Quando una donna viene uccisa perché non indossa correttamente il velo, quando si nega il diritto alla vita del bimbo nel grembo perché la mamma è indigente o perché non è perfetto, quando si plaude all’accompagnamento di una persona malata al suicidio, come una “luminosa” conquista della modernità, quando si investono capitali enormi negli armamenti e si nega di fatto (e in alcuni Paesi, anche di diritto) l’accesso a cure gratuite per poveri e indigenti, quando al giusto dolore per le vittime del Covid (circa 4 milioni di morti nel mondo, nel biennio pandemico) non corrisponde un altrettanto giusto dolore per i 72 milioni di bimbi cui è stato negato di nascere nel 2021, vuol dire che il senso dell’umano che abita in ciascuno di noi è gravemente malato e, di conseguenza, tutto ciò che è “anti-umano” non solo diventa possibile, ma addirittura diventa “diritto”. Se questo è lo statuto del “nuovo umanesimo” e del “nuovo ordine mondiale”, il male e l’ingiustizia non avranno limiti e l’aggressione agli innocenti – popoli, nazioni, etnie, singoli cittadini, uomini e donne – diventeranno “ordinaria amministrazione”, giustificata dall’ideologia del potente di turno.
Comunque sia – rifuggendo da irenistiche dichiarazioni di vuoto ottimismo di facciata – pur rimanendo con i piedi saldamente ancorati alla terra, dobbiamo puntare gli occhi dritti al Cielo: anche quest’anno la cometa ci indicherà la via della speranza. Il Natale non è la festa delle renne, di Babbo Natale e dei fiocchi di neve. E’ la memoria dell’unico, vero fatto storico che ha cambiato il corso della storia: anche chi non crede che quel bimbo di Betlemme è Dio fatto uomo, non può non riconoscere che in quella grotta è nato il più grande “rivoluzionario” dell’umanità, il cui messaggio sulla dignità assoluta di ogni uomo – dall’imperatore all’ultimo schiavo – ha fondato la giustizia, la libertà e la pace. Come scrisse Walter Schubart, avvocato e filosofo del Novecento, studioso di Dostoevskij e Nietzsche: “La fede non è un dovere, è una grazia; non avere fede non è una colpa, è una disgrazia”. Questa “grazia” ci faccia guardare al Natale e al Nuovo Anno con gli occhi della Speranza.