La notizia del sequestro dell’impianto di compostaggio Sep di Mazzocchio, avvenuto nell’ottobre scorso, aveva occupato per alcuni giorni le pagine e le home page dei giornali cartacei e on-line locali. Praticamente inosservata, alcune settimane fa, era stata la decisione di far riaprire Sep, seppure sotto monitoraggio, dopo la rinuncia al Riesame da parte dei vertici aziendali. Quel monitoraggio non è andato a buon fine con la procura che, il 7 dicembre scorso, ha ordinato il nuovo fermo dell’impianto.
“Questo vuol dire che le nostre denunce non erano infondate – scrivono dal comitato Mazzocchio – e che i nostri malesseri erano veri. Non sono bastati alcuni lavori di manutenzione: quell’impianto ha continuato a puzzare come denunciato da noi ma anche dai residenti nel comune di Sonnino, rappresentati dal primo cittadino che ha scritto in procura lamentando il ritorno a una situazione che sembrava scongiurata dopo il sequestro”.
La speranza del comitato, ora, è che il processo su Sep segua il suo corso e che l’azienda rimanga chiusa. “Ribadiamo che noi non abbiamo preclusioni su Sep e siamo anche consci di come gli impianti di trattamento dei rifiuti siano necessari. Pretendiamo però che questi, come succede in altre parti del territorio, funzionino secondo legge, non inquinino e non rendano la vita impossibile a noi cittadini che per anni siamo stati costretti a barricarci in casa prima che qualcuno, in questo caso i carabinieri forestali, si rendessero conto che non stavamo dicendo il falso”.
L’auspicio è che ora anche la politica prenda delle precauzioni: “Siamo un comitato di cittadini, non facciamo politica. Volevamo aria più pulita e l’abbiamo ottenuta il resto non è di nostra competenza. Però una riflessione a livello istituzionale va fatta. Non ci sfugge infatti che nel giugno scorso la Regione abbia autorizzato in meno di 72 ore un aumento dei conferimenti in Sep, ignorando totalmente le nostre denunce che poi sono state avallate dai magistrati inquirenti. Qualcosa non ha funzionato in quelle stanze e sarebbe necessario che casi simili non si ripetano in futuro, a Pontinia come nel resto nel Lazio, dove auspichiamo non vengano più autorizzati impianti che non hanno le potenzialità per lavorare regolarmente. E’ in gioco la salute nostra e dei nostri figli e sulla vita delle persone non si scherza”.