23 febbraio 1968, controdedusse alle osservazioni presentate.

Anche in quella sede, fu confermata la destinazione a verde pubblico del Montuno, nonostante i tentativi dei proprietari di contrastare detta determinazione del Consiglio Comunale.

Essi, alla fine, chiamarono in giudizio il Comune (la relativa notifica avvenne il 17 febbraio 1969) invocando la decadenza delle previsioni di PdR e, quindi, reclamando la restituzione del bene ai proprietari e la condanna del Comune al risarcimento per i danni subiti.

Tra i proprietari vi era un Consigliere Comunale.

La incompatibilità fra la posizione di Consigliere Comunale e quella di cittadino che chiama in giudizio il Comune per difendere interessi personali fu eccepita da altro Consigliere Comunale presso il Tribunale di Latina che, il 3 luglio 1969 e, in appello, il 30 settembre successivo, dichiarò decaduto dalla carica di Consigliere Comunale il cittadino/Consigliere che aveva chiamato in causa il Comune.

Il progetto di PRG era stato inviato al Ministero dei Lavori Pubblici.

Il Consiglio Superiore si espresse, con voto 20 maggio 1969, n. 620, e, conseguentemente, il Ministero lo restituì al Comune, per la rielaborazione. La situazione politica era, nel frattempo, mutata.

La maggioranza DC, PRI, PSU era stata sostituita da una maggioranza PRI, PCI, PSU, Cattolici Indipendenti di Sinistra (Sindaco Carmelo Cordova).

Fu dato incarico agli originari progettisti del PRG per tener conto del voto 620/1969 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che, tra l’altro, richiedeva più spazi per i servizi pubblici.

Di fatto, fu elaborato un nuovo progetto di Piano che fu presentato all’Amministrazione comunale il 5 maggio 1970. Anche in detto progetto, il Montuno” fu destinato a verde pubblico. Le vicende politiche locali continuavano ad essere travagliate.

Il 25 agosto 1970 fu eletto di nuovo Sindaco Renato Maragoni (maggioranza DC, PRI).

Dopo una prima deliberazione del 30 ottobre 1970, considerata interlocutoria dalla Prefettura, si giunse, finalmente, alla adozione unanime del nuovo progetto di PRG (deliberazione del Consiglio Comunale 19 gennaio 1971, n. 4, approvata dalla GPA il 18 febbraio successivo).

L’apposita Commissione consiliare nominata per l’esame delle osservazioni al progetto di PRG (ne furono presentate 362) concluse i propri lavori il 27 agosto 1971 e le relative determinazioni furono consegnate ai Consiglieri comunali il 30 settembre successivo, quando il Consiglio Comunale si riunì per l’esame delle osservazioni. La discussione sulle resultanze del lavoro della Commissione si concluse (deliberazione del Consiglio Comunale 30 settembre 1971, n. 119) con l’approvazione di un documento, che recepì anche alcune proposte emerse in sede consiliare. A favore DC, PRI, PSDI; astenuti PCI, PSI; contrario MSI.

Il “Montuno” fu confermato a verde pubblico, salvo il completamento delle costruzioni delle case per i pescatori (DM 26 marzo 1956, n. 1421).

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che aveva proposto con il voto 620/1969 la rielaborazione del progetto di PRG adottato dal Commissario Straordinario al Comune con deliberazione 593/1966, emendato dal Consiglio Comunale nelle riunioni dal 2 al 23 febbraio 1968 in sede di controdeduzioni alle osservazioni, si espresse positivamente sul nuovo progetto di Piano con voto 14 dicembre 1971, n. 1945.

Per ottenere in così breve tempo il verdetto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici era stata svolta dai socialisti una pressante azione politica. Il 31 luglio 1972, con deliberazione n. 232, il Consiglio Comunale, con la sola opposizione del MSI, accettò” il voto 1945/1971 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che la Regione Lazio (soggetto istituzionale territoriale al quale erano state trasferite le competenze per l’approvazione degli strumenti urbanistici comunali) aveva fatto proprio. Il “Montuno” era confermato a verde pubblico.

Il Piano prevedeva, tra l’altro, la galleria per la deviazione esterna alla città del traffico di attraversamento, la permanenza del canale di navigazione fra il ponte della Vittoria ed il ponte dell’Ospedale, la parallela al Viale Circe, la grande arteria denominata “stazione-mare, la destinazione a sede dell’ospedale e del tribunale delle aree dove poi sono stati realizzati, il complesso delle attrezzature sportive a San Martino, la liberazione dell’area dell’antico porto di Traiano dagli immobili ivi costruiti nell’immediato dopoguerra.

Il progetto di PRG fu approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione 28 novembre 1972, n. 873: la “battaglia del Montuno era stata vinta, il Comune di Terracina era dotato di strumento per la disciplina ed il governo dell’intero territorio. Tuttavia, le forze economiche che avevano osteggiato l’azione tesa a dotare di PRG il Comune continuavano nei loro tentativi di vanificare il successo conseguito con l’approvazione del Piano.

Nel 1973 furono presentati al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio 16 ricorsi, per l’annullamento della deliberazione della Giunta Regionale del Lazio con la quale era stato approvato il PRG, da società e da soggetti singoli interessati a destinazioni d’uso del suolo di loro proprietà diverse da quelle stabilite nel PRG.

Tra i ricorrenti vi erano alcuni proprietari del Montuno.

Essi avevano depositato il proprio ricorso l’11 ottobre 1973.

Il Comune di Terracina (Sindaco Raffaello Sebastianelli) si oppose anche a detto ricorso (stessa cosa fece la Regione Lazio).

A seguito di concorso nazionale, il Consiglio Comunale (Sindaco Fabrizio Abbate), con deliberazione 19 dicembre 1975, n. 138, affidò l’incarico per la redazione del Piano Particolareggiato Esecutivo (PPE) relativo al centro storico in declivio ed in pianura compresa l’area archeologica portuale.

Il progetto di PPE, che confermava la destinazione a verde pubblico del “Montuno, fu adottato dal Consiglio Comunale con deliberazione 22 luglio 1977, n. 131 ed approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione 28 aprile 1980, n. 2163.

Per l’attuazione delle previsioni di PRG, confermate nel suddetto PPE, il Consiglio Comunale, con deliberazione 29 aprile 1977, n. 62, aveva, nel frattempo, approvato il progetto di sistemazione area ‘Montuno’ a parco pubblico.

Detto progetto prevedeva, tra l’altro, “l’acquisizione di mq. 37.687 di terreno, pari al 93,26% dell’intera area, per un complessivo importo di  240.722.145 lire pari a  6.375 lire al mq. (oltre al valore degli immobili esistenti) valutato ai sensi delle leggi 22.10.1971, n. 865 e 28.1.1977, n. 10.

Con successiva deliberazione 28 marzo 1978, n. 358, concernente l’acquisto di aree interessate ai lavori di sistemazione area ‘Montuno’ a parco pubblico, il Consiglio Comunale decise “di acquistare dalle seguenti ditte proprietarie gli appezzamenti di terreno per la superficie e prezzo indicati a fianco di ciascuna per la realizzazione del parco pubblico dell’area  Montuno.

Tutti i proprietari avevano “convenuto la cessione volontaria degli immobili con la maggiorazione del 50% della indennità provvisoria.

Tra le ditte proprietarie vi erano anche quelle che avevano prodotto il ricorso sopra ricordato. Il ricorso dei proprietari del Montuno” fu dichiarato “perento dal TAR l’8 novembre 1978, poiché nessun altro atto di procedura è stato compiuto dalle parti dal 14 maggio 1976.

Un ulteriore progetto per i ”lavori di sistemazione a parco pubblico del Montuno’”fu approvato, contestualmente alla richiesta di mutuo, dal Consiglio Comunale con deliberazione 7 novembre 1986, n. 569.

L’importo complessivo era pari a circa 360 milioni di lire.

Non occorre aggiungere altro al ricordo di quanto avvenuto.

Forse, le determinazioni recentemente adottate dal Consiglio Comunale sono anche la conseguenza di frettolose interpretazioni della normativa urbanistica e delle opere pubbliche vigenti e di una mancanza di conoscenza di che cosa sia avvenuto nella Città e nel Consiglio Comunale a partire dagli inizi degli anni sessanta fino alla metà degli anni ottanta.

Peraltro, sembra mancare un progetto complessivo per la Città e per il suo territorio. Che cosa lasceremo alle generazioni future?

Ing. Gabriele Panizzi

 

 

Gabriele Panizzi, esponente del Partito Socialista Italiano e già parlamentare europeo. Dal 1984 al 1985 presidente della regione Lazio. È subentrato al Parlamento europeo nel maggio 1994 dopo essere stato candidato alle elezioni del 1989 per la lista del PSI. Presidente del Consiglio comunale e consigliere comunale storico del PSI di Terracina

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