L’abbandono del settore ambiente da parte del dirigente Cappucci, punta di diamante di LBC è fatto politicamente grave e dal punto di vista amministrativo, preoccupante.
Cosa c’è che non va nel settore ambiente? Evidentemente qualcosa di grosso.
Di insormontabile.
Di insanabile.
Il dirigente è giovane, pieno di energie, motivato come pochi soprattutto dal punto di vista ideale, visto che proviene dal “seno di LBC”.
Pronto a dare tutto se stesso: tempo, forze, competenze, molte delle quali non attinenti al contesto amministrativo, ma per questo aveva investito un surplus di tempo per colmare le lacune. È del 25 Aprile la sua firma su un atto amministrativo che lui stesso ha dichiarato in commissione essere stato firmato e protocollato proprio nel giorno di festa, che lui aveva destinato invece al lavoro per la città.
Nell’esercizio del suo potere, il dirigente è vincolato dalle legge:
se un dirigente non vuole firmare e avallare un indirizzo politico, significa che quella disposizione non si può concretizzare.
Per questo motivo i dirigenti sono reclutati con concorso pubblico: la gestione va tenuta rigorosamente separata dall’indirizzo politico.
Proprio in virtù di questa autonomia un dirigente può “imporsi” alla politica se la politica vuole fare cose che non le sono consentite dalle leggi.
Poi ci sono gli art.110, ovvero dirigenti a tutti gli effetti ma “scelti” dal sindaco con incarico a termine: Doria era uno di questi. Cappucci, Ferraro, Cappiello e Lanzillotta sono gli altri così reclutati.
Chi fa il dirigente viene reclutato con un concorso pubblico perché non deve essere una “emanazione della politica”, altrimenti non farebbe il proprio dovere di tutelare l’Ente.
Se però viene caricato di responsabilità eccessive che mettono a rischio l’aderenza agli ordinamenti, ecco che, anche l’appartenenza ideale, l’amicizia, l’appartenenza a un gruppo diventano secondarie per chi svolge con coscienza un lavoro difficile come quello di dirigere il settore ambiente del Comune di Latina.
Le dimissioni diventano l’attestazione di una incompatibilità tra ordinamento (cosa dice la legge) e volontà politica.
Il settore ambiente, quello su cui l’amministrazione Coletta si gioca tutto, è quello più accidentato, più bistrattato, con meno risorse umane, quello che avrebbe dovuto sostenere il carico dell’ABC che non ottiene parere favorevole neanche dei suoi revisori dei conti; settore ambiente che deve emettere pareri su impianti, gestire discariche e bonifiche, tutelare un bene in pericolo come l’ambiente, le acque, l’aria.
E che sia proprio Sergio Cappucci a mollare, a me preoccupa.