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Inchieste, processi, malcostume, ma per Procaccini Terracina è pulita e su Fdi solo fango

scritto da Redazione
Inchieste, processi, malcostume, ma per Procaccini Terracina è pulita e su Fdi solo fango

L’operazione di Guardia Costiera e Carabinieri ha portato al commissariamento del Comune di Terracina, Procaccini non ci sta: “Città profuma di pulito”

Lo scandalo giudiziario è stato di enorme portata: sei arresti tra cui l’ex Sindaco Roberta Tintari, che si è dimessa e ha portato 14 consiglieri comunali a fare lo stesso. Nel breve volgere di meno di una settimana il Comune è stato commissariato e sarà guidato dal Prefetto di Campobasso Francesco Antonio Cappetta.

Tra gli indagati, come noto, figura il leader indiscusso di Fratelli d’Italia a Terracina, Nicola Procaccini, attuale europarlamentare ed ex sindaco dal 2011 al 2019, anno in cui fu eletto a Bruxelles e lasciò il comando dell’amministrazione al Sindaco facente funzioni Tintari la quale, successivamente, a ottobre 2020, fu eletta prima cittadina.

Eppure, Procaccini, come si evince, dalle indagini del pool di magistrati della Procura di Latina, non ha tralasciato, nel corso delle stesse, di provare a interferire, persino chiedendo un incontro con il Procuratore Aggiunto della Procura di Latina Carla Lasperanza e cercando buoni uffici tra le alte sfere della Guardia Costiera. L’obiettivo era di far richiamare a più miti consigli l’allora Comandante della Guardia Costiera di Terracina, Emilia Denarogià menzionata nell’inchiesta che portò agli arresti di Suffer e Marcuzzi a Terracina, come destinataria di un tentativo di corruzione respinto dalla stessa, e l’ufficiale di polizia Samuel Sasso. Entrambi, Denaro e Sasso, hanno avuto un ruolo molto importante nell’inchiesta, portando in essere attività investigative decisive ai fini dell’ordinanza che è stata eseguita martedì 19 luglio: sei arresti, sette misure di interdizioni/divieti di dimora, una cinquantina di indagati, alcuni sequestri.

Un comportamento, quello di Procaccini, seguito anche dall’allora assessore Gianni Percoco (poi diventato Presidente del Consiglio Comunale) e dalla medesima Sindaca Roberta Tintari, che se non è di natura penale, evidenza un malcostume venato di senso di onnipotenza: sentirsi al di sopra della legge, come se due servitori dello Stato che indagavano potessero essere orientati, domati e, magari, sculacciati dai loro superiori, perché si permettevano di indagare, verificare, controllare concessioni, autorizzazioni, permessi di un lido e un Comune permeato di favoritismi, scorciatoie e conflitti d’interesse.

Nonostante questo, l’europarlamentare Procaccini non ha preferito il silenzio (le dimissioni non sono di questo mondo a cui la politica ci ha abituati), ma ha rincarato la dose con post Facebook in cui la riflessione saggia su quanto accaduto è bandita. Terracina, per Procaccini, è un esempio di buona amministrazione e di città pulita. Non si sofferma l’europarlamentare su alcune indagini che hanno sfiorato Terracina come quella della Procura/DDA di Roma che ha portato agli arresti componenti di una vera e propria ‘ndrina trapiantata a Roma e dove si vedono in tralice alcuni strani interessi di un uomo legato a personaggi ritenuti mafiosi nel mercato del pesce. Senza contare alcune mire conclamate della camorra, nel rinvestimento di denari e nell’acquisizione di attività e beni. E non basta a Procaccini ciò che era emerso in altre indagini e persino nelle dichiarazioni di almeno due collaboratori di giustizia che hanno fatto emergere la presenza di un pezzo della famiglia Licciardi (uno dei clan più feroci dell’Alleanza “scissionista” di Secondigliano) all’ombra del Tempio di Giove Anxur.

No, per Procaccini, Terracina non è Gomorra. Eppure la città è stata teatro, nel 2012, di una sparatoria che ha portato all’ammazzamento in pieno giorno, davanti a uno stabilimento balneare, di un boss di quella camorra raccontata dai libri di Saviano e dall’omonima serie televisiva.

Il tempo è galantuomo. La giustizia pure. Ma nel frattempo – scrive Procaccini su Facebook – uomini e donne di questa città stanno soffrendo le pene dell’inferno. Persone e famiglie dilaniate, private della loro libertà, allontanate dai propri affetti, diffamate sui giornali, insultate sui social network, interdette dalla propria attività, private del proprio stipendio e del proprio onore. Amministratori e avvocati, imprenditori e funzionari, persone comuni. Terracina non è Gomorra. Terracina è orgoglio e lavoro, profuma di pulito e risplende di bellezza.Il tempo è galantuomo, la giustizia pure. I terracinesi sono in piedi”.

È certo che ci sono persone che stanno soffrendo: chi viene colpito dalle indagini non può trovarsi in un bel momento. E nessuno, a questo mondo, tolto qualche esagitato da tastiera, può provare godimento. Ma è la giustizia che si chiede e soprattutto la trasparenza. Improvvidamente l’europarlamentare Procaccini, che rappresenta un pezzo di Paese intero nell’assise europea, dopo che il suo sodale politico Pierpaolo Marcuzzi era stato arrestato nell’antipasto dell’inchiesta “Free Beach” a gennaio scorso, ha pensato bene di assumerlo come assistente. Ecco, magari, la moderazione in alcuni comportamenti che sembrano disinteressarsi completamente di situazioni e protagonisti di determinate situazioni sarebbe ben accetta da quei terracinese che Procaccini sostiene essere in piedi.

Ma niente, Procaccini ha continuato a bombardare dalle pagine social e, in un altro post, scrive riferendosi alla prossima tornata delle Politiche di settembre, nella quale il suo partito, Fratelli d’Italia, è il favorito: “Una colata di fango si abbatterà su di noi. È l’arma infame e meschina di chi non ci vuole al governo e non vuole battersi sul campo della politica. Lo hanno fatto sempre. Lo faranno ancora. Siamo pronti”. Tra i commenti, al suo post, inevitabilmente, qualche adepto cita il povero Tortora che, in questi anni, si sarà rivoltato nella tomba più volte, chiamato in causa a sproposito e impropriamente.

Ecco, la retorica del fango, del noi contro tutti, ignorando inchieste e processi che hanno coinvolto personaggi del partito di Giorgia Meloni dal nord al sud Italia, passando, per grave e importante parte, nelle lande pontine (la scorsa settimana un altro rinvio a giudizio per Pasquale Maietta, fino al 2018 parlamentare di Fratelli d’Italia e personaggio stimatissimo da Giorgia Meloni). Se vinceranno lo deciderà il popolo, loro, però, pensino a presentare una classe dirigente più degna di quella che hanno sfoderato sino ad oggi.

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