Nel 2012 le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319, entrambi in calo rispetto all’anno precedente (rispettivamente -0,6% e -4,6%)
Anche i tassi di separazione e di divorzio, in continua crescita dal 1995, hanno una battuta d’arresto nel 2012. Per ogni 1.000 matrimoni si contano 311 separazioni e 174 divorzi.
La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento risulta pari a 16 anni per le separazioni e a 19 anni per i divorzi.
I matrimoni più recenti durano di meno. Confrontando i matrimoni celebrati nel 1985 con quelli del 2005, le unioni interrotte dopo sette anni da una separazione sono raddoppiate, passando dal 4,5% al 9,3%.
Le nozze religiose risultano essere più stabili. A sopravvivere alla “crisi del settimo anno”, nel 2012, sono 933 matrimoni religiosi su 1.000 celebrati nel 2005 contro 880 su 1.000 matrimoni della stessa coorte celebrati con rito civile.
L’età media alla separazione è di circa 47 anni per i mariti e di 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 49 e 46 anni. Questi valori sono aumentati negli anni per effetto della posticipazione delle nozze in età più mature e per la crescita delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne.
La tipologia di procedimento scelta in prevalenza dai coniugi è quella consensuale: nel 2012 si sono concluse in questo modo l’85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi.
Separazioni più frequenti al Nord, ma l’incremento è maggiore al Sud
Per l’analisi della geografia e delle principali caratteristiche dell’instabilità coniugale è opportuno fare riferimento alle separazioni legali, le quali rappresentano in Italia l’evento più esplicativo del fenomeno dello scioglimento delle unioni coniugali considerando che non tutte le separazioni legali si convertono successivamente in divorzi. A titolo di esempio si consideri che su 100 separazioni pronunciate in Italia nel 1998, poco più di 60 sono giunte al divorzio nel decennio successivo.
Il fenomeno dell’instabilità coniugale presenta ancora oggi una distribuzione non omogenea sul territorio. A livello di ripartizioni nel 2012 si va da un minimo di 245,8 separazioni per 1.000 matrimoni al Sud, ad un massimo di 371,9 nel Nord-ovest). I cartogrammi seguenti consentono di apprezzare l’evoluzione del fenomeno a livello regionale confrontando i tassi di separazione totale del 2012 con quelli del 1995.
Nel 1995 solo in Valle d’Aosta si registravano più di 300 separazioni per 1.000 matrimoni, mentre nel 2012 si collocano al di sopra di questa soglia quasi tutte le regioni del Centro-Nord (con l’eccezione del Veneto, del Trentino-Alto Adige e delle Marche). Gli incrementi più consistenti, però, si sono osservati nel Mezzogiorno, dove i valori sono più che raddoppiati (ad esempio, si è passati da 70,1 a 270,5 separazioni per 1.000 matrimoni in Campania e da 95,3 a 318,1 in Sardegna). Le regioni del Nord e del Centro – che partivano da livelli sensibilmente più elevati – hanno fatto registrare, tra nello stesso periodo, un incremento più contenuto. L’unica eccezione è rappresentata dall’Umbria, dove il valore del tasso è cresciuto di quasi tre volte.
In media ci si separa dopo 16 anni di matrimonio
Nel 2012, la durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo è pari a 16 anni per i procedimenti di separazione, a 19 per i provvedimenti di divorzio.
L’interruzione dell’unione coniugale riguarda sempre di più anche i matrimoni di lunga durata: rispetto al 1995 le separazioni sopraggiunte dal venticinquesimo anno di matrimonio in poi sono triplicate in valore assoluto, mentre quelle al di sotto dei cinque anni sono pressoché invariate (poco più di 12 mila) (prospetto 2). Aumenta dunque la quota delle separazioni riferite ai matrimoni di lunga durata (dall’11,3% del 1995 al 21,0% del 2012) e scende la quota di quelle interrotte entro i primi cinque anni di matrimonio (dal 24,4% del 1995 al 14,2% del 2012).
PROSPETTO 2. SEPARAZIONI PER CLASSI DI DURATA DEL MATRIMONIO AL MOMENTO DELL’ISCRIZIONE
A RUOLO DEL PROCEDIMENTO DI SEPARAZIONE Anni 1995-2012, valori assoluti e composizioni percentuali
ANNI | Durata del matrimonio (anni) | ||||||
0-4 | 5-9 | 10-14 | 15-19 | 20-24 | 25 e oltre | Totale | |
Valori assoluti | |||||||
1995 | 12.752 | 12.577 | 8.767 | 6.847 | 5.468 | 5.912 | 52.323 |
2000 | 14.717 | 17.160 | 14.138 | 9.510 | 6.962 | 9.482 | 71.969 |
2005 | 15.420 | 18.045 | 16.566 | 12.055 | 8.014 | 12.191 | 82.291 |
2008 | 14.447 | 17.940 | 15.484 | 13.513 | 8.689 | 14.092 | 84.165 |
2009 | 15.869 | 18.886 | 15.237 | 13.494 | 8.519 | 13.940 | 85.945 |
2010 | 15.589 | 18.514 | 15.470 | 14.256 | 9.241 | 15.121 | 88.191 |
2011 | 14.084 | 17.369 | 15.941 | 14.831 | 9.973 | 16.599 | 88.797 |
2012 | 12.527 | 16.383 | 15.252 | 15.125 | 10.486 | 18.515 | 88.288 |
Composizioni percentuali | |||||||
1995 | 24,4 | 24,0 | 16,8 | 13,1 | 10,5 | 11,3 | 100 |
2000 | 20,4 | 23,8 | 19,6 | 13,2 | 9,7 | 13,2 | 100 |
2005 | 18,7 | 21,9 | 20,1 | 14,6 | 9,7 | 14,8 | 100 |
2008 | 17,2 | 21,3 | 18,4 | 16,1 | 10,3 | 16,7 | 100 |
2009 | 18,5 | 22,0 | 17,7 | 15,7 | 9,9 | 16,2 | 100 |
2010 | 17,7 | 21,0 | 17,5 | 16,2 | 10,5 | 17,1 | 100 |
2011 | 15,9 | 19,6 | 18,0 | 16,7 | 11,2 | 18,7 | 100 |
2012 | 14,2 | 18,6 | 17,3 | 17,1 | 11,9 | 21,0 | 100 |
I matrimoni più recenti durano sempre meno…
Per una corretta interpretazione di questi dati si deve considerare che le separazioni registrate in un anno di calendario corrispondono a diverse durate di matrimonio e sono il risultato del comportamento di coppie che si sono sposate in anni diversi (coorti di matrimoni). Per capire come cambia la propensione a sciogliere le unioni in relazione alla durata del matrimonio occorre spostare l’ottica di analisi dall’anno di rottura a quello di inizio dell’unione, considerando la quota di matrimoni sopravviventi alle diverse durate per alcune coorti di matrimonio.
Dopo il fatidico settimo anno di matrimonio sono sopravvissute 955 nozze su 1.000 celebrate nel 1985, 926 su 1.000 del 1995 e 917 su 1.000 del 2005; in altri termini le unioni interrotte da una separazione sono quasi raddoppiate, passando dal 4,5% della coorte di matrimonio del 1985 al 9,3% osservato per la coorte del 2005.
… ma quelli religiosi sembrano più stabili
Questi valori osservati sul totale dei matrimoni celebrati nei singoli anni variano molto a seconda del rito di celebrazione del matrimonio. Mettendo a confronto i matrimoni del 1995 con quelli del 2005 si osserva come la propensione a separarsi nei matrimoni celebrati con il rito religioso sia molto inferiore e molto più stabile nel tempo rispetto a quella nelle nozze civili. Dopo sette anni i matrimoni religiosi sopravviventi sono praticamente gli stessi per le due coorti di matrimonio considerate (rispettivamente 933 e 935 su 1.000). I matrimoni civili sopravviventi scendono a 897 per la coorte del 1995 e a 880 per quella del 2005.
L’analisi per coorte di matrimonio mostra, quindi, un sempre maggior ricorso alle interruzioni delle unioni coniugali nei matrimoni celebrati con rito civile come conseguenza anche di una loro progressiva “anticipazione” rispetto alla durata del matrimonio.
Naturalmente, i dati a livello nazionale sono la sintesi di comportamenti molto differenziati sul territorio, evidenti, ad esempio, se si mettono a confronto due regioni come la Lombardia e la Sicilia. Su 1.000 matrimoni celebrati nel 1995, quelli sopravviventi a distanza di sette anni sono 897 in Lombardia e 962 in Sicilia, a fronte di un valore medio nazionale di 926. Considerando le coorti di matrimoni del 2005 la propensione alla separazione aumenta: a distanza di sette anni sono 886 in Lombardia e 948 in Sicilia. In quest’ultima, quindi, si osserva un lieve aumento nella propensione a separarsi rispetto a quanto riscontrato in Lombardia. La situazione cambia radicalmente se si considerano disgiuntamente le separazioni derivanti da nozze celebrate con rito religioso e con rito civile (Figura 5). La propensione a separarsi nei primi anni di matrimonio risulta del tutto analoga nelle diverse coorti quando le separazioni derivano da matrimoni religiosi: si possono, infatti, osservare le curve per durata del matrimonio praticamente sovrapposte tra la coorte di matrimonio del 1995 e quella del 2005 sia in Lombardia che in Sicilia. Seguendo l’andamento delle separazioni che derivano da matrimoni civili si nota la sostanziale stabilità nella propensione a separarsi delle coorti di matrimonio 1995 e 2005 in Lombardia (dopo sette anni sopravvivono, rispettivamente, 864 e 855 matrimoni civili) contrapposta al divario molto evidente osservato in Sicilia (rispettivamente 941 e 885). In quest’ambito, la progressiva adozione di comportamenti meno tradizionali nella formazione della famiglia sembra incidere anche sulla scelta di porre fine all’unione coniugale. È da notare, inoltre, per le durate di matrimonio superiori a 5 anni, come la propensione a separarsi sia più elevata nelle separazioni di matrimoni religiosi del 2005 in Lombardia che in quelle di matrimoni civili in Sicilia. Stesso “sorpasso” si osserva anche nelle separazioni dei matrimoni celebrati nel 1995 ma a durate di matrimonio molto più avanzate.
La crisi coniugale colpisce principalmente i quarantenni.
Nel 2012 all’atto della separazione i mariti hanno mediamente 47 anni e le mogli 44. Analizzando la distribuzione per età si nota come la classe più numerosa sia quella tra i 40 e i 44 anni per le mogli (19.036 separazioni, il 21,6% del totale) mentre per i mariti la 45-49 (18.461 pari al 20,9%). Nel 2000, invece, il maggior numero delle separazioni ricadeva sia per i mariti sia per le mogli nella classe 35-39 (Prospetto 3).
PROSPETTO 3. SEPARAZIONI PER CLASSI DI ETÀ DEI CONIUGI ALL’ATTO DELLA SEPARAZIONE
Anni 2000, 2005 e 2012 (valori assoluti e percentuali)
Classi di età | Mariti | Mogli | ||||||
2000 | 2005 | 2012 | 2000 | 2005 | 2012 | |||
Valori assoluti | ||||||||
14-24 | 565 | 424 | 251 | 2.275 | 1.635 | 940 | ||
25-29 | 4.723 | 3.418 | 1.920 | 9.839 | 7.832 | 4.550 | ||
30-34 | 13.157 | 11.573 | 6.798 | 16.161 | 16.183 | 10.642 | ||
35-39 | 16.123 | 17.267 | 13.600 | 16.576 | 19.160 | 16.582 | ||
40-44 | 13.982 | 18.197 | 16.869 | 10.899 | 15.748 | 19.036 | ||
45-49 | 9.063 | 12.574 | 18.461 | 6.698 | 9.405 | 14.971 | ||
50-54 | 6.435 | 7.788 | 11.960 | 4.557 | 5.181 | 8.997 | ||
55-59 | 3.674 | 5.002 | 7.164 | 2.409 | 3.291 | 5.001 | ||
60 e oltre | 4.247 | 6.048 | 11.265 | 2.555 | 3.856 | 7.569 | ||
Totale | 71.969 | 82.291 | 88.288 | 71.969 | 82.291 | 88.288 | ||
Valori percentuali | ||||||||
14-24 | 0,8 | 0,5 | 0,3 | 3,2 | 2,0 | 1,1 | ||
25-29 | 6,6 | 4,2 | 2,2 | 13,7 | 9,5 | 5,2 | ||
30-34 | 18,3 | 14,1 | 7,7 | 22,5 | 19,7 | 12,1 | ||
35-39 | 22,4 | 21,0 | 15,4 | 23,0 | 23,3 | 18,8 | ||
40-44 | 19,4 | 22,1 | 19,1 | 15,1 | 19,1 | 21,6 | ||
45-49 | 12,6 | 15,3 | 20,9 | 9,3 | 11,4 | 17,0 | ||
50-54 | 8,9 | 9,5 | 13,5 | 6,3 | 6,3 | 10,2 | ||
55-59 | 5,1 | 6,1 | 8,1 | 3,3 | 4,0 | 5,7 | ||
60 e oltre | 5,9 | 7,3 | 12,8 | 3,6 | 4,7 | 8,6 | ||
Totale | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 |
Questo innalzamento dell’età alla separazione è il risultato della sempre maggiore propensione allo scioglimento delle unioni di lunga durata, ma soprattutto di un processo di invecchiamento complessivo della popolazione dei coniugati, dovuto alla posticipazione del matrimonio. La drastica diminuzione delle separazioni sotto i 30 anni (sia per gli uomini che per le donne), ad esempio, è la naturale conseguenza della riduzione dei matrimoni nella stessa fascia di età: poco più di un matrimonio su quattro vede attualmente entrambi gli sposi sotto i 30 anni. Più precisamente si tratta del 21,5% di tutti i matrimoni celebrati nel 2012, quota che sale al 25,2% se si fa riferimento solo ai primi matrimoni.
Parallelamente, sono andate aumentando, sia in valori assoluti sia percentuali, le separazioni delle classi di età più elevate, con almeno uno sposo ultrasessantenne. Le separazioni che riguardano uomini ultrasessantenni sono passate da 4.247 del 2000 a 11.265 del 2012 (dal 5,9% al 12,8% del totale delle separazioni). Per le donne over60, nello stesso periodo, si va dalle 2.555 del 2000 (pari al 3,6%) alle 7.569 del 2012 (8,6%).
È interessante notare che, considerando solo due grandi classi di età (sotto e sopra i 40 anni), il rapporto di composizione si è totalmente modificato in soli 12 anni. Nel 2000 le quote di uomini nelle due classi di età erano pressoché identiche (48% e 52%), mentre nel 2012 la quota degli over40 è tre volte quella degli under40. Facendo lo stesso confronto anche per le donne, questo rapporto di composizione si è ribaltato: nel 2000 le mogli under40 erano il 62,4% del totale mentre nel 2012 il 62,9% del totale è composto da donne over40.
Più separati tra i coniugi con titoli di studio elevati
Tra i separati del 2012, il 39,0% dei mariti ha, come titolo di studio più elevato, il diploma di scuola media inferiore, il 41,0% quello di scuola media superiore; fra le mogli il 44,3% ha un titolo di scuola media superiore e il 33,9% uno di scuola media inferiore. Il 16,0% delle mogli possiede un titolo universitario, contro il 13,5% dei mariti. Tale distribuzione è il risultato, in parte, del progressivo aumento del livello di istruzione della popolazione generale e, quindi, anche di quella dei coniugati.
Se si rapporta il numero di separati per sesso e titolo di studio alla popolazione con lo stesso titolo si ottiene un quoziente che misura la propensione a separarsi per livello di istruzione. Tale propensione è tendenzialmente più elevata per i titoli di studio più alti; ha registrato un aumento a partire dagli anni ‘90 per poi stabilizzarsi nell’ultimo decennio. Si consideri che nel 2012 si sono registrate 4,7 separazioni per 1.000 uomini tra i 15 e i 64 anni che possiedono un alto livello di istruzione (laurea o altro titolo universitario) e solo 2,8 per coloro che hanno al massimo la licenza elementare contro un dato medio pari a 4,1 separazioni per 1.000 uomini della stessa età (Figura 7).
Andamento abbastanza simile si riscontra anche per le donne. Le mogli con un titolo di studio alto (titolo universitario) mostrano una maggiore propensione alla separazione (4,5 per 1.000 contro un valore del 2,0 per 1.000 registrato tra le donne che hanno al massimo la licenza elementare).
La minore diffusione delle separazioni nel segmento della popolazione con il livello di istruzione più basso contribuisce a mantenere bassi i tassi di instabilità complessivi rispetto alla maggior parte dei paesi europei, dove le persone con un titolo di studio non elevato si rivelano, invece, maggiormente a rischio di rompere il proprio matrimonio.
Analizzando la distribuzione congiunta per titolo di studio dei separati, si osserva una prevalenza di coppie con lo stesso livello di istruzione (sono il 60,3% nel 2012). Questa quota, abbastanza stabile nel tempo, dipende in larga misura dalla stessa omogamia che caratterizza gli sposi al momento dell’unione matrimoniale (nel 2012 sono il 67,9%).
Le separazioni di coppie miste: un fenomeno recente, ma in aumento
Merita attenzione anche l’instabilità dei matrimoni fra coniugi di diversa cittadinanza. Si tratta naturalmente di un fenomeno recente in Italia, così come quello della formazione delle unioni che coinvolgono cittadini stranieri.
Nel 2005 sono state pronunciate nei tribunali italiani 7.536 separazioni riguardanti “coppie miste”[4]di coniugi, contro 4.266 concesse nell’anno 2000, con un incremento pari al 76,7% (Figura 8). Successivamente, si è registrata una battuta d’arresto sia in valori assoluti che percentuali ma nel 2012 le separazioni hanno ripreso a salire raggiungendo il valore assoluto massimo pari a 8.176 (9,3% di tutte le separazioni, percentuale simile a quella registrata nel 2000). La discontinuità nell’evoluzione di questa tipologia di separazioni è da mettere in relazione all’andamento che si riscontra nei matrimoni che coinvolgono un cittadino straniero e uno italiano[5]. Quasi in sette casi su dieci (68,9%), la tipologia di coppia mista che arriva a separarsi è quella con marito italiano e moglie straniera (o che ha acquisito la cittadinanza italiana in seguito al matrimonio). Questo risultato appare strettamente connesso con la maggiore propensione degli uomini italiani a sposare una cittadina straniera.
Per quanto riguarda i divorzi di “coppie miste” la tendenza è in crescita, anche se l’entità del fenomeno è piuttosto contenuta (4.584 nel 2012, pari all’8,9% del totale).
Sono consensuali la maggior parte di separazioni e divorzi
La tipologia di procedimento prevalentemente scelta dai coniugi è quella consensuale: nel 2012 si sono chiuse con questa modalità l’85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi. Ma la litigiosità tra le coppie che decidono di porre fine alla loro unione matrimoniale si differenzia abbastanza sul territorio. Se al Centro poco più di 1 separazione su 10 si chiude con rito giudiziale (precisamente l’11,9%), questa proporzione sale a 1 su 5 per le separazioni nelle Isole (il 20,3%) e addirittura a 1 su 3 per i divorzi in tutto il Mezzogiorno (33,4%)
Prendendo in considerazione le sole separazioni giudiziali, il 71,4% di queste è concesso per intollerabilità reciproca della convivenza, il 23,3% con addebito al marito e il 5,3% con addebito alla moglie.
La separazione giudiziale è più frequente con bassi livelli di istruzione
Con l’aumentare del livello di istruzione[7] diminuisce il ricorso al rito giudiziale (Figura 10). Se a livello complessivo, infatti, il procedimento giudiziale viene scelto nel 14,6% di tutte le separazioni, tale quota sale al 16,5% nel caso in cui il marito o la moglie abbiano al massimo la licenza media mentre scende all’11% quando la moglie ha un titolo universitario (12,7% se il titolo universitario lo ha il marito).
Considerando congiuntamente il livello di istruzione della coppia, la maggiore variabilità nel ricorso al rito giudiziale si osserva quando la moglie ha un titolo di studio basso: tale quota passa, infatti, dal 26,3% quando è in coppia con un marito con livello alto, al 16,3% quando il titolo del marito è basso. Le percentuali più esigue si registrano nei casi in cui a un titolo di studio alto della moglie corrisponde un titolo alto o medio del marito (rispettivamente 10,9% e 10,5%).
In metà delle separazioni e in un terzo dei divorzi è coinvolto un figlio minorenne
Nel 2012 65.064 separazioni (il 73,3% del totale) e 33.975 divorzi (il 66,2% del totale) hanno riguardato coppie con figli. I figli coinvolti sono stati 112.253 nelle separazioni e 53.553 nei divorzi.
Poco meno della metà (48,7%) delle separazioni e un terzo (33,1%) dei divorzi riguardano matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni. Il numero di figli minori che sono stati affidati nel 2012 è stato pari a 65.064 nelle separazioni e a 22.653 nei divorzi.
Nelle separazioni, il 54,5% dei figli affidati ha meno di 11 anni. In caso di divorzio i figli sono generalmente più grandi: la quota di quelli al di sotto degli 11 anni scende al 32,1% del totale.
Dall’affidamento esclusivo alla madre all’affido condiviso
Per quanto riguarda il tipo di affidamento, sia nelle separazioni che nei divorzi, negli ultimi anni si è verificata una netta inversione di tendenza. Infatti, con l’entrata in vigore della Legge 54/2006, è stato introdotto, come modalità ordinaria, l’istituto dell’affido condiviso dei figli minori tra i due coniugi. Secondo la nuova legge entrambi i genitori ex-coniugi conservano la potestà genitoriale (che prima spettava esclusivamente al genitore affidatario) e devono provvedere al sostentamento economico dei figli in misura proporzionale al reddito.
Fino al 2005, è stato l’affidamento esclusivo dei figli minori alla madre la tipologia ampiamente prevalente. Nel 2005, i figli minori sono stati affidati alla madre nell’80,7% delle separazioni e nell’82,7% dei divorzi, con percentuali più elevate nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. La custodia esclusivamente paterna si è mostrata residuale anche rispetto all’affidamento congiunto o alternato, risultando pari al 3,4% nelle separazioni e al 5,1% nei divorzi. A partire dal 2006, in concomitanza con l’introduzione della nuova legge, la quota di affidamenti concessi alla madre si è fortemente ridotta a vantaggio dell’affido condiviso. Il “sorpasso” vero e proprio è avvenuto nel 2007 (72,1% di separazioni con figli in affido condiviso contro il 25,6% di quelle con figli affidati esclusivamente alla madre), per poi consolidarsi ulteriormente. Nel 2012 le separazioni con figli in affido condiviso sono state l’89,9% contro l’8,8% di quelle con figli affidati esclusivamente alla madre. La quota di affidamenti concessi al padre continua a rimanere su livelli molto bassi. Infine, l’affidamento dei minori a terzi è una categoria residuale che interessa meno dell’1% dei bambini.
Al Centro, la modalità di affido condiviso scende all’87,9% per le separazioni (rispetto a un valore nazionale pari a 89,9%) e al 71,4% per i divorzi (75,1% a livello nazionale)(prospetto 4).
Il ricorso all’affidamento condiviso è legato anche alla scelta del rito con cui si concludono la separazione o il divorzio. Infatti, questa tipologia di affidamento viene prescelta nel 90,8% delle separazioni consensuali contro l’85,1% di quelle giudiziali e nel 77,7% dei divorzi consensuali rispetto a un 66,2% di quelli chiusi con il rito giudiziale.
L’età del minore non sembra mostrare una particolare influenza sulle scelte dei coniugi e del giudice con riferimento alla tipologia di affidamento.
PROSPETTO 4. FIGLI MINORI AFFIDATI IN SEPARAZIONI E DIVORZI PER TIPO DI AFFIDAMENTO, RIPARTIZIONE GEOGRAFICA, RITO DI CHIUSURA DEL PROCEDIMENTO E CLASSE DI ETÀ DEL MINORE AFFIDATO. Anno 2012, valori assoluti e percentuali
Tipo di affidamento nelle separazioni | Tipo di affidamento nei divorzi | |||||||||
Totale minori affidati | Valori percentuali | Totale minori affidati | Valori percentuali | |||||||
Esclusivo al padre | Esclusivo alla madre | Condiviso | A terzi | Esclusivo al padre | Esclusivo alla madre | Condiviso | A terzi | |||
Nord | 30.165 | 0,9 | 8,4 | 90,1 | 0,6 | 12.685 | 1,4 | 19,8 | 77,7 | 1,1 |
Centro | 13.348 | 1,1 | 10,4 | 87,9 | 0,6 | 4.343 | 1,5 | 25,5 | 71,4 | 1,6 |
Mezzogiorno | 21.551 | 0,5 | 8,3 | 90,7 | 0,5 | 5.625 | 1,7 | 24,6 | 72,2 | 1,5 |
Consensuale | 54.381 | 0,7 | 8,0 | 90,8 | 0,5 | 17.208 | 1,2 | 19,6 | 77,9 | 1,3 |
Giudiziale | 10.683 | 1,4 | 12,6 | 85,1 | 1,0 | 5.445 | 2,5 | 30,0 | 66,2 | 1,3 |
0-5 anni | 13.542 | 0,9 | 10,1 | 88,3 | 0,8 | 677 | 1,0 | 21,6 | 75,8 | 1,6 |
6-10 anni | 21.913 | 0,9 | 8,9 | 89,6 | 0,6 | 6.603 | 0,9 | 22,4 | 75,1 | 1,6 |
11-14 anni | 17.766 | 0,8 | 8,4 | 90,5 | 0,3 | 8.745 | 1,4 | 22,3 | 74,7 | 1,6 |
15-17 anni | 11.843 | 0,6 | 7,6 | 91,4 | 0,5 | 6.628 | 2,1 | 21,6 | 75,6 | 0,7 |
Totale | 65.064 | 0,8 | 8,8 | 89,9 | 0,6 | 22.653 | 1,5 | 22,1 | 75,1 | 1,3 |
(a) Ripartizioni nelle quali i tribunali hanno emesso il provvedimento di separazione e divorzio
Più assegni di mantenimento al Sud ma importi maggiori al Nord
In sede di separazione viene stabilita tutta una serie di provvedimenti di natura economica a favore sia del coniuge che viene ritenuto economicamente più debole sia dei figli: questi due contributi sono tra loro indipendenti e cumulabili. L’importo dell’assegno a favore del coniuge viene stabilito in proporzione alle circostanze e alle condizioni economiche dell’obbligato. L’ammontare mensile del contributo per il mantenimento dei figli varia in base al numero dei figli stessi.
Sono 7.467 le separazioni che prevedono solo un contributo economico per il coniuge (pari all’8,5% del totale delle separazioni): di queste, 4.632 riguardano coppie con figli (il 7,2% di tutte le separazioni con figli).
Gli assegni di mantenimento per i figli vengono corrisposti nel 47,3% delle separazioni e nel 64,6% di quelle con figli; anche in questo caso è il padre a versare gli assegni nella quasi totalità dei casi (94%). Contrariamente a quanto messo in luce per il contributo economico corrisposto al coniuge, la quota di assegni ai figli è maggiormente diffusa nel Nord (66,3% del totale delle separazioni con figli) in contrapposizione alla proporzione più bassa registrata al Centro (62,3%); gli importi medi sono più elevati al Nord e, in particolare, nel Nord-est (645,2 euro mensili).
Nel 35,5% delle separazioni l’unico assegno ad essere corrisposto è proprio quello per i figli, per un totale di 31.315 separazioni, il 48,4% delle separazioni con figli.
Nel 2012 il 20,3% delle separazioni si è concluso prevedendo un assegno per il coniuge di un importo medio mensile pari a 496,6 euro (nel 98,4% dei casi l’assegno viene corrisposto dal marito). La quota di separazioni con assegno è più alta nel Sud e nelle Isole (rispettivamente 25,3% e 23,8%), mentre nel Nord si assesta sul 17,4%. La distribuzione territoriale risulta, invece, del tutto rovesciata se si considerano gli importi medi, più elevati nel Centro-Nord (Prospetto 5).
Le separazioni in cui vengono cumulati gli assegni al coniuge con quelli ai figli sono l’11,8% del totale, il 16,1% delle separazioni con figli.
Infine, il 44,2% del totale delle separazioni non prevede alcun tipo di corresponsione economica; tale quota subisce una forte riduzione (28,3%) quando si considerano le sole separazioni con figli.
Un caso particolare riguarda le separazioni con figli minori in affido (43.002, 48,7% del totale delle separazioni e 66,5% delle separazioni con figli). È interessante notare che non sempre quando ci sono figli affidati viene corrisposto un contributo economico da parte dei genitori: nel 16,7% dei casi, infatti, l’assegno non è previsto (era circa il 12% nel 2010).
Altro aspetto di rilievo per valutare l’impatto economico della separazione è l’assegnazione dell’abitazione nella casa dove la famiglia viveva prima del provvedimento del giudice. Ai fini dell’assegnazione, il giudice deve anche in questo caso, come già evidenziato per l’attribuzione dell’assegno, valutare le condizioni economiche dei coniugi e tutelare il più debole. Nel 2012 nel 58,2% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie (con un picco del 62,8% nel Sud), mentre appaiono quasi paritarie le quote di assegnazioni al marito (20,4%) e quelle che prevedono due abitazioni autonome e distinte ma diverse da quella coniugale (18,4%). Mentre l’assegnazione dell’abitazione al marito è più diffusa al Nord (circa 24%), le abitazioni autonome e distinte appaiono maggioritarie nelle Isole (21%). La distribuzione dell’assegnazione della casa ai coniugi è abbastanza stabile nel tempo: non si evidenziano, in particolare, variazioni di rilievo rispetto alla situazione antecedente all’introduzione della legge sull’affido condiviso.
PROSPETTO 5. SEPARAZIONI PER CONTRIBUTO ECONOMICO PER IL CONIUGE E PER I FIGLI, ASSEGNAZIONE DELLA CASA E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Anno 2012, valori assoluti e percentuali
Nord-ovest | Nord-est | Centro | Sud | Isole | Italia | |
Separazioni | ||||||
Totale separazioni (valori assoluti) | 24.864 | 15.448 | 18.945 | 19.702 | 9.329 | 88.288 |
Totale separazioni con figli (valori assoluti) | 17.614 | 11.186 | 14.089 | 14.745 | 7.058 | 64.692 |
Contributo economico solo per il coniuge | ||||||
Valori assoluti | 1.901 | 1.204 | 1.607 | 1.928 | 827 | 7.467 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni | 7,6 | 7,8 | 8,5 | 9,8 | 8,9 | 8,5 |
Valori assoluti nelle separazioni con figli | 1.123 | 707 | 1.036 | 1.246 | 520 | 4.632 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni con figli | 6,4 | 6,3 | 7,4 | 8,5 | 7,4 | 7,2 |
Contributo economico solo per i figli | ||||||
Valori assoluti | 9.225 | 5.963 | 6.679 | 6.299 | 3.149 | 31.315 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni | 37,1 | 38,6 | 35,3 | 32,0 | 33,8 | 35,5 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni con figli | 52,4 | 53,3 | 47,4 | 42,7 | 44,6 | 48,4 |
Contributo economico sia per il coniuge sia per i figli | ||||||
Valori assoluti | 2.340 | 1.552 | 2.098 | 3.059 | 1.395 | 10.444 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni | 9,4 | 10,0 | 11,1 | 15,5 | 15,0 | 11,8 |
Valori percentuali sul totale delle separazioni con figli | 13,3 | 13,9 | 14,9 | 20,7 | 19,8 | 16,1 |
Importi medi mensili | ||||||
Importo medio per il coniuge (in euro) (a) | 546,9 | 497,4 | 510,6 | 462,0 | 411,4 | 496,6 |
Importo medio per i figli (in euro) (a) | 630,5 | 645,2 | 561,5 | 403,1 | 357,8 | 521,2 |
Assegnazione della casa | ||||||
Al marito | 24,1 | 24,6 | 20,6 | 14,6 | 15,1 | 20,4 |
Alla moglie | 55,7 | 54,5 | 58,7 | 62,8 | 59,8 | 58,2 |
Abitazioni autonome e distinte | 18,1 | 18,4 | 16,8 | 19,0 | 21,0 | 18,4 |
Altro | 2,1 | 2,5 | 3,9 | 3,6 | 4,2 | 3,1 |
(a) Per il calcolo degli importi medi sono stati considerati solo gli importi mensili pari o superiori a 25 euro e inferiori a 10.000 euro.
Per quanto concerne i divorzi, l’entità degli importi versati e la loro distribuzione sul territorio appare sostanzialmente analoga a quella delle separazioni, ma diminuiscono i casi in cui è prevista questa corresponsione: il 6,7% solo per il coniuge (6,8 dei divorzi con figli), il 32,6% solo per i figli (il 49,3 dei divorzi con figli) e il 5,5% per entrambi (8,3% dei divorzi con figli) (Prospetto 6).
Nel complesso, il 55,1% dei divorzi e il 35,6% dei divorzi con figli, non prevedono alcuna forma di contributo economico.
Nei divorzi la quota di assegnazioni dell’abitazione alla moglie è più bassa rispetto alle separazioni (37,3% contro 58,2%); risulta maggioritaria, invece, la situazione in cui i coniugi dispongono di due abitazioni autonome e distinte (48,1%). Tale dato va sicuramente messo in relazione anche al periodo intercorso tra la sentenza di separazione e quella di divorzio, periodo durante il quale le condizioni dei coniugi e il contesto familiare possono sensibilmente cambiare.
PROSPETTO 6. DIVORZI PER CONTRIBUTO ECONOMICO PER IL CONIUGE E PER I FIGLI, ASSEGNAZIONE DELLA CASA E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. Anno 2012, valori assoluti e percentuali
Nord-ovest | Nord-est | Centro | Sud | Isole | Italia | |
Divorzi | ||||||
Totale divorzi (valori assoluti) | 17.589 | 10775 | 10685 | 7525 | 4745 | 51.319 |
Totale divorzi con figli (valori assoluti) | 10.881 | 7009 | 7049 | 5523 | 3513 | 33.975 |
Contributo economico solo per il coniuge | ||||||
Valori assoluti | 1.060 | 666 | 734 | 622 | 373 | 3.455 |
Valori percentuali sul totale dei divorzi | 6,0 | 6,2 | 6,9 | 8,3 | 7,9 | 6,7 |
Valori assoluti nei divorzi con figli | 652 | 452 | 487 | 438 | 281 | 2.310 |
Valori percentuali | 6,0 | 6,4 | 6,9 | 7,9 | 8,0 | 6,8 |
Contributo economico solo per i figli | ||||||
Valori assoluti | 5.701 | 3.366 | 3.503 | 2.532 | 1.649 | 16.751 |
Valori percentuali sul totale dei divorzi | 32,4 | 31,2 | 32,8 | 33,6 | 34,8 | 32,6 |
Valori percentuali sul totale dei divorzi con figli | 52,4 | 48,0 | 49,7 | 4,6 | 46,9 | 49,3 |
Contributo economico sia per il coniuge sia per i figli | ||||||
Valori assoluti | 706 | 474 | 622 | 641 | 385 | 2.828 |
Valori percentuali sul totale dei divorzi | 4,0 | 4,4 | 5,8 | 8,5 | 8,1 | 5,5 |
Valori percentuali sul totale dei divorzi con figli | 6,5 | 6,8 | 8,8 | 11,6 | 11,0 | 8,3 |
Importi medi mensili | ||||||
Importo medio per il coniuge (in euro) (a) | 555,9 | 559,5 | 567,6 | 408,8 | 371,2 | 503,4 |
Importo medio per i figli (in euro) (a) | 514,1 | 472,3 | 504,8 | 440,2 | 397,5 | 479,8 |
Assegnazione della casa | ||||||
Al marito | 14,8 | 14,6 | 14,1 | 11,2 | 8,0 | 13,4 |
Alla moglie | 35,3 | 32,7 | 39,0 | 46,2 | 37,5 | 37,3 |
Abitazioni autonome e distinte | 49,2 | 51,9 | 45,1 | 40,9 | 53,2 | 48,1 |
Altro | 0,7 | 0,8 | 1,9 | 1,7 | 1,3 | 1,1 |
(a) Per il calcolo degli importi medi sono stati considerati solo gli importi mensili pari o superiori a 25 euro e inferiori a 10.000 euro.
Glossario
Affidamento dei figli minori. L’affidamento dei figli minori nei procedimenti di separazione e divorzio fino al 15 marzo 2006 era disciplinato dal codice civile (art. 155) e dalla legge n. 898 del 1 dicembre 1970 come modificata dalla legge n. 74 del 6 marzo 1987 (art. 6). La Legge n. 54 dell’8 febbraio 2006 (in vigore dal 16 marzo 2006) ha stabilito che, nelle cause di separazione e divorzio, il giudice deve valutare prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilire a quale di essi affidarli, determinando i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione dei figli. Prende, inoltre, atto degli accordi intervenuti tra i genitori − se non contrari all’interesse dei figli − e adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole.
Coorte di matrimoni Si definisce coorte di matrimoni l’insieme di matrimoni celebrati nello stesso anno.
Divorzio. Si tratta dello scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio in caso, rispettivamente, di matrimonio celebrato con rito civile o di matrimonio celebrato con rito religioso. Il divorzio è stato introdotto in Italia dalla Legge n. 898 del 1 dicembre 1970; la Legge n. 74 del 6 marzo 1987 ha ridotto da cinque a tre gli anni di separazione necessari per la pronuncia della sentenza di divorzio.
Durata media del matrimonio. È la differenza, in anni compiuti, tra la data di iscrizione a ruolo del procedimento di separazione (o la data del provvedimento di divorzio) e la data del matrimonio.
Quozienti di separazione (o divorzio) specifici per titolo di studio dei coniugi. Sono calcolati come rapporto tra il numero di separati/e (o divorziati/e) per titolo di studio al momento della separazione (o del divorzio) e la corrispondente popolazione per titolo di studio e sesso. Sono stati presi in considerazione i separati/divorziati e le popolazioni di età 15-64 anni. Questi quozienti misurano la propensione a interrompere l’unione coniugale a seconda del livello di istruzione.
Separazione consensuale. Si basa su di un accordo fra i coniugi con il quale vengono stabilite le modalità di affidamento dei figli, gli eventuali assegni familiari, la divisione dei beni. Per avere validità giuridica deve essere ratificata dal giudice.
Separazione giudiziale. È un vero e proprio procedimento contenzioso su istanza di uno dei due coniugi, successiva istruttoria e pronunciamento di una sentenza di separazione.
Tassi di separazione (o divorzio) specifici per durata del matrimonio. Sono calcolati come rapporto tra il numero di separazioni o di divorzi registrati in un anno di calendario t in corrispondenza di ciascuna durata x del matrimonio e il numero di matrimoni celebrati t-x anni prima (ovvero la coorte dei matrimoni del tempo t-x). Misurano la quota di matrimoni celebrati nell’anno t-x che finiscono in separazione o divorzio dopo una durata di (t-x) anni.
Tasso di separazione (o divorzio) totale. È l’indicatore ottenuto dalla somma, rispetto alle durate di matrimonio, dei tassi di separazione o di divorzio specifici descritti alla voce precedente. La somma esprime la quota di matrimoni che finiscono con una separazione o un divorzio in un anno di calendario t. È anche definibile come numero medio di separazioni o divorzi per 1.000 matrimoni.
[1] La separazione legale (giudiziale o consensuale) ormai è il motivo principale di richiesta del divorzio (oltre il 99 dei divorzi concessi nel 2012 è stato preceduto da una separazione legale), salvo gli altri casi previsti dall’art. 3 della legge 898/1970, quali: condanna penale o assoluzione per vizio totale di mente per specifici delitti, rettificazione di attribuzione del sesso, matrimonio non consumato, ecc.
[2] Istat, Separazioni e divorzi in Italia. Anno 2010, Statistica Report, 12 luglio 2012.
[3] Istat, Evoluzione e nuove tendenze dell’instabilità coniugale, Argomenti, No. 34, 2008.
[4] Si intendono le coppie di coniugi formate da un cittadino italiano per nascita e un cittadino straniero o italiano per acquisizione.
[5]Il calo dei matrimoni di coppie miste registrato dal 2009 è soprattutto da ricondurre all’introduzione dell’art. 1 comma 15 della legge n. 94/2009. Tale normativa imponeva allo straniero che voleva contrarre matrimonio in Italia l’obbligo di esibire, oltre al tradizionale nulla osta (o certificato di capacità matrimoniale), anche “un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano”. L’impossibilità di poter attestare tale regolarità influenzava le decisioni dei nubendi, inducendoli a rinunciare alla celebrazione del matrimonio in Italia e eventualmente facendoli optare per sposarsi all’estero. Cfr. Istat, Il matrimonio in Italia. Anno 2009 e dati provvisori 2010, Statistiche in breve, 18 maggio 2011 (www.istat.it). Successivamente, con la sentenza 245/2011, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 116, comma 1 del Codice civile, come modificato dall’articolo 1, comma 15 della legge 94/2009, limitatamente alle parole «nonché un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano».
[6] Occorre evidenziare che la rilevazione delle separazioni e dei divorzi effettuata dall’Istat considera solo i procedimenti conclusi in Italia. I procedimenti conclusi all’estero “sfuggono” alla rilevazione, questo fenomeno può essere verosimilmente più frequente nel caso di coppie miste.
[7] Il livello di istruzione basso considera i coniugi privi di titolo di studio o che possiedono la licenza elementare o la licenza di scuola media inferiore, quello medio i coniugi con il diploma di scuola media superiore e quello alto i coniugi che hanno conseguito un titolo universitario.
nIl 73,3% delle separazioni e il 66,2% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio. L’89,9% delle separazioni di coppie con figli ha previsto l’affido condiviso, modalità ampiamente prevalente dopo l’introduzione della Legge 54/2006.
nNel 20,3% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98,4% dei casi corrisposto dal marito). Tale quota è più alta al Sud e nelle Isole (rispettivamente 25% e 24%).
nNel 58,2% delle separazioni la casa è assegnata alla moglie, nel 20,4% al marito mentre nel 18,4% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale.
PROSPETTO 1. PRINCIPALI CARATTERISTICHE DI SEPARAZIONI E DIVORZI. Anni 2008-2012, valori assoluti, percentuali e per 1.000
2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
Separazioni (valori assoluti) | 84.165 | 85.945 | 88.191 | 88.797 | 88.288 |
Variazione rispetto all’anno precedente (%) | 3,4 | 2,1 | 2,6 | 0,7 | -0,6 |
Divorzi (valori assoluti) | 54.351 | 54.456 | 54.160 | 53.806 | 51.319 |
Variazione rispetto all’anno precedente (%) | 7,3 | 0,2 | -0,6 | -0,7 | -4,6 |
Separazioni totali per 1.000 matrimoni | 286,2 | 296,9 | 307,1 | 310,7 | 310,6 |
Divorzi totali per 1.000 matrimoni | 178,8 | 180,8 | 181,7 | 181,9 | 173,5 |
Separazioni consensuali (per 100 separazioni) | 86,3 | 85,6 | 85,5 | 84,8 | 85,4 |
Divorzi consensuali (per 100 divorzi) | 77,3 | 77,1 | 72,4 | 69,4 | 77,4 |
Separazioni con affidamento condiviso (per 100 separazioni con affidamento di figli minori) | 78,8 | 86,2 | 89,8 | 90,3 | 89,9 |
Divorzi con affidamento condiviso (per 100 divorzi con affidamento di figli minori) | 62,1 | 68,5 | 73,8 | 75,6 | 75,1 |
|
Si arresta la crescita dell’instabilità coniugale
Nel 2012 le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319. In un contesto in cui i matrimoni diminuiscono[1], rispetto al 1995 le separazioni sono aumentate del 68,8% e i divorzi sono quasi raddoppiati. Questo trend di crescita sembra tuttavia registrare una battuta d’arresto negli anni recenti. Nel 2012, infatti, per la prima volta le separazioni diminuiscono (-0,6%) mentre i divorzi già da qualche anno stanno registrando un calo (-5,8% in tre anni) (Figura 1).
In aggiunta a questa tendenza di fondo, negli ultimi anni si sta intensificando il ricorso da parte dei cittadini italiani allo scioglimento della propria unione coniugale in altri paesi dell’Unione europea, riducendo così i tempi (e generalmente anche i costi) per l’ottenimento del divorzio e senza necessità di “passare” per la separazione[2].
Nel nostro Paese, per i divorzi concessi nel 2012 l’intervallo di tempo intercorso tra la separazione legale e la successiva domanda di divorzio[3] è stato pari o inferiore a cinque anni nel 62,3% dei casi. In altri paesi europei, invece, la tempistica è molto più rapida: includendo l’intero iter amministrativo e burocratico, la sentenza di divorzio si ottiene in circa sei o sette mesi. Uno di questi paesi è la Spagna, dove i divorzi che hanno riguardato cittadini italiani sono stati quasi 500 nel 2012 e circa 2.000 nell’ultimo quinquennio[4].
Per ottenere una misura efficace della propensione alla rottura dell’unione coniugale occorre rapportare le separazioni o i divorzi registrati in un anno di calendario all’ammontare iniziale dei matrimoni della coorte di riferimento (anno in cui si sono celebrate le nozze)[5]. A partire dalla metà degli anni ‘90 questi indicatori fanno registrare una progressiva crescita della propensione a interrompere una unione coniugale: nel 1995 si verificavano in media circa 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1.000 matrimoni, nel 2012 le separazioni sono 311 ed i divorzi 174 (Figura 2). Tuttavia, anche in questo caso si nota un arresto nella crescita della propensione a separarsi e un’inversione di tendenza in quella a divorziare rispetto al 2011.
FIGURA 2. NUMERO MEDIO DI SEPARAZIONI E DI DIVORZI PER 1.000 MATRIMONI
Anni 1995-2012, tassi di separazione e divorzio totale
[1] Istat, Il matrimonio in Italia. Anno 2012, Statistiche report, 13 novembre 2013 (www.istat.it).
[2]La normativa comunitaria in materia è il Regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio del 27 novembre 2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che abroga il regolamento (CE) n. 1347/2000. Operativa in tutto il territorio UE, consente a tutti i cittadini UE di rivolgersi a qualunque Tribunale dell’Unione e ottenere una sentenza valida in tutto il territorio UE. Al termine del processo la sentenza emessa dal Tribunale estero viene automaticamente riconosciuta in Italia senza dover ricorrere ad alcun procedimento (art. 33 Reg.44/2001).
[3] Si ricorda che è possibile richiedere il divorzio solo dopo tre anni dalla separazione legale. Tuttavia, la Camera dei Deputati ha approvato il 29 maggio 2014, a larghissima maggioranza, la proposta di legge sul divorzio breve che riduce i tempi dello scioglimento del matrimonio a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le consensuali. Il “divorzio breve” sarà operativo anche per i procedimenti in corso.
[4] Fonte dati: elaborazione dell’Istituto Nazionale di Statistica Spagnolo (INE).
[5] Le separazioni o i divorzi registrati in un anno di calendario t in corrispondenza di ciascuna durata x del matrimonio provengono dalle coorti di matrimoni celebrati t-x anni prima. Cfr. Glossario (Coorte di matrimoni; Tasso di separazione e divorzio specifico; Tasso di separazione e divorzio totale)