giovedì 21 Novembre 2024,

Provincia di Latina

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Inaugurata, all’Istituto San Benedetto di Latina, la mostra «Auschwitz, campo nazista della morte»,

scritto da Redazione
Inaugurata, all’Istituto San Benedetto di Latina, la mostra «Auschwitz, campo nazista della morte»,

È stata inaugurata, all’Istituto San Benedetto di Latina, la mostra «Auschwitz, campo nazista della morte», organizzata dal Presidente della VIII Commissione Cultura della Provincia di Latina, Mauro Carturan. In esposizioni la narrazione dell’Olocausto attraverso pannelli fotografici e documentaristici del Museo di Auschwitz.
Al taglio del nastro erano presenti una delegazione di studenti per ciascuna scuola del territorio; le autorità provinciali tra cui il Comandante provinciale dei Carabinieri Giovanni De Chiara e il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Latina; i rappresentanti della Giunta e del Consiglio provinciale e il Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi.
Dalla Polonia sono giunti per il taglio del nastro il vice direttore del museo di Auschwitz e direttore del centro internazionale per l’educazione su Auschwitz e dell’Olocausto Andrzej Kacorzyk e il Sindaco di Oświęcim Janusz Cgwierut.
Ad aprire la manifestazione il capo dell’istituto San Benedetto, Nicola Di Battista, che ha proposto di raddoppiare le date dell’evento. «Un’esposizione storica di questo tenore – ha introdotto Di Battista – sarebbe opportuno ripeterla per farla conoscere a quante più persone possibili. La Conoscenza  è come una madre che ci aiuta a crescere, è la nutrice del nostro sapere, il filo conduttore tra il presente e il passato. Per questo propongo di replicare questo evento il prossimo 25 Aprile a Ponza».
Il Presidente Mauro Carturan ha sottolineato la valenza della manifestazione per gli studenti. «Tutto è nato dalla mia partecipazione, con un piccolo gruppo di studenti – ha spiegato Carturan – al primo viaggio ad Auschwitz otto anni fa. Rimasi colpito ed ebbi la forte convinzione che una simile esperienza dovesse coinvolgere tutti gli studenti delle scuole pontine. Ringrazio la Provincia, l’Assessore alle Politiche della Scuola Giuseppe Schiboni, la Commissione cultura e tutti gli operatori scolastici sostenitori di questa iniziativa che ancora oggi stiamo portando nelle scuole».
All’inaugurazione della mostra erano presenti anche i pittori dell’Associazione «La Mimosa» di Cisterna che hanno esposto le loro opere in Polonia. «Quando sarà replicata la mostra in terra pontina – ha proposto Carturan – potremmo ospitare noi i pittori polacchi con le loro opere».
Il direttore Andrzej Kacorzyk ha sottolineato la valenza del museo quale testimonianza fondamentale di una vicenda che ha segnato l’intera umanità. «Il museo di Auschwitz venne istituito subito dopo la guerra, nel 1947. Il suo obiettivo, sin dagli inizi – ha spiegato il direttore Kacorzyk – può essere sintetizzato in due slogan. Il primo è indicato nelle parole contenute nella legge del parlamento polacco che istituì il museo, “Preservare per sempre”. La principale missione del museo di Auschwitz è quella di preservare ai posteri le tracce e le prove dei crimini commessi in quel luogo. Il museo comprende le due principali parti dell’antico campo di concentramento di Auschwitz: il campo base e Birkenau. Sono stati preservati le baracche dei prigionieri, i magazzini, le cucine, i bagni ma soprattutto le rovine delle camere a gas e dei forni crematori e la rampa dove 9 milioni di persone scesero dai treni per dirigersi verso il loro infausto destino. Nel corso di tutti questi anni, ormai più di mezzo secolo, il museo di Auschwitz e le persone che in esso lavorano spesso con molti sacrifici, hanno saputo preservare con cura l’originalità del Memoriale. Ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, tutte le tracce di quei crimini sono perfettamente leggibili e tangibili, davanti agli occhi di coloro che abbiano voglia di venirli a vedere. Quelle tracce sono lì, da noi custodite con cura e attenzione affinché, quando verranno meno le testimonianze dirette dei sopravvissuti, le future generazioni possano conoscere le brutalità di quanto commesso dai nazisti. Il secondo slogan, riguarda da vicino proprio le future generazioni: “Mai più”. Auschwitz deve esser il monito per i giovani che devono creare le condizioni per un mondo migliore. Un modo per saper leggere i conflitti che nascono ogni giorno nel mondo, la nostra condizione di uomini moderni, di che cosa possa causare l’odio, la mancanza di accettazione o comprensione del diverso. A questo, alla creazione di questa coscienza collettiva – ha concluso Kacorzyk – contribuiamo organizzando incontri con i sopravvissuti, conferenze, seminari, workshop, così come centinaia di visite guidate presso i campi. “Mai più” è il messaggio che deve risuonare anche in questa cerimonia, non solo per ricordare, come deve essere fatto, le vittime di Auschwitz, ma mette anche in guardia dalle false promesse e dai falsi ideali».
Il Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, a conclusione della manifestazione, ha voluto omaggiare gli studenti con una medaglia in ceramica realizzata dai ragazzi dell’Associazione «Agorà» di Latina in occasione dell’80° compleanno del capoluogo. «Bisogna raccontare la vergogna del genere umano per conoscere di quanta crudeltà sia capace. Nella storia dell’uomo – ha concluso Di Giorgi – ci sono state e ci sono tutt’ora tante stragi: dallo sterminio dei Pellerossa, al genocidio del Ruanda, dai Gulag russi alla guerra in Serbia. Tra tutte, quella dell’Olocausto è la più vergognosa per il numero, le condizioni e il momento storico. L’uomo è la bestia peggiore, perché quello che fa l’uomo non lo fa nessun animale. Abbiamo il dovere di raccontare, per questo ha successo l’iniziativa di Mauro Carturan, perché non smette di raccontare. Mi auguro che gli scambi culturali tra Oświęcim e Latina continuino per continuare a raccontare. Per questo abbiamo voluto donare al museo un sistema di sorveglianza, dopo il furto della celebre scritta “Arbeit macht frei” che sovrasta la cancellata d’ingresso del museo di Auschwitz per preservare, come sostiene il direttore, la memoria in esso custodita. Ringrazio e concludo con le parole dell’ambasciatore israeliano Never again, Never again, Mai più, Mai più».

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