Unire le forze politiche di partiti e movimenti che siedono in Consiglio comunale per iniziare a fare una opposizione “coordinata” nei confronti di una maggioranza a guida Fratelli d’Italia che da 20 anni “disamministra” Terracina, riteniamo sia una questione necessaria se si vogliono introdurre elementi per costruire una nuova coscienza civica in una cittadinanza, che sembra anestetizzata e in balia da qualche decennio di “parolai” e “imbonitori” in stile fiera di San Cesareo.
Dalla nota stampa firmata dai consiglieri di minoranza Subiaco, Alessandro di Tommaso, Pierpaolo Chiumera, Fabrizio di Sauro, Barbara Cerilli, Daniele Cervelloni, Giuseppe Masci, titolata: “Spazi culturali chiusi: Fratelli d’Italia deve assumersi la responsabilità del fallimento”, possiamo cogliere materia politica che induce a sperare, finalmente, in una inversione di tendenza.
Dallo scritto riteniamo interessante estrapolare e sottolineare un passaggio che poi è la summa di tutta la pseudo politica e amministrazione “simil padronale” vissuta dalla città almeno dall’ultimo decennio.
“Pensare che si possa riscrivere la storia fallimentare nella gestione dei beni culturali della città di questi anni, con l’inaugurazione finta del Teatro Romano o con l’annuncio elettorale altisonante di gloriosi affreschi restaurati all’interno dell’oratorio del piccolo tempio del santuario di Monte Sant’Angelo, con quello che raffigura San Silvano, ritenuto oggi la più antica immagine del santo, un’operazione di facciata utile solo a tirare la volata a qualcuno che ha costruito una carriera politica letteralmente sulle rovine (non solo archeologiche) della città, a partire dal dissesto (ma di chi si parla, di Nicola Procaccini?).
Una Amministrazione teleguidata, l’ennesima, pronta ad esaudire ogni suo volere e che sembra governare la città pro tempore, in attesa, che quel qualcuno, un giorno, decida di tornare, considerando Terracina un suo possedimento (ma di chi si parla, di Procaccini Nicola?).
Una città sospesa ed una classe dirigente che l’amministra oramai ininterrottamente da 20 anni che non ha nessuna capacità e nessuna reale volontà di voler cambiare davvero rotta, una rotta che sembra più devota alla gestione ottimizzata di pacchetti di voti senza volto che al rispetto delle esigenze e dei bisogni dei cittadini e delle imprese, soprattutto quelle culturali”.
In questo passaggio estrapolato, che potremmo definire di spicciola ma veritiera storia patria politica, i sottoscrittori del documento non riescono però a pronunciare il nome di chi porterebbe la responsabilità politica principale di quanto accaduto negli ultimi anni: direttamente e indirettamente allo stesso tempo, perché al vertice di due amministrazioni (mai portare a compimento) e fautore di quelle targate Tintari e Giannetti, quest’ultima in carica da un anno.
Sarebbe il caso che nella prossima nota i consiglieri di minoranza facessero uno sforzo e ci svelassero il nome e cognome del soggetto, che oggi risulta innominabile.
Questo per chiarezza massima nei confronti dei cittadini terracinesi tutti.
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