Abbiamo seguito negli ultimi mesi con crescente preoccupazione le tribolate vicende legate all’azienda speciale Abc. In particolare ed è notizia di queste ore il fatto che il consiglio comunale di Latina sarà chiamato nei prossimi giorni ad approvare, su pressante sollecitazione dei revisori contabili, un bilancio con perdite di esercizio nei primi mesi di attività per oltre 125.000 €. Una cifra ben diversa è ben più alta rispetto a quella inserita e prevista in un primo momento dal consiglio d’amministrazione.
A tal proposito preoccupa non poco il richiamo degli stessi revisori al Cda in cui viene ricordato come: “l’organo amministrativo è responsabile per la redazione del bilancio d’esercizio che fornisca una rappresentazione veritiera e corretta in conformità alle norme italiane che ne disciplinano i criteri di redazione e, nei termini previsti dalla legge, per quella parte del controllo interno dagli stessi ritenuta necessaria per consentire la redazione di un bilancio che non contenga errori significativi dovuti a frodi o a comportamenti o eventi non intenzionali”.
Vanno dunque lette anche quest’ottica la probabile partenza del Direttore Generale di Abc, Bernardini e le dimissioni protocollate a far data dal 1 agosto del dirigente del comune, settore ambiente, Cappucci.
Non a caso sembrerebbe che, Il contratto che lega Abc e comune sia talmente generico che non esisterebbero nero su bianco criteri oggettivi e dettagliati, come invece esistevano per Latina Ambiente, in base ai quali valutare, da parte del Comune, se ogni mese i servizi resi da Abc siano qualitativamente e quantitativamente sufficienti per la liquidazione del canone.
Infatti ogni mese ci si ritroverebbe in grandi difficoltà per firmare il nullaosta del dirigente che deve autorizzare la liquidazione del canone. Da qui gli attriti con l’amministrazione che invece preme per liquidare il canone e non avere problemi con Abc.
Mentre, per quanto riguarda il direttore generale di Abc probabilmente si è reso conto di trovarsi stretto tra un cda altamente non in grado di far funzionare una azienda del genere, e un dirigente del comune che pretende giustamente di firmare documenti per i quali poi non debba rispondere in prima persona.
A questo punto potremmo anche capire la sua volontà di andare a ricoprire un incarico molto meno prestigioso a Marino ma molto più tranquillo, anche se economicamente meno vantaggioso.
Tutto ciò non può e non deve lasciare tranquilli i cittadini di Latina, visto che in comune in pochi mesi di attività è già chiamato a ripianare un importante passivo della sua Azienda Speciale, voluta a tutti i costi dal sindaco Coletta.
Su Abc vorremmo ricordare che pende anche una dettagliata interrogazione parlamentare dell’allora vicepresidente del Senato a cui ad oggi nessuno ha dato risposta salvo gli insulti gratuiti ricevuti dal primo cittadino.
Anche e sopratutto alla luce di ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti ci permettiamo di far notare a Coletta che in quel caso, invece di perdere le staffe e insultare gratuitamente un alta carica dello Stato alla faccia del bon ton istituzionale, avrebbe dovuto rispondere nel merito sul perché di un incarico professionale costato ai cittadini ben 39mila euro, spesi per progettare la “realizzazione e gestione di una società in house per l’igiene ambientale”, il cui Statuto risulta essere una copia esatta dello Statuto dell’omonima società di Napoli ABC, gestore dell’acqua pubblica, fra l’altro in profonda crisi economica e che a quanto risulta non deposita bilanci dal 2014.
E ancora sul perché, invece di seguire quanto indicato dall’Anac – ossia di procedere una volta rimosse le criticità evidenziate ad affidare il servizio rifiuti con una gara europea ad evidenza pubblica -, si siano inoltrati nel percorso poco trasparente e opaco che ha portato alla nascita di Abc e alle nomine che vedono, scelto in prima persona dal sindaco stesso con una procedura tutta da chiarire, Demetrio De Stefano presidente del Cda. Lo stesso De Stefano, che durante il suo mandato da direttore Generale di Lazio Ambiente ricopriva il ruolo di dirigente della Ambi.En.Te. Spa di Ciampino, società concorrente della prima, tanto da essere oggetto di un’interrogazione al Consiglio Regionale che ne sottolineava l’incompatibilità. Lo stesso che da legale rappresentante sempre dell’Ambi.En.Te Spa, nel tentativo di aggiudicarsi una gara da 48 milioni di euro, dava vita ad una Associazione Temporanea d’Imprese insieme alla Cooperativa “29 Giugno”, nota alle cronache per quello che i media hanno definito il processo di Mafia Capitale. Lo stesso che risulta coinvolto, quale membro del CdA di A.M.A Senegal (interrogazione parlamentare 4-03082) nel processo conclusosi solo grazie alla prescrizione dei termini processuali.
Coletta poi avrebbe dovuto far luce anche sulla vicenda degli atti firmati da un dirigente dichiarato decaduto dal decreto del Presidente della Repubblica e successivamente controfirmati da un dirigente che risultava in ferie proprio in quei giorni.
Sul perché tra i documenti messi a disposizione dei consiglieri comunali non figurasse il parere obbligatorio del Collegio dei Revisori che si è espresso solo sulla variazione di bilancio di 400mila euro, rinviando il parere definitivo alla produzione, da parte del Comune, di ulteriore documentazione: fatto che non è mai avvenuto.
Infine il nostro sindaco Coletta avrebbe dovuto dire qualcosa anche sul parere rilasciato dalla società di Revisione PKF che non assume alcuna responsabilità circa la veridicità e correttezza delle ipotesi e dei dati forniti dal Comune.
Interrogativi inquietanti, contenuti nell’interrogazione parlamentare su Abc, su cui ci auguriamo venga fatta presto luce a tutela degli interessi del Comune e dei cittadini di Latina.