Avendo perso ogni speranza di trovarle nella cronaca giudiziaria, le uniche tracce di diversità tra destra e sinistra si riscontrano ormai nel trattamento da riservare ai cinghiali. La sinistra è assestata su posizioni marxiste-cinghialiste e ritiene che il deambulare di ungulati per i mercatini del centro non si argini abbattendo gli innocenti animali, ma le cause profonde del loro e nostro malessere. Il problema, come si dice da quelle parti, è «a monte», dove peraltro non si trova più un cinghiale, dato che sono scesi tutti a valle. La destra di governo, invece, è cinghialofoba, e ha appena approvato una legge che consente di abbattere i cinghiali ovunque si appalesino. Però, e qui la differenza tra destra e sinistra torna a stemperarsi, si tratta della solita legge all’italiana, che contiene al suo interno l’antidoto per renderla inutile. Il cacciatore volontario dovrà essere autorizzato dalla Regione e sottoporsi a un corso di formazione, si suppone tenuto da Davy Crockett e Buffalo Bill, per imparare a riconoscere la differenza tra un cinghiale e un fagiano, ma soprattutto tra un cinghiale e l’automobilista che ti ha appena tagliato la strada. Per mangiarlo (il cinghiale, non l’automobilista) servirà un’ulteriore autorizzazione, che con i tempi della nostra burocrazia arriverà come minimo dopo che i cinghiali avranno conquistato la maggioranza in Parlamento o addirittura dopo le primarie del Pd.