«Rinunciare al male significa dire no alle tentazioni, al peccato, a satana, più in concreto significa dire no a una cultura della morte, che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro». Infatti «la vita nuova che ci è stata data nel Battesimo, e che ha lo Spirito come sorgente, respinge una condotta dominata da sentimenti di divisione e di discordia». Per questo «l’Apostolo Paolo esorta a togliere dal proprio cuore ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza con ogni sorta di malignità».
Secondo Jorge Mario Bergoglio, «questi sei elementi o vizi che turbano la gioia dello Spirito avvelenano il cuore e conducono ad imprecazioni contro Dio e contro il prossimo. Ma non basta non fare il male per essere un buon cristiano; è necessario aderire al bene e fare il bene. Ecco allora che San Paolo continua: siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo».
In 90 mila presenti a Roma alle giornate della gioventù, in preparazione del Sinodo. Una Roma assolata e calda ha accolto i giovani provenienti da ogni parte del mondo per dire che è possibile cambiare rotta e tracciare una nuova strada che neutralizzi e sconfigga il male.
MM