Premessa: le conferenze stampa si tengono con i protagonisti e i giornalisti. Non sono prove muscolari di tifosi, non sono convegni. Per essere capitale bisognerebbe conoscere anche le regole. I protagonisti dicono la loro, i giornalisti cercano di capire meglio ponendo domande.
La sala del Comune era piena, anzi strapiena. La parola cultura, che ho scoperto si scrive con l’A maiuscola, non si finisce mai di imparare, attira come gli orsi al miele. Poi… Non ho capito molto tra entusiasmi manifesti, parole in inglese e cose secretate. Pensavo di andare a una conferenza stampa, mi sono trovato ad un incontro del Mossad con tanto di genoma umano e tanti segreti industriali.
Ho capito che Latina è stata l’ultima città, poi solo aree di edilizia convenzionata. Siamo come gli orsetti panda dell’urbanistica, siamo l’ultimo dei moicani urbani.
Ma perché siamo candidati a capitale italiana della cultura? Perché in piazza Bra a Verona davanti all’Arena, nobili architetti hanno detto perché no, poi l’entusiasmo li ha travolti.
Immagino la mia Verona (sono mezzo cispadano), l’arena e mi sarei fermato li. Sinceramente quando ci sono stato ho pensato a mia nonna Gilda Pagin, alla bellezza che avevo intorno così bastevole da non venirmi in testa Piscinara nel suo fulgore.
Che altro vuoi dire, che altro c’è da dire.
Salvatore La Penna, consigliere regionale del PD, setino come me (pure cugino), commenta “Lidano non è contrario è dialetticamente favorevole di diverso avviso”. Ma noi siamo cresciti nel paese dei gesuiti.
Sta di fatto che era l’unico consigliere regionale presente e i sindaci presenti erano di persona solo Eligio Tombolillo di Pontinia e di sinistra, la civica Giovannoli di Sermoneta. Per delega: la Innamorato della giunta a guida socialista di Mantini di Cisterna, l’assessore Quattrociocche di Priverno, anche lei del PD.
E la destra? E la filiera di governo? C’era l’ eurodeputato Matteo Adinolfi.
Berta filava, forse la filiera si intende la filatura. Aprilia, e Terracina, Sabaudia… dove erano? Bah.
Verona è bellissima, gli architetti veneti ci elogiano e si sentono già di Latina. Un amore rapidissimo di due mesi, un colpo di fulmine.
Massimo Rosolini mi cita ricordando il suo disaccordo con me che ho, dialetticamente ospitato su queste colonne, per quell’amore di libertà che in fondo condividiamo nella cultura socialista che ci accomuna. Ma se trovi due socialisti avrai tre correnti.
Pero tra tutto questo passato non ho capito il domani, non ho capito cosa vogliamo dire agli italiani, al mondo. Dice qui siete accoglienti… Non conosco bene a cosa si riferiscono visto che ancora consideriamo i borghi diversi, i coloni meno, i Lepini figli del passato prima dell’uomo nuovo e sull’esclusione ci abbiamo fatto un dipinto di Cambellotti nella sala consiliare della provincia (l’avranno visto i veneti? Intendo gli architetti cispadani).
Sono nato qui, sono cresciuto qui e questa disponibilità non l’ho vista. Antonio Pennacchi, citato più volte, usava “sezzese” come segno di diversità ed esaltava le tragedie del ‘900, il fascismo e il comunismo di Stalin e noi siamo l’Italia delle libertà liberali.
Ho capito che ci sono segreti in questo progetto, che ci sarà un effetto wow. Che ci sono scrigni, un santo Graal. Io di misteri ho difficoltà a capire quello dell’eucarestia, non voglio imbarcarmi nel sapere il vostro (che sinceramente mi pare minore)
Il resto non so dirvi, ho visto entusiasmo tipo “vincere e vinceremo”. Ma domani? Cosa diciamo agli italiani di oggi? Diciamo che assomigliano al genoma umano, gli altri no? Cosa diciamo al mondo. Ho sentito anche storie di bontà, ma la bontà come la cattiveria non sono esclusiva di nessuno.
Penso a mio nonno che dopo una guerra vinta voleva vivere la vita, gli organizzarono una guerra persa ed è rimasto sotto una bomba a Piazza del Quadrato, poi penso alla bellezza del lago di Fogliano, al mare, a Ninfa, alla sfida per salvare la duna quaternaria, alle acque solfuree, a recuperare il paesaggio unico di un mondo dove dobbiamo non pensare a come abbiamo fatto retorici edifici ma a come faremo futuri boschi.
Ma ‘sta roba? Ah, nel dossier non segreto di Gaeta candidata a capitale italiana della cultura, si parla del mare, di clima. E l’ho capito.
Poi sarebbe stato bello che nel dossier di Latina tra i segreti ci fosse Santa Romana Chiesa, magari con la citazione delle abazie, di San Tommaso, della chiesa sull’Appia di Tor Tre Ponti o il riconoscimento delle mille lingue che si parlano in questo piano dove saluti in veneto, ti rispondono in friulano e amano in siciliano e incontri chi ti riconosce ed è di Bassiano. Sarebbe accogliente, ma qui ora parlano romano come a Spinaceto.
Ha ragione mio cugino Salvatore “resto favorevole dialetticamente di diverso avviso”.
Lidano Grassucci
da Fatto a Latina
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