“Lui è una persona brava e non merita quello che gli hanno fatto. Ho sempre cercato di proteggerlo. Lui con me è sempre stato generoso, mi ha aiutato per un debito per una casa in Brasile. Già prima di quel 3 luglio del 2009 avevo detto a Marrazzo ‘stai attento che i carabinieri ti vogliono incastrare’“. Lo ha detto il trans Natali sentita come testimone al processo che vede imputati quattro carabinieri “infedeli” (Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente, Antonio Tamburrino) nel presunto tentativo di ricatto ai danni dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. Nel procedimento è coinvolta la stessa trans perché accusata di cessione di sostanze stupefacenti. Nel corso della sua testimonianza, durata quasi 3 ore, Natali ha ricostruito quanto avvenne nel luglio nel 2009 a via Gradoli quando due carabinieri fecero irruzione nel monolocale della trans dove era presente Marrazzo.
“Circa venti giorni dopo il blitz a casa mia – ha raccontato – incontrai Tagliente. Mi chiese il numero di cellulare di Marrazzo. Mi prese il cellulare dalla borsa, ma lì non c’era: il recapito lo tenevo solo in una rubrica. Da Marrazzo voleva soldi“. Natalì ha poi ricordato in aula di conoscere l’ex governatore del Lazio “dal 2002. Lui veniva da me – ha riferito – per parlare, conversare, non per sesso. Quel giorno era venuto per parlare, non c’era nulla di male a parlare seduti sul letto. Volevano incastrare Marrazzo perchè stava con un transessuale“, ha affermato Natali.