Da ieri, sulla croce posta sulla cima più alta dei lepini pontini, c’è una targa che ricorda a tutti la frase testamento di Nardi: “Vorrei essere ricordato come un ragazzo che ha cercato di fare una cosa impossibile, incredibile e che però non si è arreso”. Poi il lascito al piccolo Mattia: “Se non dovessi tornare il messaggio che vorrei arrivasse a mio figlio è non fermarti, non arrenderti, datti da fare, perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano si che la pace sia una realtà..”.
Tredici chilometri di salita, una sfida personale per molti, proprio nello spirito dell’alpinista di Sezze, come ha ricordato in vetta Claudio Nardi, il fratello di Daniele che ha parlato a nome della famiglia, ringraziando il consiglio comunale di Bassiano e la comunità dei Monti Lepini che con i Comuni di Sezze e Carpineto Romano lavorano per l’intitolazione della cima, del rifugio e del sentiero.
C’era anche Alex Txikon, l’alpinista basco che ha condotto le operazioni di soccorso e poi di ricerca dei corpi sul Nanga Parbat dove sono scomparsi Daniele e Tom Ballard, rinunciando, alla fine, alla sua spedizione sul K2. Alex ha abbracciato uno ad uno, Daniela e il piccolo Mattia, la mamma, il papà, il fratello di Daniele Nardi: “Daniele era un ragazzo speciale – ha sussurrato prima di andare via – sono fiero di aver scalato con lui”, ha detto aggiungendo in un post: “Una vez más… me doy cuenta que lo más importante en la vida es lo que dejamos tras nosotros/as, y allí por donde pasamos”. (Ancora una volta … mi rendo conto che la cosa più importante nella vita è ciò che ci lasciamo alle spalle, e ovunque andiamo). (Fonte Luna Notizie R.Sottoriva )