E’ ricorso l’81° anniversario del primo bombardamento alleato su Cori durante la seconda guerra mondiale. Ne seguirono altri due, il 6 febbraio e il 12 aprile 1944. Come ricostruito dall’Archivio Storico Comunale, sul finire del conflitto, mentre sulla macchia i partigiani, giovani e adulti, combattevano contro tedeschi e repubblichini, in paese si udivano i continui cannoneggiamenti dal mare.
Nonostante la paura, la maggior parte dei coresi, donne, bambini e anziani, era rimasta nelle proprie abitazioni, nella convinzione che la città non sarebbe stata attaccata, vista la scarsa importanza strategica, e che tutto si sarebbe risolto in poco tempo con l’arrivo degli Alleati. Ma il 27 gennaio 1944, cinque giorni dopo lo sbarco a Nettuno, gli americani cominciarono a lanciare dal mare le prime granate shrapnel, forse per sollecitare la popolazione a mettersi in salvo. Era una domenica mattina, quando intorno alle 9:30 di quel 30 gennaio 1944, ci fu un raid sul centro abitato: per terra e sotto le macerie i caduti, giorni dopo recuperati dai volontari, mentre una folla di feriti e sopravvissuti scappava in cerca di salvezza verso le alture circostanti.
Si trattò non solo del primo, ma anche del più cruento dei bombardamenti che si abbatterono su Cori e che gli addetti ai lavori definiscono “strategici”, in cui cioè si prevede di sganciare grandi quantità di ordigni su parti del territorio nemico molto dietro la linea del fronte per minarne il morale oltre che il sistema produttivo o le infrastrutture, spesso rivolto contro le popolazioni civili. Bombardamenti di cui Cori porta ancora le ferite a vista nel tessuto urbano cittadino.
“Il 30 gennaio 1944 – dice il sindaco Mauro De Lillis – i coresi vivevano quelli che per loro sarebbero stati i momenti più drammatici della seconda guerra mondiale, quelli che avrebbero segnato le loro esistenze. A distanza di 81 anni da quei giorni drammatici è sempre più attuale l’esigenza di diffondere tra le nuove generazioni un messaggio di pace, di rinascita e di democrazia, soprattutto visti gli scenari dei conflitti che affliggono oggi il mondo”.
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