venerdì 22 Novembre 2024,

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Latina. Falsi permessi a stranieri, a capo della banda un avvocato

scritto da Redazione
Latina. Falsi permessi a stranieri, a capo della banda un avvocato

Undici ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del tribunale di Roma nei confronti di altrettanti esponenti di un’organizzazione dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso documentale. Gli stranieri, soprattutto indiani, entravano in Italia o attraverso finte assunzioni di lavoro o mediante falsi ricongiungimenti familiari. Nel primo caso pagavano dai 6mila ai 7mila euro, nel secondo circa mille euro. Tra i destinatari delle ordinanze figurano un avvocato di Latina, Alessandro Verrico, 37 anni, ora in carcere, considerato il vertice e la mente del gruppo, e un poliziotto, Giuseppe Cappelletti, finito ai domiciliari, impiegato all’ufficio denunce della Questura e già sospeso dal servizio nel 2012 per fatti analoghi  Insieme a loro sono finiti agli arresti imprenditori agricoli, una ragioniera del capoluogo pontino, un impiegato del Sui, lo sportello unico per l’immigrazione e due intermediari di nazionalità indiana. Uno degli undici destinatari dei provvedimenti risulta ancora irreperibile, altre nove persone sono invece indagate.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Latina e poi passata alla Dda di Roma, è scattata nel 2012 dalla denuncia sporta in Questura da un’impiegata del Sui che aveva segnalato un nulla osta falso rilasciato a un cittadino indiano. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi consentito di accertare l’esistenza di un vasto e organizzato gruppo che aveva la sua base operativa nello studio legale dell’avvocato pontino, che si serviva della collaborazione di datori di lavoro compiacenti, in gran parte imprenditori agricoli i quali dichiaravano falsamente di voler assumere manodopera straniera e compilavano i relativi documenti e le buste paga, ricevendo in cambio circa 3mila euro per ogni pratica andata a buon fine. Una ragioniera si occupava invece della falsificazione di documenti necessari al rilascio del nulla osta in caso di ricongiungimenti familiari, tutti fittizi, dietro corrispettivo di circa 200 euro a pratica. Due dipendenti del Sui, uno arrestato l’altro indagato, avevano poi il compito di agevolare l’iter burocratico del nulla osta, mentre i due indiani arrestati erano addetti al reclutamento di stranieri nel proprio Paese di origine. Il poliziotto infine, collaborando con un’agenzia di servizi per extracomunitari, forniva al gruppo informazioni e consulenza.

1 Commento

  • Mi ricorda qualcuno. A proposito ebbi una causa contro INPS e c’era un giudice del lavoro, che diede ragione all’INPS e mi condanno a pagare euro 1.650 più iva e accessori. Ma fatto incredibile, il giudice motivo la sentenza con una norma abrogata non più vigente da secoli, una beffa nella beffa.
    Ci penso, si il giudice si chiamava Alessandro Verrico, il giudice che applicava norme abrogate nelle sentenze.
    Ma non so di dove sia il giudice Alessandro Verrico.

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