Il Comitato di Mazzocchio esprime solidarietà ad Antonio Aumenta e a tutti i lavoratori che operano in questa azienda fiore all’occhiello del nostro territorio e conosciuta a livello nazionale.
Come denunciato dallo stesso Antonio Aumenta in un servizio del Tg5 (scaricabile a questo link: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/tg5/unazienda-agricola-costretta-a-pagare-per-rifiuti-che-non-produce_F310153701918C07?fbclid=IwAR3WXEpdlWMyQCfi3u-DtiXPSFwFEWv3MWEV61FS1FYxWT6XbxJjfWhQWPA) l’azienda dal 2013 è impegnata in una battaglia legale con la società Tre Esse Italia che si occupa della riscossione dei tributi legati allo smaltimento di rifiuti per il Comune di Priverno. Quasi otto anni di cause, dispendiosissime, che hanno visto l’azienda pontina più volte dimostrare di essere un’entità agricola e non commerciale e quindi non in grado di produrre rifiuti soliti urbani ma scarti verdi che vengono utilizzati per produrre compost e rifiuti speciali (come plastiche) che vengono regolarmente ritirati da aziende specializzate.
Una diatriba che costringe Aumenta e il suo staff a spese continue e a lavorare sotto una spada di Damocle del valore di 800 mila euro (a tanto ammonta il contenzioso), denaro che invece potrebbe essere investito per migliorare ancor di più questa eccellenza pontina.
“Non chiediamo altro se non di poter lavorare in pace e pagare quanto dovuto – spiega Antonio Aumenta – Basta venire a visitare l’azienda per capire che produciamo piante e fiori e non possiamo quindi produrre rifiuti solidi urbani come se fossimo un negozio, siamo altro. Lo abbiamo più volte dimostrato in tribunale ma non è bastato. Siamo costretti a prestare attenzione ai continui ricorsi presentati dall’azienda Tre Esse invece di concentrarci esclusivamente sul nostro lavoro già fortemente colpito dall’emergenza Coronavirus. Ci sentiamo accerchiati e così è difficile andare avanti e lavorare sereni”.
“Aumenta non è semplicemente un membro del nostro comitato – scrivono gli iscritti del comitato di Mazzocchio – è un imprenditore che stringendo i denti ha deciso di rimanere in provincia di Latina, di investire nel bellissimo borgo di Fossanova, di creare all’interno della propria azienda un parco tematico naturalistico ancora non aperto al pubblico a causa di lungaggini burocratiche insensate e assurde. Siamo in una Nazione dove chi sbaglia (vedi lo stabilimento di compostaggio Sep) dopo un sequestro riceve milioni di euro pubblici, mentre chi fa impresa investendo anche nel territorio che lo circonda viene vessato. Facciamo appello anche alle amministrazioni locali perché diano il loro contributo per risolvere questa annosa vicenda”.