Siamo vicini al collasso, serve ormai un piano Marshall per la sanità del Lazio. Zingaretti non si faccia troppo distrarre dalla campagna per le primarie e torni a occuparsi della nostra regione. Il governatore già nel 2017 aveva dichiarato che saremmo usciti dal commissariamento il 31 dicembre 2018. E’ passato più di un mese e questo lieto evento non si è verificato. Eppure da tempo ci viene detto che va tutto bene, che i conti sono a posto. Evidentemente non è così. Nel Lazio, a Roma come nelle province, esiste una forbice ampia tra la percezione che la gente ha della sanità e la realtà dei fatti. Caro presidente Zingaretti, venga con noi un giorno a fare un giro negli ospedali, a Roma, a Latina, piuttosto che a Frosinone o Viterbo. Solo in questo modo forse si potrà rendere conto dello stato in cui versano i nostri nosocomi. Prenda atto che ad oggi i miglioramenti sbandierati non si sono visti. Non solo le cose non vanno bene, ma va tutto peggio. A partire dalla situazione, costantemente in emergenza dei Pronto soccorso che ogni anno, con un’accelerazione proprio in questo periodo in concomitanza con i picchi influenzali, mostra ulteriormente le proprie lacune. Criticità che se fossero state affrontate e risolte solleverebbero in primis i medici, gli infermieri, i tecnici e i pazienti da quel ‘girone infernale’ che i Pronto soccorso sono diventati. Lo ribadisco, non c’è una visione politica sanitaria del territorio. Manca la capacità, da parte di chi ha governato la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina generale e ospedali. E’ mancata la capacità di investire sulle priorità creando i presupposti per mettere a regime la nostra sanità, in modo da garantirle maggiore autonomia dopo la chiusura ‘annunciata’ del commissariamento. Per questo dico che serve un ‘piano Marshall’. Occorre una programmazione più attenta, che partendo dalle criticità che vanno dal sottodimensionamento delle dotazioni organiche, passando per le carenze strutturali arrivando sino alla insufficienza di posti letto e alla costante emergenza dei Pronto soccorso, possa dare nuova linfa ad un settore vitale per i cittadini. Basterebbe partire dai dati reali, ascoltando i territori, recependo le istanze dei professionisti che nei nostri ospedali lavorano, e colmando le carenze che si trascinano da anni. Solo in questo modo si potrà realizzare una sanità di eccellenza. Ci pare evidente che Zingaretti sia distratto dalla campagna per le primarie del Pd. Noi lo vogliamo riportare sul territorio e gli chiediamo di porre fine alla politica degli annunci, passando invece alla politica degli atti concreti. Da subito e senza indugi. Prima che si arrivi ad un punto di non ritorno per la nostra sanità. I problemi sono innanzitutto di natura strutturale legati all’inadeguatezza dei locali in grado di recepire il flusso di pazienti. Constatiamo che diversi reparti continuano ad essere costellati da file interminabili di barelle e letti di fortuna. Per non parlare dei tempi d’attesa per esami diagnostici e visite specialistiche sempre maggiori. Lo dico da tempo, i pazienti non sono numeri e il personale medico ed infermieristico, sono i veri eroi su cui regge la sanità della provincia di Latina e del Lazio. Al contrario spiace constatare come vi siano ritardi sempre maggiori nelle risposte, dell’Asl di Latina in particolare, alle richieste urgenti di un’utenza sempre più esasperata.
Giuseppe Simeone